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La Caffetteria della Vite

La Caffetteria della Vite

00019 Tivoli (RM)
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La Caffetteria della Vite

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Cari lettori prima di farvi entrare completamente in questa storia vi voglio dire che gli abitanti del bar che vi sto per presentare sono reali e tutti loro si incontrano quando possono nella vera Caffetteria della vite. La storia è inventata, ma ha alcuni tratti della loro quotidianità e della loro vita personale. Il caffè è sempre stata quella bevanda che scalda e unisce le persone fra loro. Nel bar ”La caffetteria della vite” il caffè aveva unito e fatto diventare amici molte persone. Quando si trascorre tanto tempo in un luogo e con le stesse persone anche se diverse tra loro alla fine la parola diventa importante per tutti. Una tazzina di caffè e tante chiacchiere dopo il pranzo questo era il momento speciale per gli abitanti di quel bar.  Il primo che vi voglio far conoscere è Matteo, proprietario del locale che si presenta come una persona buffa e birichina che fa gli scherzi a tutti. Dietro questo carattere si nasconde anche la sua malinconia che a volte lo fa assentare per rifugiarsi nel suo piccolo mondo. Il suo caffè è speciale perché è riuscito a legare e a far diventare amici molta gente. Ora è il turno di presentarvi la tabaccaia Carmen, una ragazza con un vissuto molto forte e nonostante questo si presenta sempre gentile e cortese con tutti. Romualdo, l’altro protagonista è un poliziotto dai canoni fuori del comune, sempre di corsa e indaffarato con il suo lavoro. Ha i suoi modi non poco ortodossi per risolvere i vari casi che si pongono davanti.Poi vi è Elisa, la poliziotta giovane un po’inesperta che viene al bar prima e dopo il suo turno per scambiare chiacchiere davanti a una tazzina di caffè. Poi vi è Nicolò direttore di una scuola media e molto particolare, a prima vista sembra cupo e diffidente, ma poi ci si rende conto conoscendolo che è una persona molto cordiale. Ora è la volta di presentarvi Teresina professoressa di matematica nella stessa scuola di Nicolò. Lei è una donna goffa, e simpatica che indossa un paio di occhiali spessi. Matteo da un po’di tempo era strano più del solito, mancavano ormai due mesi al suo matrimonio con Tina, era pronto tutto e lui aveva deciso di scappare senza rivelare della sua intenzione a nessuno. Tutti davanti una tazzina di caffè si chiedevano il perché di questa scelta e si misero d’accordo su come cercarlo. Il bar non aveva più il proprietario e così coloro che passavano molto tempo in quel bar decisero di gestire per un po’ la Caffetteria in base ai loro turni. La mattina l’avrebbe fatta Nicolò visto che lavorava il pomeriggio alla scuola. Il giorno dopo si alzò presto, si preparò, non aveva mai fatto questo lavoro, ma ci voleva provare per aiutare il suo amico. L’amore per la sua bevanda preferita l’avrebbe aiutato.Entrò nel bar e all’improvviso il suo primo cliente.”E ora che faccio?pensò fra sé”. Si rimboccò le maniche e provò a fare il suo primo caffè. Con il suo modo gentile e cortese lo porse al cliente che rimase abbastanza soddisfatto. Ormai aveva capito che le cose se si vuole si ottengono sempre, basta crederci. La mattina procedette bene fra caffè e curiosità dei clienti che chiedevano di Matteo. Lui rispondeva vagamente perché era ancora presto per dire la verità. Intanto Romualdo aveva iniziato le indagini insieme a Elisa, colei che era molto legata a Matteo e lo considerava un fratello maggiore. Stavano ancora all’inizio e quindi per ora nessun risultato.  