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Le mattine profumano di caffè

Le mattine profumano di caffè

64026 Roseto degli Abruzzi (TE)
Emozioni Racconti
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Le mattine profumano di caffè

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Le notti hanno l’odore di selvaggio…le mattine invece, profumano di caffè.

Non c’ è cosa più bella al mondo, che svegliarsi rapiti dall’aroma fragrante del caffè, è l’unica forza esistente, capace di buttarci giù dal letto usando il suo aroma.

In estate quando le finestre spalancate, permettono agli olezzi di vagare di balcone in balcone, il profumo del caffè è un richiamo antico  e magnetico; quante volte ci scopriamo con il naso all’insù e gli occhi chiusi, ad aspirare profondamente, la scia profumata del caffè?  La mia vicina di casa, la signora Marisa, non è sposata, è una citella…non zitella, non è un errore ortografico, ma citella, in quanto le persone acide, le apostroferei con questo appellativo! Comunque dicevo, che la signora Marisa,  ogni qualvolta mi incontra, con la sua vocina stridula e fastidiosa esclama “ Giulia ti svegli presto al mattino… mi accorgo della tua presenza dal buon profumo di caffè, che esce dalla vetrata della tua cucina, inondando l’intera via!” A quel punto vengo spinta dal desiderio di risponderle “ Signora Marisa, si sveglia presto anche lei quindi, altrimenti non potrebbe accorgersi dell’odore del mio caffè!” e ad essere sincera aggiungerei qualche piccola cattiveria, come “ Non si impicci dei fatti degli altri… esca a fare una passeggiata invece di sbirciare la vita dei vicini dalla finestra.” Ho capito però che  il caffè oltre ad essere un energizzante, uno stimolante, un rinvigorente, fa anche la spia con il suo profumo.

E’ la bevanda più diffusa nel mondo, si consuma in casa, sdraiati sul divano, in ufficio, al bar, di corsa davanti ad un distributore automatico, da soli o in compagnia, il caffè è la celebrazione del piacere. Come  ogni rituale che si rispetti, la preparazione di un buon caffè,  ha bisogno del suo tempo,  senza fretta si svolge la sua liturgia… un buon caffè va lasciato sul fuoco a fiamma bassa, per scaldare l’acqua, contenuta nella caldaia della caffettiera, lentamente, con  dolcezza, fin quando quasi come per magia  la consistenza cremosa della miscela, fa capolino gorgogliando e… schiumando fuoriesce scivolando lungo il bordo della moka, impazienti alziamo istintivamente il coperchio, per controllare che il miracolo si compia sotto i nostri occhi, e ci lasciamo invadere piacevolmente dal suo odore, desiderando di sorseggiarlo avidamente.

Io credo che il caffè sia un’ alchimia, perchè contiene gli elementi base della vita: Terra, Acqua, Fuoco, Aria. Terra in quanto la polvere macinata del caffè somiglia alla terra per consistenza e colore ed inoltre la pianta del caffè è frutto della terra. L’acqua è l’elemento occorrente per creare la bevanda, il fuoco invece, è il calore della fiamma che lo fa bollire…ci chiederemo a questo punto “ e l’aria ?” L’aria è l’aroma profumata che giunge fino a noi.

Quante volte abbiamo sentito dire :“ vediamoci per bere un caffè insieme!” “Ti racconterò tutto davanti ad una tazzina di caffè!” “Quando vieni a prendere un caffè da noi, per parlare un pò?” Davanti ad una tazzina di caffè  bollente, vortica tutto il mondo, amori iniziati, amori finiti, persone che si conoscono, affari di lavoro, comunicazioni importanti, confessioni, sfoghi, lacrime, gioie, dolori, notizie, novità…sono giunta alla conclusione che, di fronte ad una buona tazza di caffè si riesce a confessare perfino una colpa o svelare un arcano segreto.

