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Un mazzo di carte

Un mazzo di carte

Via di Donna Olimpia
00152 Roma
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Un mazzo di carte

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Era uno da colpi bassi, lo era sempre stato, il suo vestire era sempre accurato, non lasciava trasparire mai un’esitazione, una notte insonne né una bottiglia scolata, e lasciata rotolare sul pavimento del terrazzo, che aveva una lieve pendenza, quell’ultima goccia che rotolava sulla pancia della bottiglia sanciva il momento esatto dove avrebbe sferrato il suo colpo basso.

Mi guardò, con un bagliore feroce negli occhi.

” Se non sei stata felice con me, non è stata sfortuna, un caso o semplicemente per mia indolenza, no Anna, è stata una mia scelta.” Questa frase fece eco dentro me per un tempo lunghissimo. Si alzò, sentii la porta di casa sbattere, fuori non c’era traffico ogni cosa era ferma, esattamente come me, compostamente seduta al tavolo della cucina. Non so per quanto tempo rimasi così. Ad un tratto, un mazzo di carte mi colpì, era lui, aveva fatto finta di andarsene, rideva, la sua risata divenne quella di un fanciullo, e rideva, rideva, e non poteva trattenersi né dal farlo né dal aprire un’altra bottiglia.
Si addormentò come ogni sera, poco dopo sul divano, lo osservai e solo allora non lo riconobbi, guardai la foto del nostro matrimonio e andai via, lasciandogli un biglietto in cucina “Non sentirai la mia assenza sono solo andata via.”

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