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Il nuovo mondo

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Il nuovo mondo
di Giuseppe Carbone

visita su Google street view  

 

Con il tempo i morti smisero di camminare sulla terra e cacciare ogni essere vivente, la peste che aveva decimato l’umanità come misteriosamente era apparsa altrettanto misteriosamente sparì del tutto. I sopravvissuti smisero di fare la guerra fra loro per le scorte sempre più esigue e iniziarono un altro percorso verso la civiltà, impararono nuovamente  a coltivare la terra ad  allevare qualche animale, anch’esso sopravvissuto alla caccia di uomini e morti,  solo in casi molto rari ci fu conflitto per la spartizione delle vaste aree senza un padrone da tempo immemorabile, sorsero nuovi villaggi, in pochi provarono a stabilirsi nelle città ormai spoglie di ogni bene e dagli edifici fatiscenti e pericolanti, fu data la caccia ai predoni e anch’essi sparirono o decisero di integrarsi  nelle nuove comunità.

Era iniziata una nuova era dove tutto era da riscoprire e sperimentare, ogni comunità sfruttava le conoscenze dei singoli e impegnava i più giovani nello studio, bisognava reinventare la mobilità per le grandi distanze, il baratto come ieri era indispensabile alla sopravvivenza, era realmente un nuovo mondo senza più conflitti e interessi sopra le parti.

Quando sembrava che l’umanità avesse  una nuova opportunità, il morbo iniziò a tessere come un ragno una nuova  tela si intrufolò nella nuova vita quotidiana, aspettando il momento per scatenare una nuova e definitiva apocalisse.

Per Saverio oggi è il primo giorno del suo nuovo incarico, dal magazzino ha caricato, fagioli e bietole da scambiare con il villaggio del fiume, in cambio di pesce e granchi, si è allenato tanto con i pedali del suo carrettino per valli e salite da mozzare il fiato al migliore dei ciclisti, parte felice salutando e agitando la mano a ogni incontro, con il nuovo lavoro potrà finalmente chiedere la mano di Marina. Giù per le ripide discese, le curve strette e le buche sempre più ampie. Diverse ore dopo il villaggio fa bella mostra di se, respira a pieni polmoni la brezza del mare, vuole fare presto e ritornare in serata, stasera si festeggia il sesto anno della fondazione del villaggio, stasera ogni cuore è ben disposto e lui spera di avere un si dal padre di Marina, a un centinaio di metri dal muro si accorge che qualcosa non va, l’ingresso che dovrebbe essere chiuso e sorvegliato è aperto in parte, si ferma, l’istinto del guerriero prende il posto del giovane spensierato, abbandona il carretto ai bordi della strada, sfila il pugnale,l’unica arma consentita nel villaggio, varca la soglia con attenzione, sembra deserto e questo non lo rassicura, l’uscio della  prima casa è imbrattato di sangue, nota dei bossoli sparsi per terra, prosegue superando la casa, una via laterale che arriva al porticciolo è sgombra e deserta, sta per tornare indietro,  in fondo una figura sbucata da qualche parte si staglia al centro, non fa nessun segno, poi inizia a muovere i primi passi, passi incerti, l’ultimo zombie Saverio lo vide quando aveva tredici anni, aspetta per essere sicuro che questo lo sia, non si inoltra, inizia lentamente ad arretrare, nella sua mente passa tutto l’orrore degli anni passati, la figura continua ad avanzare altri si sono aggiunti, non ha più dubbi, tutti i suoi  progetti e la serenità di questi ultimi anni saranno spazzati via da nuove fughe. Chiude dietro di se l’enorme portone, tra lui e il carrettino un tipo che non riconosce, ha il busto imbrattato del suo stesso sangue, dei morsi vistosi alle braccia, quasi si intravedono le ossa,  grugnisce come un maiale è basso e tozzo, Saverio non ha voglia di perdere del tempo, prima arriva e prima darà l’allarme, gli va incontro risoluto, il pugnale ben stretto nella mano, a un passo dall’orrido si ferma e con tutta la rabbia infilza il tizio sotto il mento trafiggendolo fino al cervello, parte della lama sporca di materia gelatinosa fa capolino come un corno, non sfila subito il pugnale, come avesse una forza sovrumana lo tiene così in piedi, lo guarda bene, ha gli occhi vitrei, le vene del collo quasi scoppiano, poi sfila l’arma e il tizio si accartoccia a terra.
Fine

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