E’ importante guardarsi negli occhi mentre si gira il cucchiaino nella tazzina, per sciogliere lo zucchero o mescolare bene la bevanda  perchè in quel magico rituale si crea un feeling irripetibile …è importante guardarsi negli occhi, perché ogni caffè ha la sua storia e viene raccontata guardandosi negli occhi…gli occhi sono importanti…

Quel giorno, ero seduta sotto l’ombrellone di paglia colorato del lido “Il granchio”, sorseggiavo il mio caffè  non disturbata dalla calura che incombeva, era l’ora in cui i villeggianti facevano ritorno a casa per il pranzo, si avvertiva la pace del sonnellino pomeridiano. Il primo pomeriggio di Agosto era stranamente silenzioso, sembrava che l’afa avesse stregato l’aria ingoiando i rumori; ero sola sopra il terrazzo del lido, mi  concentravo meglio nella scrittura del racconto, senza distrazioni alcuna, quando ad un tratto, un uomo alto, di media corporatura, i capelli brizzolati e corti, inciampò nel piede del tavolo, facendo volare via tutti i fogli dei miei appunti…erano sparsi come stracci candidi su tutto il terrazzo, fortunatamente non c’era neppure un alito di vento, ma io mi precipitai ugualmente, lesta nel recuperarli…”Mi scusi, sono  veramente mortificato!” esclamò l’uomo con voce imbarazzata, risposi senza neppure degnarlo di uno sguardo, intenta a ritornare in possesso dei miei preziosi scritti, riordinando le pagine in ordine numerico“ Non importa, non è successo nulla di irreparabile…fortunatamente!”  Notai  l’uomo  allontanarsi stendendo la mano davanti al suo corpo, disegnando dei grandi cerchi virtuali, che andavano da sinistra a destra , come se cercasse qualcosa nell’aria, si fermò davanti alla sedia che gli sbarrava il passo, tastandola con le mani in tutta la larghezza, la sistemò ad una certa distanza dal tavolo, e si accomodò lentamente dando le spalle al mare…” E’ cieco!” pensai,  a quel punto, mi prese uno strano senso di colpa, non lo  avevo neppure ritenuto degno di uno sguardo, preoccupandomi esclusivamente dei miei scritti, lo avevo subito giudicato un uomo maldestro  … ma non era un distratto, bensì un non vedente. Avevo un nodo allo stomaco, lo stesso nodo dei momenti di agitazione e tensione; mi sedetti nuovamente, con mille pensieri che si accapigliavano fra loro,  il caffè non si era rovesciato, ma si era ormai raffreddato “Non importa “ pensai “ A me piace anche freddo”  sorseggiai la bevanda fino all’ ultima goccia, schioccando la lingua avida di assaporare e trattenere, il gusto aromatico del buon caffè. La curiosità di osservare l’uomo dai capelli corti e brizzolati mi impediva di andare via, mi affascinava la sua sicurezza, non doveva essere facile camminare da soli, senza cane  e bastone per chi vive nel buio perenne… mentre inseguivo i miei pensieri, vidi sopraggiungere una donna bionda con un abito fresco e leggero dello stesso azzurro del mare,  indossava grandi occhiali scuri e delle ciabattine in cuoio dal tacco basso, mi colpì la sua pelle dorata,  che emanava un gradevole odore di crema abbronzante al suo passaggio,  i capelli lucidi e mossi ondeggiavano morbidamente ad ogni passo come se fossero in possesso di vita propria . Un  giovane cameriere accompagnò  la distinta signora, al tavolo dell’uomo dai capelli brizzolati, che accortosi del loro sopraggiungere, si alzò di scatto, urtando nuovamente il tavolo che traballò vorticosamente, ma fu prontamente trattenuto dal cameriere, che si rivolse all’uomo dicendo “Signor Federico, la signora Melania è arrivata” Federico proruppe “ Mia dolce Melania, non vedevo l’ora di averti con me!” e chinò lievemente il capo ed il busto in avanti, in un elegante inchino, Melania sorridendo rispose  “Grazie caro Federico, ho tante novità da raccontarti!” il cameriere scostò delicatamente la poltroncina in vimini dal tavolo, prese con delicatezza la mano della donna e la condusse a sedersi, poi si congedò. La coppia restò