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Il tamburo dei Sogni
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Il tamburo dei Sogni

Via Italia
13900 Biella
Favole Racconti
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Il tamburo dei Sogni

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Come ogni mattina, allo scoccare delle otto, un suono appena percettibile la svegliò di colpo.


Non era un suono scaturito dall’esterno, né un suono metallico provocato dalla moderna tecnologia. Era un suono leggero e preciso che si propagava nel corpo, un’onda di energia che si librava all’interno del suo Sé, per poi riversarsi nell’etere cosmico.
Il cuore cominciò a battere con colpi lievi, scanditi dal respiro regolare che attraversava l’aria rarefatta della stanza. Alice si alzò dal letto e si diresse verso il soggiorno al piano terra. Scese le scale a piedi nudi, con indosso un pigiama azzurro sul quale vi era riprodotto il disegno di un tamburo, prese un oggetto dalla scrivania e si avvicinò alla finestra.
La casa dava direttamente su una delle vie più importanti di Biella: Via Italia, fondata in epoca romana come cardo maximus dell’urbanistica della città. La via degli acquisti e delle passeggiate, anche dette “vasche” dai giovani biellesi che erano soliti camminare avanti e indietro al sabato pomeriggio, la via dei bar e delle gelaterie, la via dei sogni e delle speranze. Un tempo al centro dell’attività del terziario, Via Italia si era ora trasformata in una costellazione di stelle caduche, evanescenti. La grave crisi economica e lo spostamento del centro cittadino verso il centro commerciale “Gli Orsi” avevano trasformato il paesaggio e i visi delle persone anziane, incapaci di adattarsi ai cambiamenti. I negozi chiudevano con cadenza mensile, i cartelli sui quali compariva ‘cedesi attività’ o ‘affittasi’ si susseguivano nelle vie traverse. Un velo di triste scoraggiamento si posava sui passanti, sfere di luce urtavano le une contro le altre, atolli sconfinati di un mare collettivo.
Come ogni mattina, Alice iniziò a battere a intervalli regolari sul vetro che dava sulla via con un bastoncino di legno appuntito, sul quale compariva una scritta in inglese di cui ignorava il significato: Follow your dreams (Segui i tuoi sogni). Il leggero suono cadenzato attirava l’attenzione dei passanti che si voltavano verso la bambina, e osservavano il suo viso roseo e paffuto, attraversato da un sorriso radioso. Il suono penetrava nel cuore delle persone, che a poco a poco assumevano un respiro regolare e un pensiero lucido e chiaro, scevro da problemi e paure. Un barlume di luce solare illuminava di colpo la via. E anche nei giorni in cui nel cielo non si vedevano altro che nuvole, in quel momento si compiva il miracolo: un varco nel cielo si apriva per investire di magia il cammino delle persone, dirette con passo frettoloso a lavoro.
I pensieri negativi e funesti venivano come dissolti dalla potenza del suono del cosmo. Come nel passato il metallo grezzo, senza alcun valore, era trasformato magicamente in oro grazie all’opera di alchimisti esperti, così la tempesta che investiva lo spazio tra le sinapsi, provocando sentimenti quali ira, delusione, infelicità, e odio veniva spazzata via, e al suo posto regnava un’armonia totale. Le sostanze chimiche che davano vita alle emozioni negative subivano, all’improvviso, una trasformazione alchemica, rilasciando nel sangue un flusso di positività. Un’euforia imperversava tra la folla.
« Odio il mio lavoro! Quello stronzo del mio datore di lavoro! Se solo non fossi così…», – pensava il Signor Fontanini quel giorno prima di incontrare il viso di Alice.
« Così… Così… Così… Felice!», – pensò di colpo l’uomo alzando gli occhi al cielo. – « Toh! Ma guarda che giornata stupenda! Oggi per la pausa pranzo andrò a mangiare al Parco del Fondo Edo Tempia! C’è un bar davvero pittoresco! Potrei invitare quella mia collega… Già! Anna… Oggi le chiedo di uscire! ».
« Oggi mi sento uno straccio! Ho preso due chili! Il tailleur mi sta malissimo! I capelli sono rovinati!! Proprio oggi che devo presentare la relazione ai colleghi! Che…», – pensava Elena, mordendosi le labbra.
« Che… Che… Che… bella giornata!!!», – pensò la ragazza, sorpresa dal suono che proveniva dalla casa accanto al marciapiede. – « Sono sicura che la mia relazione avrà successo! E questa sera festeggerò! Mando subito un messaggio a Claudia e Lara!».
