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Una vacanza in Puglia

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73028 Otranto (LE)
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Una vacanza in Puglia

visita su Google street view  

 

“Non avrei mai immaginato un caldo simile!” esclamò Silvia, scendendo dal treno alla stazione di Noci.
“Soltanto perché non sei mai venuta in Puglia a luglio!” rispose Giuliana.
“Non ho intenzione di rimanere qui a liquefarmi tutta l’estate”, ribatté la ragazza afferrando la pesante valigia con le braccia magre. La sua silhouette alta e slanciata non passava inosservata tra la gente ma l’eccessiva magrezza e il pallore del viso parevano una nota stonata in quel un corpo creato, per essere naturalmente bello.
“Dai Silvia, muoviti e non lamentarti!.”
Silvia mugugnò qualcosa e seguì indolente l’amica. All’uscita dalla stazione le aspettava Marco, dagli occhi vividi e la pelle scura.
“Ti presento Silvia, Marco.”
“Ciao Silvia! Giuliana mi ha tanto parlato di te.”
Silvia accennò un sorriso imbarazzato e guardò di sguincio il ragazzo. La mano abbronzata di lui strinse calorosamente la sua mano bianca e sottile.
Marco caricò le valigie in auto. Il B&B era poco distante. Dal finestrino Silvia osservava le foreste di oliveti e la terra rossa. In lontananza una casa bianca, pronta ad accoglierli, spiccava immersa nel verde.
“Siamo arrivati alla masseria” dichiarò Marco ridestando Silvia dal suo torpore. Si sentiva stordita dal sole e dalla luce. Le camere linde del B&B la aspettavano per una doccia ed una siesta pomeridiana tra le fresche lenzuola per prepararsi alla sera.
“Allora pigrona sei pronta?” tuonò Giuliana bussando alla porta, già vestita e truccata.
“Eccomi …ho finito” urlò Silvia uscendo dal bagno.L’abito nero e attillato sopra al ginocchio, lasciava trasparire le forme eleganti e spigolose, indecise nella loro affermazione di bellezza.
Marco era fuori ad attenderle. Lui era un habitué di quel B&B e la Campania non era molto lontana. Per questo ci veniva in macchina ogni anno e conosceva i luoghi a menadito. Si diressero verso il  centro del paese e passeggiarono tra le vie strette e le case imbiancate di calce, luminose anche di sera. Si fermarono al bar per un gelato. Giuliana moriva dalla voglia di assaggiarne uno ma Silvia rifiutò e preferì continuare da sola la passeggiata tra i vicoli mentre Marco e Giuliana rimasero seduti al tavolino.
“E’ difficile uscirne, sai?” confidò Giuliana a Marco.
“Silvia non si è mai sentita accettata. Il suo ex poi non la aiutava per niente. Si è sempre sentita sbagliata e si è sempre cercata persone che la facessero sentire così. Sta diventando anoressica o forse lo è già. Non si accetta, questo è il problema”.
“Ma è bellissima…” sussurrò Marco, guardando di sottecchi l’amica.
“Voglio farla distendere, per questo l’ho portata qui Marco” tagliò corto Giuliana.
“Eccola che torna…” I ragazzi interruppero bruscamente i loro discorsi e andarono incontro a Silvia.
“Stasera vi porto a Martina Franca. Musica, arte e un sacco di gente.”
Silvia sorrise languidamente, con la faccia di chi non si aspetta granché.  Arrivati nel centro storico di Martina, passeggiarono sotto i balconi barocchi, ingentiliti da sculture di angeli e cornucopie. In tarda serata Marco incontrò dei vecchi amici e si sedettero sotto i portici, mentre il campanile adiacente alla maestosa chiesa settecentesca scandiva lentamente il tempo. Silvia non mangiò nulla ma godette di quell’insolita allegria. L’aria della notte la faceva respirare a pieni polmoni, come   un’ondata di freschezza che le entrasse dentro per la prima volta.
“Domani tutti al mare, ok?” fu l’ultima battuta di Marco che la salutò sulla porta del B&B con uno sguardo dolcissimo.
Il giorno dopo partenza per Taranto lungo la costa ionica .Le dune annunciavano spiagge dorate bagnate da un mare cristallino. A Silvia pareva divertente camminare nell’acqua osservando il fondo, guardandosi i piedi, mentre branchi di minuscoli pesciolini nuotavano veloci a poca distanza da lei. La corrente fresca le invadeva il corpo e il cuore e immergendosi in quell’acqua trasparente non poté che guardare il cielo e pensare a quanto tutto fosse grande e bello. Si tuffò insieme a Marco e lasciò che bracciata dopo bracciata l’acqua diventasse più alta e più fresca.  Poi si fermò, si lasciò galleggiare, di spalle alla spiaggia, e davanti a sé vide soltanto l’orizzonte che segnava la linea tra il mare e il cielo. Un infinto in cui lei era immersa.
