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A’ Capa a pazzià

A’ Capa a pazzià

Via Partenope
Napoli
Fantasia e Fantascienza Racconti
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A’ Capa a pazzià

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Nando Cirillo uscì dallo studio tv in serata.
Via Marittima abbondava di intrichi di automezzi vari, disposti in caotiche code.
Lui era stato baciato due volte, però, dalla dea bendata, quello stesso giorno.
Prima cosa, aveva trovato subito posto al parcheggio BRIN, a poca distanza dall’emittente televisiva.
Seconda, e più importante, aveva superato tutte le selezioni per il nuovo programma cui ambiva praticamente tutta Napoli.
Una delle lettere che componeva la scritta al neon TELESOLEMIO in cima allo stabile era guasta: la terza E per l’esattezza, non leggibile.
Sembrava impazzita anche la scritta scorrevole su pannello trasparente in sospensione aerea.
Pareva essere saltata, infine, l’impostazione sull’ora, ma non la data del giorno, 17/05/2025.
Quando Nando era entrato il sole splendeva ancora in cielo.
Ne era valsa la pena, però! Oh, se ne era valsa!
Cinque interminabili ore di attesa, poi il responso finale “Benvenuto a bordo”.
Sarebbe stato ammesso al test decisivo (una pura formalità si diceva) per accedere al tanto agognato show A’ CAPA A PAZZIÀ[1].
-Lei può incomingiare subbito![2]- gli aveva comunicato il Professor Giuseppe Cunzo, Presidente della Commissione, seduto al lungo tavolo davanti al candidato, rimasto in piedi durante l’ultimo provino.
In abbinamento a uno sfarzoso modo di vestire, al limite del pacchiano, la pronuncia dialettale dell’uomo palesava, senza dubbio, una certa veracità napoletana da parte propria.
Alla sua destra c’era una delle migliori collaboratrici che avesse, la Dottoressa Vincenza Cantone, caratterizzata da un look e un portamento molto più distinti.
A sinistra sedeva un altro individuo, senza targhetta identificativa, un po’ più trasandato e con la barba di un paio di giorni.
-Vede, signor Cirillo- attaccò a spiegare la fascinosa Cantone -il nome della nostra trasmissione ha un significato ben preciso. Lo scopo è quello di organizzare scherzi a personaggi di una certa notorietà popolare, dichiarata e non scritta, per intenderci-.
-Non credo di seguirla- rispose il ragazzo, in fare piuttosto incerto.
-Quello che la dottoressa Vi vuole dire, giovanotto, è che dovete fare nu’ scherzo a ccocche suggett’.
O’ sapit’ o’ vico e’ Cuzzechella?[3]-.
-Veramente no-  replicò il giovane, sempre più sconnesso, per stress ed emozione.
-Piazza del Gesù, a’ sapit’?[4]- insiste’ Cunzo.
Il candidato annuì.
-Ah! jat’ annanz’, arrivate a San Domenico, nu poco aropp’ ce stà n’incrocio, o’ vicariello a sagli’ è o’ vico e’ Cuzzechella. Se chiamma accussì pecchè ce sta nu pisciavinnolo che o’ chiammano Cirizzo a’ cuzzechella. O sann’ tuttu quant’ allà attuorn: tene e ‘mmeglie cozzeche e’ Napule. Aropp a Pascal a’ vungulella, sicondo me però. Coccheduno o’ chiamma pure Ciruzzo a’ chirichella, pecchè è nu’ scem c’antenna!!![5]-.
-Vede, signor Cirillo, ciò che il Presidente vuol dirle è che il suo obiettivo, ai fini della selezione ultima al nostro gioco, è quello di dirigersi verso la pescheria di un certo Ciro Battaglia, nel vicoletto di cui le si parlava, prelevare un carico di cozze fresche spacciandosi per un trasportatore e, infine, gettarle in mare a Via Partenope-.
-In mare? E si chisti me acchiappano e me fanno o’ mazzo tant’?[6]- la confutò un incredulo Nando, cercando, con lo sguardo, spiegazioni anche dal terzo individuo, ostinatamente silenzioso.