« Non ce la faccio più ad andare avanti così! Cosa devo fare? Sono inutile! Ecco… Come adesso… Sono qui tra queste persone e nessuno si degna di rivolgermi uno sguardo. Sono un reietto. Un nulla. Un profugo. Senza un lavoro. Non capisco una parola di quello che mi dicono. Io sono senza tutto. Senza anima. Senza vita. Vorrei che questo fosse l’ultimo giorno…», – pensava Mashudu, seduto a terra, con in mano un cappellino per raccogliere le monete.
« Giorno… giorno… Ah! Che gioioso giorno! », – pensò l’uomo osservando con la coda dell’occhio Alice. Si alzò da terra, e improvvisamente una ragazza stupenda con un abito a fiori celesti gli porse una banconota da 5 euro, sorridendo amabilmente.
« Riuscirò ancora a dipingere come una volta? Ho perso l’ispirazione… Ogni volta che mi metto davanti alla tela bianca, il mio pensiero, la mia mano sono come bloccati… Oddio!!! Il blocco del pittore! Sono spacciato! », – pensava il Signor Nuvolari mentre camminava con la testa china. Poi, d’un tratto, sollevò il capo e gli occhi si poggiarono su quelli di Alice. Un senso di calore dilatò il cuore dell’uomo.
« Un momento », – girò in fretta lo sguardo intorno. – « La folla. Io. Loro. Noi. Via Italia. Questo sarà il soggetto del mio prossimo quadro. La rappresentazione di una folla con al centro la mia figura e… Un bagliore di luce che ci investe… Attraversa i nostri corpi… E io sono parte di loro… E loro sono parte di me… E da una piccola finestra compare il viso di una bimba che ci osserva con occhi sgranati. Già… Come se fosse lei a provocare il tutto… ».
« Non posso crederci! Antonio è stato licenziato! Dobbiamo pagare il mutuo della casa. La rata dell’auto. L’asilo per i bambini. Come faremo? Dove finiremo? », – pensava la Signora Isitta con le lacrime agli occhi.
« Oggi chiederò un aumento al capo. Ma che dico! Non avrò mai il coraggio di farlo. E poi so già che mi chiederà qualcosa in cambio. Sono mesi che mi assilla. È così viscido. Un essere orribile. Quando posa le mani sulle mie spalle e mi carezza il collo vorrei morire. Ma non posso lasciare questo lavoro. Non posso fare nulla. Io ho bisogno di questo lavoro. Forse dovrei accettare le sue avance… Solo così otterrei un aumento… ».
« Ma che dico! », – pensò la Signora Isitta, rischiarata in volto. – « È ora di ribellarsi. Oggi lo incastrerò e farò finalmente valere i miei diritti una volta per tutte. Anche a costo di rimanere senza lavoro. Ho speranza. Tutto andrà per il meglio ».
A poco a poco gli occhi delle persone cambiavano espressione, come se attraverso la vista della bimba alla finestra avessero avuto accesso al loro mondo interiore: un mondo pieno di paure, pregiudizi e pensieri astrusi. L’infinità che provavano testimoniava la loro unicità.
La loro mente veniva risollevata dalla passività alla quale venivano assoggettati a causa degli impegni lavorativi e famigliari, e dalla società, creata dall’uomo come sinonimo di miraggio e di utopia, che aveva finito per avere il sopravvento sul suo creatore.
Ogni giorno erano persone diverse. Persone nuove. Persone migliori. Persone felici.
Quando la folla si fu dileguata, Alice sentì le fiamme salirgli al volto. Poggiò il bastoncino accanto alla finestra, tornò a letto e si mise sotto le coperte. Si addormentò a braccia conserte, sorridendo amabilmente. Non appena chiuse gli occhi, comparve nei sogni l’immagine di un tamburo.
A Sápmi, nella patria dei Sami, in Finlandia, un uomo era da poco tornato dalla cima di una montagna sacra in cui si recava ogni mattina. Giunto nel villaggio, scese dalla renna, entrò nella capanna e poggiò su delle coperte una bacchetta e lo joik: il tamburo dei sogni su cui è raffigurata la cosmologia sciamanica. Si sedette nel mezzo della capanna e restò a contemplare il tamburo. D’un tratto, entrò la moglie dell’uomo, con un costume di panno blu decorato da galloni rossi. Lo guardò con una indifferente calma.
– Sei andato a suonare il tamburo? – chiese la donna osservandolo freddamente.
L’uomo annuì in silenzio.
– Perché non rimani qui ad aiutarci con le mandrie? C’è così tanto lavoro da fare ogni mattina.
L’uomo invitò la donna a sedersi accanto a lui e le rivolse un sorriso radioso.
– Per chi suoni il tamburo? – chiese la donna con voce pacata.
– Per chi ha orecchie per sentire, cuore per amare e mente per sognare.

