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L’Orso

L’Orso

20822 Seveso (MB)
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L’Orso

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Quel mattino avevo acceso il televisore, non lo facevo mai in quelle ore o, meglio, non lo facevo mai. Il televisore in casa mia si accendeva solo la sera e dopo mangiato, per non disturbare il pasto. Così io vedevo i programmi in modo frammentario, passando dalla cucina alla sala da pranzo, finché non avevo finito di riordinare.
Per fortuna avevo un intuito pronto e riuscivo ugualmente a seguire il filo del racconto televisivo. Del resto non erano molti i programmi scelti dai miei che mi interessavano  e i documentari di viaggio o di scienza, che mi appassionavano particolarmente, non erano condivisi.
Quella mattina c’era una specie di caccia all’orso, con inquadrature bellissime e tanti animali che certo non avrei incontrato in giardino.
In particolare campeggiava un orso, grosso, espressivo, forte e sembrava che l’argomento di quel documentario fosse proprio la storia di quell’orso. Era stato catturato, perché appartenente ad una specie a rischio di estinzione e sarebbe stato portato in una zona protetta, in una grande gabbia, dove forse avrebbe anche potuto accoppiarsi.
Seguivo le sequenze del racconto e mi sentivo sempre più simile a quell’orso: anch’io avevo perduto la mia libertà. Anch’io ero finita in una zona protetta e avevo potuto accoppiarmi. Avevo avuto dei figli, che ora non erano con me, io ero vecchia, e avevo inanellato giorni in una specie di inerzia, inerzia della volontà, della mente, per potermi uniformare ai bisogni degli altri, per aver cura di loro.
L’orso mi guardava chiuso nella sua grande gabbia e il cacciatore spiegava che era stato salvato, che lì avrebbe forse potuto procreare, bastava che si adattasse alla nuova vita, ma che sarebbe stato accudito secondo le regole da personale specializzato.
Lui, l’orso era particolarmente silenzioso, emetteva bassi mugolii quando gli uomini lo avvicinavano. Erano finite le inquadrature che lo mostravano libero, in cerca di cibo, intento ad accumulare quel grasso che doveva servirgli per superare il periodo di letargo, l’inverno, quando sarebbe stato dimentico della stagione dell’amore e non più alla ricerca della femmina con cui accoppiarsi.
Ora era nella gabbia, gli altri avrebbero scandito i suoi tempi e pensato ai suoi bisogni. Cosa poteva desiderare di più?
Certo a lui non si chiedeva gratitudine, non aveva autocoscienza, non aveva doveri, lui.
Io aspettavo i primi piani dell’orso per scrutare i suoi occhi e non ero sicura di cogliere adattamento, assuefazione alla nuova condizione di vita, ci vedevo tutto il mio rancore, tutta la mia tristezza per essermi lasciata ingabbiare, per aver accettato che i doveri erano solo miei e aver subito, senza fare opposizione, gli sguardi increduli di chi assisteva alle mie brevi ed inconcludenti ribellioni e si stupiva, perché proprio ora, perché, dopo che avevo accettato il mio ruolo  di servizio per tanto tempo, perché ora sentivo il peso di tutto il male di vivere che gli altri mi avevano gettato addosso, a piene mani, tanto io ero forte, ero madre, ero l’orso.
Dovevo avere una strana espressione ed uno strano atteggiamento se quella mattina nessuno mi chiedeva nulla e anzi arrivavano persone che non avevo mai visto.
C’era un signore vestito con eleganza accompagnato da una giovane donna in camice: “Venga con noi, signora”, diceva la giovane, e mi cingeva le spalle con un braccio. L’altro andò a spegnere il televisore, ma io volevo vedere l’orso e allora emisi uno strano grido, un ruglio, come quello che avevo sentito fare all’orso quando era particolarmente eccitato.
A quel punto, al mio grido, vidi che c’erano anche i miei familiari nella stanza e piangevano. Io avevo sulle spalle il braccio della giovane donna che mi portava via, forse nella gabbia dell’orso.

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  1. Patrizia Savi
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    …la tristezza che ha spento l’anima…vorrei che avesse un proseguo questa storia, perché sempre c’è il cielo sereno dove è stato il temporale. Scrivere è filare anche il dolore ma è anche sanarlo, questo io credo.

    5 anni fa
  2. nantonella
    Originalità

    Coinvolgimento

    Stile

    Pensavo sarebbe continuato come un racconto dell’Orso….Che bella storia

    5 anni fa

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