-Si tratta di uno scherzo chiaramente. Il signor Battaglia sarà risarcito per la perdita del carico e avvisato per tempo prima che qualcuno possa prendersela con Lei, stia tranquillo. Cerchi, ad ogni modo, di non farsi scoprire e, se ciò dovesse accadere, non si lasci beccare per nessun motivo- si raccomandò la garbata Cantone, continuando -Innanzitutto, deve dirigersi al parcheggio BRIN. Vada al secondo piano. Al posto 37B c’è un furgone frigorifero a flottazione. È aperto e troverà la chiave elettronica di avviamento sul parasole. Sul sedile lato passeggero c’è una busta con istruzioni e dispositivi di cui dovrà avvalersi. Non sto qui a dirle troppo perché, in quanto test di ammissione finale, dovrà percorrere da solo i suoi passi-.
Mentre riassumeva mentalmente tutti gli avvenimenti conclusosi poco prima, Nando era entrato nuovamente nel BRIN. Quindi, salito in ascensore, pigiò il tasto col numero 2 anziché col 3, corrispondente al piano dove aveva parcheggiato la sua auto.
Il furgone era lì, al posto indicato.
Su ambedue i fianchi recava la scritta NAPLES FROST, decorata a tema marittimo.
Salito a bordo, trovò sul sedile accanto al suo la famosa busta, che si apprestò ad aprire.
Dalla stessa spuntò automaticamente un congegno di istruzioni vocali.
“Questo è il suo avvio alla procedura n. 23 – Operazione Ciro Battaglia. Nell’involucro troverà il seguente kit:
-n.1 giubbetto catarifrangente. È dotato di un dispositivo gps e un sensore di rilevamento battito cardiaco. Sarà più facile al management individuare la sua posizione e tenere in monitoraggio continuo il suo stato di salute.
– n.1 stick tascabile di segnalazione. Una volta compiuta la sua missione dovrà pigiare il pulsante rosso alla sommità, per comunicare il buon esito della stessa. Non dimentichi questo passaggio, è fondamentale, altrimenti la sua prova non sarà valida.
Si ricordi, inoltre che:
-Il furgone è a guida semiautomatica. Si può impostare il punto di partenza e quello di arrivo sulla mappa virtuale nel cruscotto, togliere le mani dello sterzo e i piedi dai pedali. Il computer di bordo penserà a tutto lui, regolazione della velocità in base a ostacoli, pedoni, traffico, segnaletica stradale ecc..
Di default è già selezionato, come destinazione, l’indirizzo associato all’operazione n.23.
-Lei potrà apportare variazioni alla guida in modalità VOCAL, direzionando il computer verso un qualche percorso alternativo diverso da quello scelto dalla CPU.
-Se dovesse esserle chiesto di un certo Giovanni (il vero autista di NAPLES FROST) dica che è ammalato e che Lei lo sostituisce. Faccia il nome di Marco D’Anna come suo responsabile in caso di difficoltà.
A carico di merce effettuato, andrà a gettarlo dagli scogli nel punto indicato sulla piantina annessa alla presente.
Per varie ed eventuali dovrà, infine, appellarsi al suo buon senso e alla sua arguzia.”
Nando mise via la giacca, indossò i pantaloni da lavoro presenti nell’abitacolo e il famoso giubbetto, in modo tale da sembrare un operaio.
Estratto lo stick dalla busta, se lo infilò rapidamente in tasca.
Diede, quindi, il comando vocale di accensione dell’aeromezzo, posizionata la card elettronica nell’apposita feritoia di ON. Il quadro si illuminò, il motore elettrico partì e il furgone si sollevò leggermente da terra.
Il veicolo iniziò a muoversi alla volta del punto di arrivo, il vicolo in pieno cuore del centro storico di Napoli, passando per strade e stradine consentite.
Giunto a destinazione, Cirillo fu preda di un magone inaspettato.
Le facce degli aiutanti di Ciruzzo non erano proprio da galantuomini.
-Ma tu nun si Giuvann![7]- osservò il capo in persona, un energumeno in canottiera ingiallita, dai capelli bianchissimi, in contrasto con la pelle molto abbronzata, un pancione che sbordava da un paio di calzoncini, nonché una faccia quadrata, con stampata su una espressione tutt’altro che rassicurante.
-Si… I song’ chill’atu guaglion. Giuvann tene nu’ poco e’ vutamient e’ panza[8]-.