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  1. Giulia
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    Carino il richiamo spirituale, a me piace molto il riferimento ai luoghi della città.
    Sicuramente coinvolgente lo stile narrativo e il ritmo incalzante tranne all’inizio piuttosto lento nella descrizione. Complimenti per l’idea e l’originalità.

    6 anni fa
  2. Riccardo
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    fantasmagorico!?

    6 anni fa
  3. Mariasilvia
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    Grazie ai sogni di una bambina Biella ha ancora un soffio di speranza e magia.

    6 anni fa
  4. Serena galline
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    Ti porta la magia nel cuore

    6 anni fa
  5. Robi
    Originalità

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    Un bel racconto,ci insegna a pensare con una visione positiva ai problemi

    6 anni fa
  6. Roberta
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    Un bel racconto.Siamo noi interiormente che possiamo cambiare la realtà della nostra vita .
    Pensando positivamente.

    6 anni fa
  7. Simona
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    Credi nel sogno, solo così il miracolo diventerà reale…

    6 anni fa
  8. Gra
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    Via Italia, tanti ricordi passati~~~L’innocenza di Alice {bambini} ci fanno riflettere, come noi {adulti} vediamo la nostra realtà a volte non possiamo cambiarla, ma possiamo imparare a conviverci per essere più sereni con gli altri e solo l’amore ci può aiutare questo, un bel raccontò.

    6 anni fa
  9. Massimiliano Cantone
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    Lo senti, alle volte, che non sei da solo. Percepisci qualcosa, in una parte di te, che non puoi collocare in nessun punto del corpo, ma che sai esserci. È un sottile suono, come una dissolvenza intarsiata nell’udito, che parla alla tua anima. Perché, sì, esistono guardiani, osservatori e ‘aiutatori’ invisibili, nascosti dietro le quinte, ma sempre al nostro fianco, mossi solo dall’amore incondizionato. Esseri privi di brama e avidità, uomini e donne intenti a delineare un disegno più grande: quello della serenità e dell’armonia della Creazione. Questo emerge, con levità e incanto, nel racconto “Il tamburo di Via Italia”. Un bagliore, una scintilla, un profumo che collega, oltre le solite catene dello spazio tempo, gli occhi di una bimba a uno sciamano lontano, un connubio di amore messo al servizio del Bello, Buono e Vero… Buona lettura…

    6 anni fa

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