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Il giustiziere della notte

Il giustiziere della notte

Strada Statale 115
97100 Ragusa
Gialli e Thriller Racconti
2 Reviews
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Il giustiziere della notte

visita su Google street view  

Paola finalmente aveva trovato lavoro in un agriturismo, nella periferia di Ragusa, come cameriera.
Le avevano detto che per arrivarci doveva passare per una strettoia dove capitavano molti incidenti stradali, anche mortali. Ma lei non si era fatta intimidire; pensò che sarebbe stato sufficiente guidare con prudenza.
Passò dunque la settimana di prova e andò tutto bene: i proprietari furono assai soddisfatti di lei, e l’assunsero.
Erano i primi di luglio, il locale iniziava ad essere strapieno di gente.
Una sera, un gruppo di amici cercò aiuto. Una ragazza pareva sconvolta, riportava ferite alla fronte e a una spalla. Tutto il personale del locale accorse. La fecero sdraiare sul lettino della piscina e fu chiamata l’ambulanza. Nel frattempo, la malcapitata iniziò a raccontare la sua disavventura: disse di essere scampata a un incidente mortale e che… aveva visto un fantasma!
Gli astanti si guardarono l’un l’altro, sconcertati; qualcuno volle precisare che la ragazza non faceva uso di alcolici o di droghe. Assicurarono che non credeva ai fantasmi… però ne aveva appena visto uno, diceva lei! Raccontò: “ero alla guida dell’auto, per raggiungere i miei amici all’agriturismo quando, in lontananza, ho scorto una figura – un uomo in mezzo alla strada – che man mano si avvicinava, facendosi sempre più chiaro”. Con grande stupore aveva notato un uomo vestito con abiti d’epoca: un vestito principesco con un lungo mantello e un ampio cappello. Aveva pensato che doveva trattarsi di una persona intenta ad attraversare la strada. Non c’erano abitazioni. Impaurita, aveva puntato gli abbaglianti e visto che quell’uomo rimaneva fermo al centro della strada senza spostarsi. Il cuore aveva cominciato a batterle all’impazzata; presa dal panico, aveva tentato di frenare, ma invano, perché i freni non avevano risposto ai comandi. Pensando che lo avrebbe investito e ammazzato, aveva chiuso gli occhi, ma nessun botto del corpo… aveva soltanto udito il botto della sua macchina contro un pioppo. Poi, più nulla.
Gli amici, sgomenti, continuavano a chiederle cosa fosse successo dopo. E lei disse di essersi destata dopo diverse ore… aveva afferrato il cellulare dalla borsa ed era riuscita a fare il numero di un’amica che si trovava al ristorante. Ecco come erano stati in grado di trovarla e portarla lì, all’agriturismo.
Tutti i presenti rimasero sconvolti da quel racconto, compresa Paola. Poi arrivò l’ambulanza che la trasportò in ospedale. Per fortuna quella serata trascorse senza altri problemi, e Paola si preparò per tornare a casa.
Strada facendo vide dei vigili e un carro-attrezzi che cercavano di caricare un’auto schiantata contro un albero: doveva essere quella della ragazza di prima – pensò. E le sovvenne la sua visione. E le vennero i brividi.
Arrivò la fine di agosto. Le serate erano divenute un po’ più fresche e la gente rientrava dopo essersi rilassata durante le vacanze. Quindi all’agriturismo c’era meno caos. Una di quelle sere, dopo aver cenato, si intrattenne un po’ con le colleghe. All’improvviso si udirono dei tuoni in lontananza e si alzò il vento. Paola salutò e salì in macchina per ritornare a casa. Come sempre imboccò una stradina che la portava alla statale 115. Il vento aumentò, e chiuse il finestrino, cercò di restare calma e di essere più prudente possibile. Accese la radio, ma non c’era frequenza, quindi cercò di cambiare stazione distogliendo lo sguardo dalla strada; in quel momento fu invasa da un brivido per tutto corpo: alzò gli occhi e vide una persona davanti a lei. Cercò di scansarlo, ma la manovra fu brusca e uscì fuori strada. Riprese il controllo dell’auto, ma quell’essere le si piazzò nuovamente davanti. Inutile il tentativo di riprendere il controllo del veicolo: l’auto precipitò nel burrone. In quegli ultimi istanti, prima dello schianto, ripensò all’episodio di quella ragazza soccorsa dai suoi amici: diceva il vero! Aprì gli occhi e vide davanti a sé il tronco di un pioppo massiccio conficcato nel parabrezza. Le luci della macchina erano accese. Uscì fuori e lui era lì.