sola, ci fu un attimo di silenzio, io mi feci più attenta e curiosa, quasi più vicina, per poter ascoltare il loro dialogo, c’era qualcosa di magnetico in quell’incontro e non volevo lasciarmelo fuggire via. Una leggera brezza si alzò dal mare, era piacevole come una carezza, l’odore di salsedine stordiva i sensi…Notai che il cameriere sistemò delle rose in un vaso e le poggiò sul tavolo di Federico e Melania, lei dilatò le narici assorbendo l’odore dei fiori, ma non le toccò…era strano, avevo la sensazione che qualcosa non fosse chiaro. Federico alzò la mano per chiamare il cameriere, il giovane lesto, sopraggiunse per ricevere la loro ordinazione, Federico si rivolse a Melania “Mia cara cosa gradiresti? Io preferirei un caffè lungo e macchiato con latte freddo e tu Melania?” La donna rispose “ Mi piacerebbe un caffè ristretto con una spruzzata di panna montata…la dieta si ribella alle mie scelte, ma io adoro prendere il caffè con la panna!” il cameriere si allontanò  mentre il cenno della mia mano attirò la sua attenzione che sopraggiunse lesto “ La signora desidera altro?” sorridendo risposi “Si, vorrei un altro dei vostri ottimi caffè!”. Sentivo la macchina del caffè triturare i chicchi per macinarli finemente, l’aroma del caffè ci avvolgeva più della calura estiva, e in ogni cosa veniva impresso il suo odore,  per un attimo mi ero distratta,  mi voltai per controllare la coppia che discorreva pacatamente, quasi intimamente. La donna non guardava Federico, il suo sguardo era attratto da un imprecisato punto  sul lato destro dell’uomo, si toccava convulsamente le mani affusolate e morbide, torturando le lunghe dita, era certamente nervosa, mentre lui  rischiarava continuamente la voce per nascondere l’imbarazzo. Parlavano sommessamente, quasi bisbigliando, i loro volti si sfioravano, ma i loro sguardi non si incontravano mai,  sembravano complici che si attraevano e si respingevano, il sorriso di lei illuminava anche il viso di Federico; giunse il cameriere ad interrompere un momento quasi magico , poggiò  per prima la tazzina con la spruzzata di panna,  dinanzi a Melania  e poi sistemò con la stessa premura la tazzina di caffè lungo, per Federico, passando davanti al mio tavolo, vi  poggiò il mio caffè, lanciandomi una rapida occhiata di commiato. Eravamo soli, ma esistevano solo loro due, l’universo intero stava cospirando perché queste due anime si incontrassero, c’era qualcosa di candido e immacolato in loro, ma ancora non riuscivo a svelarne l’arcano.  Il mio sguardo era catturato da loro, giravo lo zucchero con il cucchiaino, aspettando che si sciogliesse, restando con gli occhi rapiti sulla coppia “Potrei scrivere una storia su questo incontro” pensai,  “potrei scrivere storia d’amore e di caffè”, mentre alzavo la tazzina avida di saziare le mie papille gustative, Melania si sfilò gli occhiali e li poggiò sul tavolo, poi con le mani tastava la tovaglia, trovò la tazzina e con il dito medio ne  percorse il bordo, sentì la manichetta, l’ afferrò e l’ accompagnò con l’aiuto dell’altra mano  alla bocca, “E ’cieca anche lei!” sussurrai in un fil di voce troncato in gola… ecco che cos’era che non riuscivo a capire! Ecco  perché i loro sguardi non si incrociavano mai…ero presa da questi pensieri quando Melania si volto dalla mia parte e vidi i suoi occhi vuoti, due fari spenti e afflosciati su di un volto stupendo, abbassai lo sguardo quasi timorosa di ferirla, era bellissima e indifesa ed io ero lì a invadere la loro intimità, il sole si era oscurato per entrambi ma la vita continuava con le sue luci. Federico e Melania sorseggiavano la loro bevanda sorridendo, si accarezzavano vicendevolmente il volto per conoscersi…Federico delineava le labbra di Melania con le dita, toccava i suoi occhi, le orecchie, il naso,  le accarezzava i capelli, annusava la sua pelle…avevo i brividi che mi percorrevano tutto il corpo, li trovavo magnifici.

