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Lupo di mare
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Lupo di mare

64026 Roseto degli Abruzzi
Storie Vere Racconti
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Lupo di mare

visita su Google street view  

 

Salvatore guardava il mare e pareva rotolasse assieme alle onde, aggrappandosi forte alla criniera di schiuma. Il mare era burrascoso, aveva un colore verde marcio, era veramente arrabbiato e incuteva timore, i cavalloni infrangendosi fragorosamente sugli scogli, si spaccavano in altrettante piccole onde, che continuando la pazza corsa, morivano sulla riva per poi tornare indietro, e nuovamente una rincorsa, per poi morire ancora. Salvatore era un pescatore come suo padre, come il nonno prima di lui e come la maggior parte degli abitanti del piccolo paese marinaro. Il paese di Salvatore, Roseto, odorava di salmastro e rose, di selvaggio e pesce fresco, di sabbia bagnata e conchiglie, di pini e resina, era un paese così incontaminato e pittoresco da sembrare irreale, i suoi abitanti erano semplici e schietti, di tempra forte, generosi ed accoglienti. Salvatore aveva la pelle arsa dal sole, le rughe sulla fronte corrucciata gli conferivano un aria severa, gli occhi erano piccoli e neri come tizzoni, le sue mani grosse e tozze erano dure, callose e aride, non c’era un centimetro di pelle senza i tatuaggi delle cicatrici e delle ferite antiche. Era un uomo alto con un fisico muscoloso e possente, i capelli ancora neri tenuti sotto un cappello di paglia che lo riparava dal sole, una camicia a quadri annodata sopra la cintola, un paio di jeans scoloriti e rattoppati così tante volte, da non capire più il suo colore originale, e l’immancabile sigaretta sempre penzoloni tra le labbra callose, con il fumo che sbattendogli sul volto lo costringeva a tenere un occhio semichiuso. Aveva una voce roca e cupa che incuteva timore, specialmente nei bambini, che nel vederlo si nascondevano dietro le gonne della mamma. Salvatore era stato un vero lupo di mare, la sua vita era trascorsa più sulla barca che sulla terra ferma, per questo era un solitario, gli piaceva il silenzio e odiava la confusione, diceva che le persone parlavano troppo  dicendo tante sciocchezze. La sua barca era verde e rossa, verde come la speranza e rossa come l’amore, l’aveva battezzata con il nome di “Marina” perché gli ricordava il mare e se avesse avuto una figlia, avrebbe voluto chiamarla così, anche se in cuor suo, aveva sempre sognato un maschio per imparargli a nuotare, a pescare, a rimagliare le reti, a curare la puntura del famigerato ragnolo, che d’estate mieteva vittime a più non posso, facendo spargere  lacrime di dolore ai grandi e ai bambini e facendo gonfiare come palloni i piedi dei malcapitati e anche del tocco velenoso delle meduse, le impalpabili e leggiadre meduse che parevano dare la scossa al loro contatto; avrebbe voluto condividere i segreti sepolti nel mare con suo figlio. I pescatori avevano grande cura delle loro barche perché erano la loro ricchezza, il loro sostentamento, la loro casa, oltre a verniciarle per proteggerne il legname, le ungevano con il grasso,le lavavano e spazzolavano per scrostarle. A fine giornata le barche stanche  sdraiate sulla sabbia, parevano riposassero e le reti poggiate su di esse somigliavano alle zanzariere sulle culle dei bambini.  Salvatore era un vero personaggio, un saggio, gli chiedevano le previsioni del tempo, consiglio sul pesce da acquistare e le donne volevano conoscere i segreti per cucinare i frutti di mare… ah le donne!… il suo tormento! Era stato veramente bello da giovane, avrebbe fatto invidia a qualsiasi  attore, tutte le ragazze del paese gli facevano il filo, ma lui era fidanzato con Ersilia, una ragazza semplice e seria che conosceva fin da bambina. Il problema più grosso era l’estate quando il paese si riempiva di turisti e Salvatore alla vista di così tante ragazze disinibite e moderne, perdeva letteralmente la testa. Povera Ersilia quante né aveva dovute sopportare! Ma come tutti gli uomini di mare, tornava sempre nel suo porto sicuro, ed Ersilia che lo amava tanto, lo riaccoglieva! Quando il tempo era propizio, i pescatori andavano a largo con le loro piccole barche  colorate per calare le reti. Prima del tramonto tornavano a riva, mentre una nuvola di