Il pomeriggio di quel giorno fu molto divertente, al bar era il turno di Teresina, la professoressa sempre sorridente che cominciò a lavorare con il suo modo goffo e buffo. Il suo primo caffè un disastro, si dimenticò di mettere il bicchiere sotto la macchina e così la bevanda andò a finire dappertutto e lei dovette ripulire. Tante le risate dei clienti nel vederla a lavoro, ma non mollò e dopo vari tentativi il caffè venne fuori. Poi per lei fu la volta di un compito più difficile quello di preparare un cappuccino, prima ci mise un po’ a capire quale fosse la tazza giusta e poi non sapendo come riscaldare il latte, se lo schizzò in faccia. Alla fine il cappuccino anche se un po’anomalo fu preparato. I poliziotti per il lavoro che facevano non potevano aiutarli e così Nicolò e Teresina dovettero gestirsi da soli il bar e fu molto dura. Matteo era scomparso ormai da una settimana e anche la futura sposa era preoccupata. Lei era felice per queste nozze, ma per lui non era sicuramente così. Tutti avevano sempre scelto per la sua vita e lui per non deluderli aveva risposto sempre di sì. Romualdo decise dia avvertire i genitori di Matteo, Elsa e Lele e il fratello Sandro che vivevano a Pescara. Elsa, la madre era sempre stata troppo protettiva e il padre Lele non gli era mai importato del figlio, pensava solo a se stesso. Con il fratello aveva un buon rapporto ma per il lavoro si erano dovuti staccare. Ormai erano passati troppi giorni e non potevano gestir più da soli la caffetteria; Matteo lo faceva, ma era il suo lavoro da sempre. Da Pescara arrivò Sandro che affidò la sua libreria ai genitori e alle commesse. Anche Sandro, quando arrivò capì che doveva rimboccarsi le maniche e la cosa non fu facile perché non aveva mia gestito un bar. Lui era un uomo colto, e molto aperto. Aveva sempre fatto da solo le sue scelte al contrario del fratello. A vederli quello aperto e libero sembrava Matteo, ma l’apparenza spesso inganna. Nel frattempo Elisa stava seguendo una pista, aveva trovato nel cassetto di un mobile un quaderno con le riflessioni di Matteo. Sandro conobbe i cari amici di suo fratello che la sera si riunivano tutti insieme davanti a una tazzina di caffè nero bollente per parlare della scomparsa del ragazzo e delle indagini. “Chissà dove sarà pensavano fra loro, è scappato gli è successo qualcosa?” Romualdo il poliziotto dai metodi strambi cominciò le sue indagini partendo da Tina che interrogò con il suo metodo sgarbato sull’ultima volta che aveva visto Matteo e se c’erano state discussioni con lui. Tina rispose di no. Il poliziotto ravvisò nelle parole della ragazza qualcosa di strano e così pensò di farla seguire dal poliziotto Luciano, quello più antipatico della caserma, ma molto bravo nel suo lavoro. Le indagini continuavano, la caffetteria andava avanti e ogni giorno alle riunioni c’era un qualcosa in più. Intanto Elisa fece presente a una di quelle riunioni che nel diario Matteo parlava di una certa Daria, una ragazza che lavorava in un centro commerciale per pagarsi gli studi sulle ricerche. Nel diario vi era scritto un numero di telefono. Elisa voleva chiamarla, ma Romualdo disse che era meglio che telefonasse una persona che non fosse un poliziotto. La scelta sarebbe stata fra Teresina e Nicolò. Quest’ultima si sarebbe impicciata con le parole; vi ricordo cari lettori che lei era un po’ goffa, stramba e poi sapeva trattare solo con i numeri e così toccò a Nicolò chiamare Daria.  Lui accettò, ma non sapeva cosa dire, ma grazie a lei potevano ritrovare Matteo. Intanto anche i clienti del caffè avevano saputo la verità. Sentivano molto la mancanza del barista un po’ particolare.Romualdo e Elisa continuavano a occuparsi della scomparsa. Sandro decise di rimanere lì fino alla scoperta della verità. Il caffè ormai nel mio racconto è diventato momento di unione, di amicizia, di ricerca e di speranza. Ecco, finalmente la mattina e Nicolò era pronto per chiamare Daria la ragazza misteriosa. Nel frattempo come ricordate cari lettori il caffè è frequentato anche da Carmen, la tabaccaia che era partita per un piccolo viaggio. Spesso prendeva le ferie perché doveva portare con il suo pullman i tifosi a vedere la partita del Napoli, la sua squadra del cuore. Stavolta i giorni erano di più perché la partita si giocava a Barcellona in quanto la sua squadra era arrivata alla finale della coppa Uefa. Aveva deciso insieme agli altri di rimanere lì più giorni per riposarsi e visitare questa città. Quando tornò, saputa la verità scelse di dare una mano per la gestione del bar. Lavorava nel bar il primo pomeriggio, perché aveva la pausa dal suo lavoro di tabaccaia. Lei fu molto soddisfatta di aiutare Matteo che conosceva molto bene perché in quella caffetteria trascorreva molto tempo e inoltre lui l’aveva aiutata nei momenti difficili della