“Tutto per te Silvia, pensa. E’ stato fatto tutto per te. Perché tu un giorno saresti venuta qui..con me!” esclamò Marco.  Silvia  si voltò e gli sorrise, poi riprese di scatto a nuotare. Da tanto tempo si sentiva così bene. Al ritorno in masseria, i ragazzi erano stanchi ma ebbri di mare e di sole.
Dopo una doccia eccoli pronti a ripartire. ”Qui ogni sera c’è una festa” spiegò Marco. “Stasera andiamo a Crispiano, alla sagra della frisella o del fegatino. Non so! Ma deve essere qualcosa di buono.”
“Qui si pensa sempre a mangiare, vero?” irruppe Silvia
Tuttavia il fumo della carne arrosto non le diede la nausea mentre si aprivano un varco tra le bancarelle traboccanti di prodotti tipici. Silvia fu travolta dalle danze mentre Marco la teneva stretta per la vita. Un cocktail di emozioni.
Al  mattino, la colazione era sapientemente disposta sul tavolo, tra biscotti e marmellate fatte in case, profumate di buono. Silvia si sentiva felice e insieme al suo solito caffè,  prese un pezzo di ciambella croccante, che sembrava appena sfornata. Avevano previsto di spostarsi nel leccese e quindi avrebbero cambiato B&B. Un‘oretta e mezza di macchina bastò per rituffarsi nella costa morbida e rocciosa del Salento. Pernotto in un B&B d’altri tempi. Una dimora del settecento  pronta ad accoglierli. Lo stupore aumentò con l’avvicinarsi alla costa. Si fermarono in una piccola baia frastagliata da grotte e rocce calcaree da cui tuffarsi. Sembrava che da un momento all’altro sarebbe spuntata una sirena.
“Sei tu la mia sirena” sussurrò Marco a Silvia mentre sguardi e visi si univano in un abbraccio, come le onde e il cielo. E a Silvia parve davvero che cielo e mare si toccassero nel suo cuore.
Quella sera l’incanto della luna si fuse con il mare  tra chitarre e canzoni.  Un bagno a mezzanotte e poi tutti sotto gli asciugamani, vicini, per scaldarsi e guardare le stelle.
“Le luci delle città uccidono le stelle” mormorò Silvia a Marco, mentre stavano sdraiati a fissare il cielo.
“E non uccidono solo quello..vedi quanto tutto sia bello…bisogna fermarsi a guardare …”
Marco fissò Silvia negli occhi in cui si rifletteva la luce delle stelle. Quella sera sembrò che fiumi di parole e di silenzi scorressero tra i due ragazzi. Davanti a tanta bellezza non si può che tacere a volte.  Non si può che stupirsi. Forse commuoversi. E Silvia si commosse per la bellezza della notte, per la bellezza degli occhi di Marco, e infine per la bellezza che aveva dentro e che ancora non sapeva di avere.
I giorni trascorsero in un’alternanza di mare e di escursioni nei villaggi vicini. A Otranto Silvia si stupì della munificenza del mosaico dell’antica cattedrale, restò turbata dagli ottocento martiri e si commosse osservando gli occhi di un’antica Madonna affrescata che sembravano fissarla colmi di tenerezza materna.  Si fermò sul lungomare, a guardare una luna rosso fuoco e piena di passione, come quella che si sentiva dentro. Un’emozione insolita, un pensiero insolito, quello di non buttarsi via perché ora il mondo le pareva diverso. “Forse ha ragione Marco” pensò “ e se tutta questa bellezza fosse anche per me? Se io ne facessi parte?
“Tutto questo è per te, Silvia” esclamò Marco che sembrava leggere i suoi pensieri.
“Ho dovuto chiedere al cielo il mare più bello e la luna più rossa per poterti accogliere.”.
Marco si allontanò un istante verso il bar dove Giuliana e gli amici stavano già scegliendo i gusti dei gelati. Silvia restò con le braccia conserte sul parapetto del lungomare a lasciarsi cullare dallo sciabordio sommesso delle onde.
Certo Silvia non sapeva come sarebbe andata a finire con Marco, né cosa sarebbe successo dopo quella vacanza. Per ora una cosa soltanto era certa: il mondo era bello e lei faceva parte di questa bellezza. Le era stato donato tutto questo e ciò la riempiva di gratitudine. Inutile buttar via momenti preziosi per distruggersi nei suoi incubi. Lei era lì e tutto le diceva: vivi e sii felice.
Silvia si voltò. Marco era appena uscito dal bar con un gelato in mano. Silvia gli corse incontro e afferrò la cialda tra le mani, leccò il gelato e poi diede un bacio a Marco.
“Sapore di vaniglia e di liquirizia. Buoni. Erano i miei gusti preferiti!” esclamò ridendo Silvia, tuffandosi nel gelato.
“E sembra che lo siano ancora .” le sussurrò Marco. Poi le rubò un po’ di liquirizia e le restituì il bacio fresco di gelato. “Peccato che siano anche i miei preferiti ..dopo di  te” sussurrò Marco.
I ragazzi si sedettero a cavalcioni sul parapetto del lungomare, uno di fronte all’altro e finirono il loro gelato alla vaniglia e alla liquirizia tra baci e risate mentre la luna infuocata di luglio tingeva di rosso il mare scuro della sera, in un’estasi di bellezza.

 

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