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Il Paese della Focaccia col Formaggio

Il Paese della Focaccia col Formaggio

16036 Recco
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Il Paese della Focaccia col Formaggio

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Recco? Questo paese della Riviera Ligure di Levante di cui molti ignorano l’esistenza, e dove mai pensavo di trovarmi, deve la sua fama alla focaccia col formaggio. Da una parte il mare con gli scogli, dall’altra le colline. L’Aurelia lo divide in due parti. Un torrente scende da monte perpendicolare al mare e lo attraversa. Era un paese di poche migliaia di abitanti, fatto di case, casette e orti. Casette di pietra a secco e case di mattoni, con le facciate colorate di rosso e giallo.
Recco era la perla della Riviera. Il suo centro era un pugno di antichi vicoli e portici attorno al Municipio. Sulla spiaggia non si vedevano le facce torpide dei bagnanti, ma mani da secoli esperte armavano un veliero. Si, sulla piccola spiaggia si costruivano velieri per la pesca. L’Aurelia sarà stata di ciottoli al tempo delle carrozze a cavalli, non so. Arrivarci da Genova o da Rapallo in carrozza non sarà stata una cosa facile per il cavallo, tra salite, discese e curve. Scendere a Recco dalle colline sovrastanti sarà stato un piccolo viaggi avventuroso a quei tempi per il contadino che portava giù olio, legna e farina. Un mondo chiuso di uomini coi baffi che sposavano donne di famiglia. Niente turisti e seconde case allora, le famiglie nobili e benestanti di Genova andavano a villeggiare nell’entroterra. Era di moda il fresco e non il sole e il mare.
Vita grama per molti recchesi, suppongo, anche se non peggio che altrove, di conseguenza grande emigrazione soprattutto in Argentina. Un ligure tira l’altro, partivano portando tutto quello che avevano in una coperta arrotolata, fatta di toppe.
Che cosa è Recco al tempo d’oggi?
Il treno cambiò il destino di Recco a causa del ponte della ferrovia che passa sopra al paese. Nella seconda guerra mondiale questo ponte era vitale per le comunicazioni, buttarlo giù significava isolare una buona parte della Liguria e tagliare il collegamento con la Francia. E difatti il ponte fu buttato giù dalle bombe degli aerei Alleati. Ma col ponte fu buttato giù tutto il paese, casa dopo casetta. Non lo fecero apposta, ma come si dice, stabilito che il ponte va tolto qualcuno lo deve buttar giù e alle bombe non si comanda. Con la pace fu rifatto tutto il paese, ma niente stile ligure e ben pochi orti. Fu rifatto il ponte, orribile e grosso per paura che cadesse di nuovo. La speculazione immobiliare mise la testa fuori del sacco senza ritegno: ovunque ci sia un giardino, una scalinata, un pezzo di terra, si scava per far parcheggi e lugubri condomini. Negli ultimi anni sono stati fatti tentativi per abbellirla, il ponte se non altro è stato pitturato a tinte colorate. I supermercati tardarono ad arrivare, c’erano solo piccoli negozi che costituivano un legame col passato. Negozi di famiglia spesso, se non sempre, con abitudini peculiari. Ci fu un momento in cui in tutta l’Italia erano sparite le piccole monete di resto. A Roma e Milano si lasciava perdere, si arrotondava, ma a Recco i signori coi baffi alla cassa rilasciavano buoni da cinque e dieci lire. Magari avevano ragione loro, ma la cosa mi fece una impressione triste. Recco mena gran vanto di essere la capitale gastronomica della Liguria, un merito che non viene da grandi chef, ma da madri e nonne che giravano e rigiravano le focaccette nel loro olio d’oliva friggente, scegliendo le farine. Le loro figlie amano il prezzo, ma non la qualità. La pagnotta casareccia cotta al forno a legna la si può solo rimpiangere e quanto al prezzo del pane ogni volta mi viene il sospetto che la commessa abbia messo per sbaglio il culo sulla bilancia.
Con mio grande stupore, negli ultimi anni Recco subisce con indifferenza l’invasione straniera. Sono europei dell’Est che vengono a lavorare nell’edilizia, magari come stagionali per un cugino della Macedonia o della Bulgaria, che ha messo qui la sua piccola impresa. Sono cinesi con l’emporio universale e il barbiere cinese che costa la metà ma taglia bene. D’estate sulla spiaggia ci sono i venditori africani col loro sacco di tuniche e veli. E poi i sudamericani col banco di frutta e verdura. Donne arabe con la testa coperta portano un figlio a scuola e passano inosservate. Dove è finita la diffidenza verso i foresti?
Ma non è una piccola New York. Stretto tra l’autostrada e l’Aurelia, Recco soffoca e si annoia

(Lola e Altri Ricordi)
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