Battaglia annuì, sebbene la sua aria non fosse mutata affatto rispetto a prima. Continuava a fissare Nando con uno sguardo inquisitorio, ma non gli chiese altro.
Si limitò a impartire ai suoi ragazzi l’ordine di caricare a bordo del furgoncino il carico di cozze previsto.
-O’ ‘ssaje addò l’aja purtà?[9]- chiese a Cirillo, così, a bruciapelo.
-E ‘ccomm no?![10]- rispose a tono questi, tradendo, però, nella voce un certo stato di agitazione. Sperava, infatti, che don Ciro non gli domandasse altro, tipo la vera destinazione del carico, visto che non avrebbe proprio saputo cosa rispondere.
-Tiecchete a’ cartuscella![11]- Battaglia gli consegnò il cartaceo di un blando documento di trasporto della merce. Il ragazzo gliene firmò una delle due copie, tenendo a bordo l’altra, in caso fosse stato fermato dalla stradale.
Per fortuna il titolare della pescheria fu chiamato da uno dei suoi subordinati, per mostrargli alcuni dettagli circa la corretta sistemazione dei contenitori di cozze nella cella frigo del furgone.
Le accelerate pulsazioni del cuore di Cirillo erano facilmente rilevabili dal suo giubbetto e quindi da chi lo stesse controllando in sede operativa, lì agli studi televisivi.
Nando tirò un profondo sospiro di sollievo quando sentì quel meraviglioso “Mo’ può i’, guaglio’![12]”, richiuse che furono le portiere posteriori.
L’astromezzo riprese quota dal suolo e ripartì spedito in modalità vocale. Proprio pochi minuti prima che un altro furgone aerostatico, identico in tutto e per tutto, giungesse a quella pescheria.
-We’, Giuvà! Ma nun stiv malat?[13]- s’afferttò a chiedere don Ciro, parecchio allarmato, al conducente.
-Ma quann’.maje! Stong frisc’ e ttuost! Allora, e’ ‘ccarrecamm sti’ ccozze?[14]- chiese baldanzoso a Battaglia.
Cirillo, intanto, si dirigeva verso il punto indicato sulla mappa virtuale reimpostatasi in automatico. Aveva tirato il sedile indietro e poggiati comodamente entrambi i piedi sul cruscotto, a destra e a sinistra della cloche di guida. Impartiva direttive al computer di bordo circa le migliori scorciatoie che potesse prendere per raggiungere alla svelta Via Partenope.
Il segnalatore dell’astroveicolo lo allertò sul fatto che un paio di aeromoto lo braccavano. Sussultò. In preda alla frenesia, mutò il convertitore dalla modalità cruise a quella di conduzione manuale. Ciò allo scopo di accelerare, in barba ai limiti di velocità e ai varchi attivi delle ztl. Tanto le contravvenzioni sarebbero state recapitate all’ufficio produzione e non a lui in persona.
La scelta della iper-velocità e quella di vicoli e scorciatoie risultarono vincenti, così da giungere in pochissimo tempo al punto designato, lì a Via Partenope, per portare a termine l’operazione, evitando intoppi.
Le astromoto erano scomparse dagli schermi retrovisori.
Senza perdere un solo istante, Nando impostò un’anomala manovra di sollevamento dell’aerofurgone prima sul marciapiede, poi al di sopra della ringhiera di separazione di quest’ultimo dagli scogli bianchi.
Procedere in galleggiamento su ognuno di essi, vista la irregolare disposizione degli stessi, significava forzare il veicolo oltre le proprie potenzialità. Ciò a causa di una ordinaria attitudine dello stesso a spostarsi su superfici generalmente continue (a parte dossi o cunette).
Solo allora si accorse che i motociclisti che lo inseguivano erano stati più scaltri di lui, nel pedinarlo ugualmente in modalità invisibile, a mezzo di una funzione di automatico mimetismo con l’ambiente circostante. Un’aeromoto aveva una maggiore flessibilità a muoversi al di fuori della strada: i suoi sensori di captazione del suolo sotto il cuscino d’aria su cui viaggiava erano più versatili alla lettura di irregolarità geometriche.
Nando spinse il furgone alla massima potenza per giungere col dovuto anticipo al limitare dell’acqua.
Si precipitò fuori dal veicolo, mentre il suo giubbetto segnalava palpitazioni di acuta esagitazione.