gente già li aspettava e tutti insieme liberavano i pesci incagliati nelle reti per deporli in grandi cesti di vimini, gli argentei animali sgusciavano freddi e viscidi dalle mani dei curiosi, e con dei poderosi colpi di coda saltellavano sulla sabbia e rimbalzavano boccheggiando con il loro vitreo occhio sbarrato . Ma la cosa  per cui i villeggianti andavano pazzi, era la sciabica…una grande rete estesa a “U” in mare, tirata alle estremità dalla folla accalcata dal pomeriggio per essere protagonista dell’evento, veniva così trascinata  a riva ricca e straripante di pesce. I pescatori elencavano i nomi dei pesci, dei crostacei, dei mitili, mentre tutti gli astanti ascoltavano stupiti di quante varietà di pesce popolavano il mare. Le famose vongole, le telline, le cozze, i cannolicchi, le pannocchie, erano amate dai bambini che, seduti in acqua sotto la sorveglianza delle mamme ansiose, scavavano con le manine per catturare le vongole e deporle in un secchiello d’acqua, mentre  si sentiva sempre una mamma esclamare “Bravo tesoro, trovane tante, che domani ci cuciniamo la pasta!” C’era un pesciolino piccolo piccolo piccolo chiamato “papalina”, faceva da prima donna fra i pesci, fritto era una delizia al palato,  non aveva bisogno di essere spinato ma si mangiava così, tutto intero, molto spesso dopo una sciabicata propizia, i pescatori accendevano un gran fuoco e cucinavano il frutto della pescata, offrendo la cena ai partecipanti, c’era sempre qualche esibizionista che volendo catturare l’attenzione, prendeva la papalina per la coda e la mangiava cruda, suscitando un “ooohh” di meraviglia e una smorfia di schifo da parte dei più piccoli. Il 15 Agosto era la festa dedicata alla Madonna, la festa della “Maria Assunta” il paese intero era in fermento per i preparativi, in quel periodo Roseto era pieno zeppo di villeggianti e c’era aria di festa e di gioia ovunque. L’ antica tradizione  della processione delle barche che trasportava la Madonna sul mare, era un onore per la barca che ospitava la statua sulla prua, aprire il corteo. La statua benedicente era propiziatoria per la pesca e per il mare, augurava prosperità e lavoro a tutti, mentre le altre barche stracolme di turisti seguivano la rotta fino al raduno per ascoltare la santa messa. Durante la sfilata una folta popolazione si raccoglieva sulla riva,  smettendo le proprie attività  si fermava nell’attesa del passaggio della statua della Vergine, alcuni devoti si inginocchiavano e tutti i presenti  facevano il segno della croce in  religioso silenzio.
Quel giorno Salvatore era preoccupato perché il mare minacciava tempesta e alcune barche avevano preso il largo non curanti dei consigli degli anziani. Con gli occhi senza colore Salvatore disse ”Non ce la faranno mai a tornare con questa corrente, verranno spazzati via dalla furia del mare!”. Le ore trascorrevano e il mare si faceva sempre più spaventoso, le onde giungevano fin quasi sulla strada, il sindaco del paese aveva dato l’ordinanza di sgombrare le abitazioni adiacenti al lungomare, tutti si adoperavano l’un l’altro, preparando carretti carichi di materassi e coperte e sopra di essi venivano sdraiati i bambini addormentati. C’era panico ovunque ed anche se l’ululare del vento e del mare copriva il vociare della gente, la paura era palpabile. Pareva l’esodo dall’Egitto, ma questo mare si sarebbe spalancato ugualmente?
Ersilia era corsa dal marito, perché conoscendolo aveva intuito i suoi piani “Salvatò, non fà li mattità!! Tu non sei un eroe…ma ci pensi a me?” mentre parlava gli stringeva forte il braccio, ma Salvatore neppure l’ascoltava, aveva lo sguardo fisso al mare, pareva ipnotizzato, voltandosi di scatto rispose “Se fossi io in mare ora, non strisceresti da qualcuno perché venisse a salvarmi? Rispondi!”, Ersilia piangeva tacendo perché era vero, sarebbe andata strisciando per cercare un anima buona che salvasse il suo amore. Mentre il via vai assurdo continuava, le strade iniziavano a bagnarsi con le ondate che avanzavano, le famiglie evacuavano la zona, cercando ripari di fortuna mentre una pioggia fitta iniziava a scendere. Salvatore parlava con altri pescatori, doveva salpare prima che si facesse troppo buio, avevano le lanterne, le famose lampare che da lontano sembravano le lucciole, ma con il vento, la pioggia, il buio, le onde gigantesche, era impossibile cercare la barca dispersa. “In quanti erano…qualcuno sa dirmelo?” chiese Salvatore, chi diceva quattro, chi sei, chi giurava di aver visto  due barche, comunque ormai c’era poco da attendere, i familiari dei dispersi piangevano disperati, erano frastornati e non sapevano cosa fare.