Non potevo restare in disparte a spiarli, dovevo confessare la mia colpa, avevo bisogno di scusarmi per essere entrata in punta di piedi nel loro buio, per spiare il loro amore…erano dolcissimi nelle loro effusioni, come dei cuccioli bisognosi di coccole, si annusavano affinchè  l’odore dell’altro impregnasse la propria essenza,  si strusciavano in un contatto di appartenenza.

Mi alzai senza riflettere ulteriormente, dando retta al mio istinto vagabondo, mi avvicinai al loro tavolo d’amore e mi soffermai ad un palmo dalla coppia, che avvertì subito la mia presenza nell’aria, nell’odore, nei suoni raminghi e forse anche nei pensieri, si voltarono all’unisono nella mia direzione, si stringevano le mani ed avevano la medesima espressione…con il mento leggermente alzato ed il capo dolcemente  reclinato all’indietro, come a percepire meglio le onde sonore…con voce rotta dall’emozione dissi  “Buon pomeriggio, mi chiamo Giulia Novelli e sono una scrittrice” l’uomo esclamò di getto “Erro o ci siamo già conosciuti?… è la signora a cui poco fa,  ho fatto cadere i fogli …mi scusi ancora…” ripresi la parola all’istante, se la ragione avesse preso il sopravvento, mi sarebbe stato impossibile rimpossessarmi del coraggio… continuai emettendo un profondo respiro, dissi ciò che forse non avrei dovuto dire ,ma che volevo assolutamente svelare “ Si, ci siamo incontrati poco fa…volevo dirvi che la vostra bellezza, il vostro amore, la vostra tenerezza, mi ha colpito il cuore, un emozione rara mi ha rapito , mi sembrava di rubare istanti irripetibili di una favola senza tempo,   il mio desiderio più grande sarebbe quello di conoscere la vostra storia… So di  chiedere qualcosa di intimo e privato, che appartiene solo a voi due…” Federico mi interruppe “ Giulia siediti con noi…ti prego!“ Melania aveva un espressione dolcissima e il suo sorriso cancellò per un attimo il mio imbarazzo, guardavano entrambi nella mia direzione, sembrava mi leggessero dentro, la donna si scostò elegantemente un ciuffo di capelli dal volto, poi mi porse la mano dicendomi “Io mi chiamo Melania…non devi imbarazzarti di sentirti attratta dall’amore che emaniamo, l’amore è una grande forza che ha un potere inaudito,  ci ha consentito di vivere la più bella storia d’amore e di buio,  mai esistita al mondo” mi teneva la mano tra le sue e l’accarezzava come si accarezza un bimbo, ero commossa e non capivo la motivazione, non conoscevo la loro storia ma già sapevo che sarebbe stata dolcissima. Federico sospirando esclamò “ Prendiamo un altro caffè perché il caffè è un cantastorie e crea l’atmosfera giusta cominciando dal buon gusto che lascia in bocca“ alzò il braccio indicando di portare altri caffè e il cameriere lesto al cenno rispose “ Subito signor Federico…tre caffè al tavolo 5”