sua vita. Al suo ritorno gli fu spiegata la situazione e così anche lei partecipò alle ricerche e al lavoro nel bar nei suoi momenti di pausa. Ora lettori vi racconto della telefonata fra Daria e Nicolò. La ragazza raccontò che Matteo era scappato perché non voleva sposarsi più e per accontentare la sua ragazza Tina e le sue spese folli era finito nelle mani degli usurai. Nicolò ringraziò Daria e la sera rivelò la verità agli altri. Romualdo chiamò l’avvocato Rosa per capire come comportarsi. Questa è una donna dal carattere forte che aveva perso nella sua carriera pochissime cause. Rosa e Romualdo parlarono di tutto ciò davanti a una tazzina di caffè bollente. Rosa fece trovare dalla segretaria Romina le leggi che riguardavano i reati inerenti all’usura. I giorni passarono e finalmente arrivò una buona notizia; Tina che aveva mentito si fece scoprire dal poliziotto Luciano, mentre si recava da Matteo per discutere del matrimonio. Luciano avvertì Romualdo che aveva trovato Matteo. Insieme a Elisa si recò dal ragazzo che si trovava in una casa isolata a Subiaco. Appena li vide si spaventò, ma poi davanti a una tazza di caffè gli raccontò cosa gli fosse successo. I poliziotti decisero di organizzare una trappola per incastrare l’usuraia Ginevra e il suo complice Maurizio e spiegarono a Matteo che si erano informati con un avvocato e lui non sarebbe stato punito; la colpa era dell’usuraia e non di certo la sua. Ginevra è una donna alta, antipatica e con i capelli neri e ricci. Maurizio, è una persona bassa, non molto magro e con gli occhi che sembrano esprimere il suo modo ironico di prendere in giro le persone che incontra. Matteo avrebbe chiamato Ginevra perché i contatti li prendeva sempre lei per avvertirla di voler pagare il debito. Scelsero di incontrarsi in un casolare isolato. Ginevra, tirchia come era fu soddisfatta di ciò. “Sono proprio contenta, ecco fuori un altro pollo da spennare, pensa che dandomi degli spiccioli il tutto si risolverà. Ora mi bevo una tazzina di caffè e penso all’incontro che avrò fra due giorni.”. Anche Maurizio pensava fra sé ”Finalmente un po’ di soldi così potrò partire per un viaggio e lasciare la mia città che mi ha proprio stufato”. All’incontro si presentò solo Ginevra, Maurizio rimase in macchina. I due si trovarono l’uno davanti all’altro, mentre i poliziotti erano nascosti. Matteo pagò ma lei lo minacciò chiedendogli altri soldi. Ginevra capì che qualcosa non andava e cercò di scappare e riuscì a salire nella macchina di Maurizio che sfrecciò a tutta velocità. I poliziotti li inseguirono per un bel po’, ma all’improvviso la macchina degli usurai andò a sbattere contro un muro e finalmente i poliziotti riuscirono a catturarli e a sgominare questa banda che aveva fatto molte vittime. “Questo stupido pensò fra sé Ginevra ci ha proprio imbrogliato.” Arrabbiata seguì i poliziotti insieme a Maurizio. “Il mio viaggio doveva essere in un’isola e non in carcere. Sono proprio deluso e arrabbiato con Ginevra perché si è lasciata scoprire”. I due alla fine da complici e amici divennero nemici, ognuno accusava l’altro, ma entrambi grazie all’avvocato Rosa furono arrestati e condannati dal giudice Carla a sei anni. Carla era una donna molto forte e non lasciava niente correre e ogni sua sentenza era sempre veritiera. Era riuscita quasi sempre a condannare e a mandare in carcere molti delinquenti. A vederla sembrava tranquilla e debole, ma appena conosciuta si scopriva il suo carattere forte. Aveva scelto di fare questo lavoro quando il padre fu investito e ucciso da una macchina pirata e il guidatore se l’era cavata per poco. “Appena diventerò giudice mi impegnerò per condannare i delinquenti che non devono essere lasciati liberi, questa la sua promessa che poi divenne una realtà.” Matteo, ora era pronto per dire definitivamente a Tina che non l’avrebbe più sposata. Il ragazzo però scelse di rimanere ancora un po’ a Subiaco, avvertì gli amici e Sandro se potevano ancora aiutarlo. Loro accettarono. Intanto i giorni passavano e la vita andava avanti. Un giorno Matteo si ripresentò al Caffè, ora era pronto per ricominciare. Andò da Tina che rimase delusa, dalla sua scelta, ma ormai il matrimonio non ci sarebbe stato più. Tina così