«Ti aspettavo» disse.
Paola ebbe un sussulto, vedendo quell’uomo vestito come a carnevale: era il fantasma! Si fece coraggio e iniziò a parlargli: «Chi sei? Cosa vuoi da me?».
«Sono il conte Jerard.»
«Ti rendi conto di quello che hai fatto? Per poco ci restavo secca. Tu sei pazzo!»
«Sì, sono impazzito e voi tutti verrete con me!»
«Tutti?» domandò. Poi sentì delle voci, si girò e vide molte persone che la guardavano. Rabbrividì. Poi si accorse che dentro la sua auto c’era lei, china sul volante, senza vita. Un urlo le si fermò alla gola. Si girò verso il conte e riuscì a sussurrare: «Sono morta…». Egli annuì. Paola iniziò a gridare come una matta colpendolo con pugni e calci, ma lui la bloccò e la strinse a sé. «Calmati, ti prego… ti spiegherò tutto.» Le raccontò che in una fredda notte del 1800 aveva litigato con la contessa Elizabeth, sua moglie, andando via furiosamente dal castello. Dopo qualche ora si era reso conto dello sbaglio che aveva fatto e aveva deciso di chiederle scusa. Ma durante il tragitto, forse perché pensieroso, non si era accorto dell’arrivo di una carrozza. Lo aveva travolto. Non aveva avuto il tempo di chiedere perdono alla sua amata; era questo il motivo per cui ogni mercoledì, alle dieci di sera, faceva del male a chiunque si trovasse in quella strada. Quello che avevano fatto a lui, egli lo faceva agli altri.
«Sono un’anima dannata, lo capisci?!»
«Questo non ti giustifica, non puoi distruggere altre vite per la tua rabbia!»
«Lei è salita in cielo mentre io sono sempre qui! Non potremo mai più stare insieme e questo mi fa troppo male!»
Paola, per un attimo dimenticò quanto era successo.
«Senti, sai dove riposa?»
«Certo…»
«Portami da lei.»
«Ma che dici?»
«Senti, mi hai fatto morire ed io ti chiedo solo questo, portarmi nella sua tomba!»
In pochi secondi si trovarono davanti alla lapide della contessa.
«Com’era bella… un viso dolcissimo…»
Il conte iniziò a piangere e Paola lo abbracciò.
«Piangi pure conte… Sfogati, e tutta la tua rabbia uscirà dal tuo corpo.» Poi, guardando la foto della moglie, disse: «Mia amata… La vita non mi ha dato il tempo per chiederti perdono… Se solo avessi sentito arrivare quella maledetta carrozza! Ti chiedo di perdonarmi lo stesso, anche se sono passati tanti secoli… Anche se non sono mai venuto a trovarti per dirtelo!
Una luce bianca discese dal cielo, piena di stelline dorate e con esse, la contessa Elizabeth, bellissima, vestita di bianco… era un Angelo.
«Amore mio, eccomi…»
Il conte alzò lo sguardo.
«Tu?»
«Sì… Adesso che ti sei purificato l’anima chiedendo perdono, sei pronto.»
«Pronto?»
«Sì… Per salire in cielo.»
Jerard guardò Paola, incredulo.
«Salirò in cielo con lei… Ed è merito tuo… Grazie… Perdonami se ti ho tolto la vita…»
Gli occhi di Paola si riempirono di lacrime, ripensando alla sua disgrazia.
«Lei vivrà» rispose Elizabeth. «Sarà il nostro regalo!»
«Paola, ricorda» concluse il conte, «se devi chiedere scusa a qualcuno non perdere tempo, fallo subito…» Quindi le sorrise. Subito dopo quella luce immensa salì verso l’alto.
Paola si svegliò. Aprì gli occhi piano piano e vide che si trovava in un letto d’ospedale. Sorrise. Lo spirito della contessa aveva mantenuto la promessa…

 

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  1. david torrance
    Originalità

    Coinvolgimento

    Stile

    Oh, finalmente una di quelle storie che piace a me, l’ hai etichettata come “Vera”, come mai?
    Qualcuno scampato ad un incidente l’ha raccontata?
    Non so se conosci la storia di Teresa Fidalgo, una storia molto simile di cui c’è anche un video su Youtube, in cui gli occupanti dell’auto caricano il fantasma della ragazza alcuni istanti prima di morire, se ti piacciono queste storie magari cercalo.
    Ciao.

    7 anni fa
  2. daniele
    Originalità

    Coinvolgimento

    Stile

    Complimenti bellissima storia, l’ho letta tutta d’un fiato rigo dopo rigo. Le storie come le poesie ed anche le canzoni, secondo me, devono coinvolgere da subito, per farsi leggere ed ascoltare e tu così hai fatto, destando la mia attenzione. Il tema centrale ha una grande fonte di verità: quando capiamo di aver sbagliato, chiediamo scusa, non perdiamo tempo altrimenti può essere troppo tardi.
    Ciao

    6 anni fa

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