Fummo serviti velocemente e mentre giravo lo zucchero nella tazzina, osservavo i miei due nuovi amici negli occhi e mi accorgevo che anche loro si guardavano pur senza vedersi realmente…si guardavano in profondità…chi è cieco vede meglio di chi pensa di vedere…”Melania è nata cieca a causa di una malattia congenita” proruppe l’uomo  “era bellissima fin da piccola, io l’ho conosciuta tra i banchi di scuola e me ne innamorai subito…  ci vedevo bene ed avevo buon gusto.  Eravamo amici inseparabili e condividevo con lei i miei occhi, i pensieri, le azioni, eravamo un individuo solo in due corpi. Man mano che diventavamo grandi e adulti, la nostra amicizia diveniva una catena sempre più forte che ci legava alla vita insieme…non sarei mai riuscito a pensare ad un esistenza lontano da lei…lei era i miei occhi e io le sue gesta. Decidemmo di comunicare alle nostre famiglie la decisione di sposarci… ero il  rampollo di una ricca famiglia aristocratica, mentre Melania era figlia di un povero operaio che non riusciva a sbarcare il lunario…una famiglia onesta ma povera. La mia famiglia aveva vissuto, facendo finta di non rendersi conto del mio amore profondo per Melania, speravano in un capriccio passeggero, il vivere nell’agiatezza apporta mentalmente alla suddivisione delle classi sociali, gli uomini non sono tutti uguali ma vengono dipartiti a seconda del reddito, più si è ricchi e più si è prestigiosi. I miei genitori giunsero meschinamente a dirmi “ Federico caro, ti sei semplicemente convinto di provare un nobile sentimento, per questa sventurata ragazza, certamente sarà pietà, pena…Sei giovane e come tutti i giovani un’idealista, ma la vita va avanti e per le persone del nostro rango il futuro è in salita…in questa ascesa non c’è posto per Melania.” Federico era visibilmente sofferente nel narrare i fatti ma continuò mascherando maldestramente la sua rabbia “ Non dimenticherò mai la loro espressione quando risposi “ Io non ho pietà di lei, ma nutro un grande amore…un amore che mi rende migliore…sono disposto a disubbidire al vostro volere. Mai nessuno aveva contraddetto gli ordini dei miei genitori.

Ci divisero allontanandoci, io fui trasferito in un college inglese e lei restò sola…mio padre mi avvisò che se avessi trasgredito ai suoi comandi o avessi provato a rivederla, sarei stata diseredato.

Impazzivo senza Melania, non riuscivo più a vivere, non studiavo, non mangiavo e non  dormivo…pensavo a lei da sola e senza i miei occhi, che le davano la possibilità di vedere il mondo…”

A quel punto Melania commossa fino alle lacrime continuò il racconto “Non riuscivo a vivere neppure un giorno senza Federico, mi sentivo sola e mi rifiutavo di socializzare con i miei coetanei  perché non volevo la pietà di nessuno…volevo solo l’amore di Federico.”

Federico continuò “Una notte in preda alle mie ansie, sgattaiolai fuori dalla mia camera, avevo accuratamente nascosto i vestiti e le scarpe nel bagno infondo al corridoio, li indossai…scesi senza far rumore scalino dopo scalino…dietro alla scalinata era posta una porticina, che veniva usata solamente dal custode, questa dava accesso ai suoi appartamenti e al giardino che circondava l’intero college, recintato da un’altissima rete. Al costo di una stecca di sigarette e della cioccolata, il custode mi aveva promesso di lasciare aperta la porticina in legno scuro ed anche il cancello del giardino,  in cambio della marmellata, dei biscotti fatti in casa, del miele e tutte le provviste alimentari, che la mia famiglia mi inviava, avrei avuto  una vecchia auto con le chiavi infilate nel cruscotto, ad attendermi all’esterno.