Aprì alla svelta le portiere posteriori dell’aeromezzo, quindi iniziò, in tutta fretta, a gettare in mare le cozze.
Era giunto all’ultima cassetta di molluschi, ma i suoi inseguitori gli erano praticamente addosso.
Per non farsi beccare prima di avere espletato il proprio incarico, pigiò lo stesso il pulsante di segnalazione missione compiuta.
Cozza in più, cozza in meno, non avrebbe fatto una gran differenza.
Urgeva l’intervento tempestivo di quelli della produzione, prima che i suoi predatori lo pestassero per benino.
Quell’ultima partita di molluschi gli cadde sullo scoglio che calcava.
Da alcuni bivalve saltarono fuori delle biglie in plastica trasparente e biodegradabile.
Cirillo ne raccolse qualcuna per esaminarla immediatamente, al chiarore della sua torcia flottante.
Solo allora capì.
Troppo tardi per pentirsi della sua cazzata, un mezzo secondo prima di essere trapassato da una gragnola di colpi esplosi dai sicari di Battaglia.
Quelle palline contenenti cocaina, che il finto pescivendolo contrabbandava nelle cozze, gli caddero di mano, accompagnate a braccetto da alcune gocce rosse, che andarono a macchiare lo scoglio bianco. Il mare si beccò il resto di quel sangue, lavandolo via per benino dal corpo ormai senza vita di Nando, caduto di sotto.
Il segnale satellitare di missione compiuta era giunto per tempo ai suoi destinatari.
-Non sento più il battito- comunicò la Cantone al Professor Cunzo.
Il giubbetto di Cirillo aveva cessato di trasmettere dati sull’attività cardiaca.
-O’ scem s’è fatt’ fa’ fess![15]- ne dedusse l’altro.
Quello che era stato l’uomo silenzioso al colloquio si presentò loro con una bottiglia di prosecco, evidenziando – A’ cosa importante è che ce o’ avimmo mis’ a chillu servizio a Cuzzechella[16]-.
-Sicuramente, Pascà- convenne Cunzo, passando una coppa piena alla dottoressa Cantone.
-Un po’ mi spiace per quel ragazzo. Avremmo potuto impiegarlo per altri incarichi- s’espresse quest’ultima.
– Nun te preoccupà, Vincenza. Ne pigliamm’ a n’at! E sciem a stu paes’ se trovano semp'[17]- concluse sadicamente Pasquale a’ Vungulella, più che soddisfatto di aver fatto perdere un grosso carico di droga al suo più acerrimo concorrente, Ciruzzo a’ Cuzzechella.

[1]              LA TESTA FRIVOLA
[2]              Lei può incominciare subito!
[3]              -Quello che la dottoressa Vi vuole dire, giovanotto, è che Lei deve fare uno scherzo a qualche soggetto. Conosce il vicolo di Cozzetta?-
[4]-Piazza del Gesù, la conosce?-
[5]-Oh! Vada avanti, arrivi a San Domenico, un po’ dopo c’è un incrocio, il vicoletto a salire è il vicolo di Cozzetta. Lo chiamano così perchè c’è un pescivendolo soprannominato Ciruzzo la Cozzetta. É molto popolare lì’ intorno. Ha le migliori cozze di Napoli. Dopo Pasquale la Vongolella, secondo me. Qualcuno lo chiama anche Ciruzzo la chirichella perchè è uno scemo matricolato-.
[6]              -In mare? E se questi mi becccano e me le danno di santa ragione?-
[7]              -Ma tu non sei Giovanni-
[8]              – Si… sono l’altro garzone. Giovanni è indisposto-
[9]              -Conosci la destinazione?-
[10]             -E come no?!-
[11]             -Eccoti l’incartamento-
[12]             -Ora puoi andare, ragazzo!-
[13]             -Ciao Giovanni, ma non eri malato?-
[14]             -Assolutamente! Scoppio di salute! Allora, le carichiamo queste cozze?-
[15]             -Lo scemo si è fatto buggerare-
[16]             -La cosa più importante è aver fatto le scarpe a Cozzetta-
[17]             -Non preoccuparti, Vincenza. Ne assoldiamo un altro. Di stupidi in questa città si trovano sempre-


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    raffaeleformisano1974

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