scelse di partire per riflettere e per riprendersi da questa notizia. Matteo aveva capito che il suo locale aveva bisogno di un aiuto, così scelse assumere di due ragazze.Voleva anche fare una festa per celebrare il suo ritorno. Per bariste scelse le cugine di Teresina, Violetta e Antonia ragazze precise e serie, non goffe nei lavori manuali come la loro parente. Viola aveva esperienza in questo settore perché aveva lavorato per un po’ di tempo in un bar a Roma, la città in cui viveva prima di trasferirsi a Tivoli perché gli affitti erano meno cari.Lei  era siciliana ed era venuta a Roma per studiare alla scuola del restauro. Per pagarsi gli studi però doveva lavorare; ma a lei non pesava. Da pochi mesi come ho già detto si era trasferita in questa città e grazie a sua cugina Teresina aveva subito fatto amicizia anche con gli altri abitanti del caffè. Antonia, era una persona allegra lei conosceva gli abitanti del caffè perché prima di staccare dal supermercato, suo lavoro precedente, andava a bere lì il caffè in quel luogo. Il lavoro al supermercato non le piaceva e quando le fu proposto di trasferirsi al bar accettò.  All’inizio fu un po’ difficile ma poi imparò. Matteo per festeggiare decise di arredare il bar come se fosse una nuova apertura. Trasformò il suo bar in un Caffè letterario con vari tipi di caffè e tanti libri perché aveva capito che grazie a questa bevanda si era salvato. Il giorno dell’inaugurazione si presentò molta gente tra cui i genitori di Matteo che fu felicissimo di vederli. Marco, il fioraio non faceva altro che portare fiori e piante, molto colorati e confezionati con un certo tono artistico. Lui era un artista nel suo lavoro ed era colui che si sarebbe dovuto occupare degli addobbi del matrimonio. Era comunque contento di vedere Matteo felice e non più malinconico e cupo. Gianni, si preoccupò di andare a comprare il cibo per il rinfresco e di portare tutte le sue verdure dell’orto, la differenza si sarebbe sentita. A rinfresco, infatti, furono presentati dolci, antipasti e primi con verdure fresche e tanti tipi di caffè dal marocchino al caffè dell’amicizia che era fatto con panna cacao e latte tanti ingredienti perché per fare un buon caffè e creare un’ottima amicizia c’era bisogno di varietà. Ad arredare il luogo con bei mobili una libreria con tanti scaffali e delle tende colorate ci pensò il tappezziere e falegname Giorgio che aveva la sua bottega nella piazza vicino la Caffetteria. Gli era mancato tanto Matteo che decise di regalargli tutto l’arredamento per festeggiare il ritorno del suo amico e compagno di chiacchiere e caffè. Tina intanto era tornata, in realtà non era mai partita. Saputo dell’inaugurazione decise di andare al locale perché voleva rivelare la verità a Matteo e minacciarlo. Non si presentò sola ma con il suo compagno Raniero che non era altro che il figlio di Maurizio. Lui aveva preso il posto del padre e voleva punire Matteo ancor più di prima visto che aveva mandato in prigione suo padre. Luigi intanto che era molto puntiglioso aveva fatto delle indagini personali su Tina perché non l’aveva mai convinto. La ragazza aveva capito che Matteo non l’avrebbe più sposata e così voleva punirlo colpendo ciò che lui aveva di più caro il suo lavoro. Aveva fatto in modo che Matteo si gettasse nelle mani degli usurai che gli avrebbero tolto il locale perché lui non avesse più i soldi per pagarli. Luigi avvertì il superiore che insieme agli altri si recò al bar per arrestare anche i due ragazzi che furono condannati dal giudice Carola. Matteo e tutti gli altri rimasero sorpresi e capirono che dietro una tazzina di caffè si nasconde l’amicizia, l’altruismo e purtroppo anche la cattiveria delle persone soprattutto di quelle da cui non ci si aspetterebbe un gesto del genere. Tutti avevano capito che le persone non si conoscono mai del tutto. Ora il Caffè letterario era riaperto, Matteo dopo questa brutta esperienza era riapparso molto più deciso, gli altri erano tornati alla loro vita, ma il ricordo di quel periodo e l’odore del caffè sarebbero rimasti per sempre nel loro cuore e nei loro ricordi.

 

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    7 anni fa

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