Ero un pessimo guidatore, ma il desiderio di riabbracciare Melania mi spingeva a lottare contro ogni paura; tremante ed infreddolito, salii sulla sgangherata auto del custode e iniziai la disperata corsa verso casa. Si sarebbero accorti della mia fuga al far del giorno, ma a quell’ora  sarei stato già lontano di lì. Guidai ininterrottamente tutta la notte, era quasi l’alba e il cielo iniziava a rischiararsi, le strade erano deserte e uno strano torpore iniziò ad impossessarsi di me…lentamente le palpebre si facevano pesanti, le tenevo difficoltosamente alzate, finchè mi addormentai senza neppure accorgermene…ricordo il buio e poi …lo schianto assurdo…ad una curva finii fuori strada, precipitando in una scarpata ripida e scoscesa, rotolai  rimbalzando su me stesso, la vecchia macchina fu presto ridotta in un ammasso di lamiere taglienti…la corsa terminò alla fine della spaventosa scarpata,   non percepivo più nulla perchè avevo perso conoscenza; mi svegliai dopo tanto tempo…ero in un ospedale, avevo subito molteplici operazioni, le mie ossa erano quasi tutte rotte, avvertivo dolore ovunque ed in più con la benda sugli occhi non riuscivo a vedere nulla…ero vivo o ero morto? Avevo ancora l’amore per Melania…ero vivo! Mi sedavano perché il dolore era insopportabile e alleviavano le mie pene con i continui calmanti, temevo di divenire dipendente dalle sostanze, mi rendevo però conto che non avrei potuto farcela senza. La mattina seguente giunse qualcuno che mi disse “Buongiorno come si sente questa mattina? Sono il dottor Samuel…io non credo nei miracoli, ma nel suo caso si è verificato un vero ed autentico miracolo. E’ stato sottoposto a sedici interventi, ha quasi tutte le ossa frantumate, il polmone sinistro perforato, la milza spappolata, trauma cranico, ha subito suturazioni multiple…” il dottor Samuel si era interrotto, capivo che doveva dirmi qualcosa di doloroso e un vuoto spaventoso entrò dentro di me…poi continuò “ Come si chiama… non siamo riusciti a trovare neppure un documento che la identificasse!”  risposi istintivamente “ Mi chiamo Federico Volpinetti” il dottore continuò “Signor Volpinetti…purtroppo lei ha perso l’uso dei suoi occhi…non abbiamo potuto salvare la sua vista…mi dispiace molto mi creda…quando…” il dottore parlava, continuava la sua dettagliata spiegazione… il suo bla bla bla mi giungeva informe e senza suono, ero presente con il corpo ma la mia mente correva alla mio unico motivo di vita…lo interruppi bruscamente “Dottore ho bisogno che lei cerchi una persona per me…”

Dopo qualche giorno udii la voce da me tanto amata sussurrarmi “Amore mio, sono qui…non avere paura del buio, ti aiuterò…” avrei voluto abbracciarla forte e non lasciarla più andare via , ma le mie ossa me lo impedivano…”

Federico guardò nella mia direzione e sembrava mi vedesse, mi prese un gran nodo allo stomaco, era un uomo molto bello dai modi distinti e gentili “Vivo con Melania l’abbraccio senza fine che non ho potuto darle quel giorno…lei mi ha insegnato a guardare nel buio, non ho bisogno di luce  o del sole perché il mio sole è lei!” Sul viso di Melania scorrevano delle lacrime che brillavano…erano meravigliosi era meravigliosa la loro storia,  Melania con una voce dolce più del miele disse “ Le mattine profumano di caffè perché al risveglio, davanti ad un buon caffè, ci promettiamo  amore eterno, perché ogni giorno ribadiamo la nostra storia infinita e senza tempo.”

L’incontro con Federico e Melania mi ha arricchita, mi ha donato la consapevolezza che l’amore vince, supera, spera…la loro storia e divenuta un romanzo da cui è stato tratto un film…  ancora subisco la magia e l’incanto dei loro occhi spenti che guardano ciò che io non vedrò mai.

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  1. Anna Profumi
    Originalità

    Coinvolgimento

    Stile

    Un brano che si snoda delicatamente tra le pieghe del sentimento. Ti coinvolge e fa riflettere.
    Bravissima l’autrice nel tratteggiare i protagonisti e la trama che pare una favola dei giorni nostri.
    Complimenti di vero cuore!

    6 anni fa
  2. Moretti Andreina Proprietario Scheda

    Grazie Anna Profumi, ti rivelerò un segreto: questa è una storia vera…è il mio incontro con uno scrittore non vedente. Sono felice di averti coinvolta

    6 anni fa

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    Le mattine profumano di caffè

    Moretti Andreina

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