Salvatore chiese ad alcuni uomini di aiutarlo a spingere la sua barca in mare, la barca veniva fatta scivolare sopra le palanche di legno fino a che non fosse calata in acqua. Il vecchio lupo di mare saltò nell’imbarcazione senza voltarsi e restando in piedi iniziò a remare poderosamente, era come un gladiatore sul cocchio ad ogni remata frustava le onde che lo sballottavano da una parte all’altra, gli riempivano il natante di acqua, gli facevano perdere l’equilibrio e lo disarcionavano. Ma Salvatore era tenace, non si dava per vinto, si rialzava e ricominciava. Dopo un po’ era scomparso dalla vista di tutti, Ersilia pareva diventata piccola piccola e mentre piangeva, si stringeva lo scialle nero intorno alle spalle pregando la Madonna di proteggerlo, le altre donne si unirono a lei e cominciarono una litania di preghiere. Le ore trascorrevano pesanti come macigni, sotto una pioggia fitta, il mare aveva iniziato ad urlare a causa del vento, i pescatori e gli uomini del paese con la mano sulla fronte scrutavano l’orizzonte. Salvatore aveva trovato la carcassa della barca incagliata tra gli scogli, era rovesciata e due ragazzi si erano riparati lì sotto “Uagliò state bene?” chiese il lupo di mare, i ragazzi visibilmente sotto choc dissero di sì con la testa, mentre la pioggia li schiaffeggiava sul volto, le onde cercavano impietose di trascinarli via, li aiutò a salire sulla barca ormai piena di acqua e sparò in aria un razzo per avvisare di aver ritrovato i superstiti. I due ragazzi dissero che con loro c’era il nonno ma dopo che la barca si era rovesciata, non lo avevano più visto. Salvatore girò attorno agli scogli guardando la direzione della corrente, con un bastone con un grosso uncino di ferro, si aggrappò agli scogli per impedire alle onde di sbatterci contro. Era difficile in quell’inferno vedere qualcosa, quando uno dei giovani notò un pezzo di stoffa sporgere da un’insenatura. Salvatore sfidò le forze di gravità e legando una fune alla cintola e fissando l’altra estremità alla barca, si calò tra gli scogli. Le onde lo sommergevano, arrancava senza sapere neppure dove aggrapparsi, le mani sanguinavano per lo sforzo, aveva trovato la salma di un vecchio riverso a faccia in giù. Aiutato dai ragazzi lo issarono sulla barca e presero la via del ritorno. Da lontano Ersilia riconobbe il suo uomo, iniziò a piangere e ringraziare il cielo di aver ascoltato le sue preghiere. La folla si accerchiò attorno al corpo della vittima, gli uomini si tolsero il cappello e le donne fecero il segno della croce. Salvatore era un uomo di mare, un uomo duro, un uomo tenace, un uomo che aveva il sapore del sale sulla pelle, un uomo riservato e restio ma non si risparmiava, il suo cuore era pieno di generosità da condividere con gli altri, Salvatore era un lupo di mare e dal mare aveva tratto la sua forza.

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  1. Giuseppe Mistretta
    Originalità

    Coinvolgimento

    Stile

    Appassionata coinvolgente descrizione di paesaggi, Deliziosamente scorrevoli i pensieri espressi per aggettivi sempre appropriati e mai esosi,contrariamente a narrative retoriche o banali oramai aimè virali.
    In alcuni istanti l’autore sembra toccare i personali desii, ancorché fantasie. Sicuramente una piacevole lettura!!!! Giuseppe Mistretta

    6 anni fa
  2. Aloi Valeria
    Originalità

    Coinvolgimento

    Stile

    Una storia coinvolgente appassionante,a tratti “cinematografica “nel senso che le parole,Grazie alla spiccata comunicativita”dell’autrice, diventano immagini.Complimenti!

    6 anni fa
  3. Moretti Andreina Proprietario Scheda

    Grazie per il tuo giudizio Giuseppe, volevo solo precisare che ho descritto un avvenimento della mia infanzia…tutto ciò che ho descritto è rigorosamento vero e tutti i fatti accaduti. Scrivo solo e sempre storie vere, è il mio stile ormai. Grazie sei stato molto gentile 🙂

    6 anni fa

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    Moretti Andreina

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