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Il mondo sospeso

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37057 San Giovanni Lupatoto (VR)
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Il mondo sospeso

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Stiamo vivendo giorni, o meglio, settimane che possiamo definire con un solo aggettivo: surreali. Il 30 dicembre 2019 la Cina ha lanciato l’allarme a livello mondiale per l’epidemia di un nuovo virus, di origine sconosciuta, denominato Sars-cov-2 (COVID-19). Ad oggi, nel paese asiatico si sono contati circa 3000 morti e più di 80.000 contagiati. Solo ora il peggio (per loro) sembra iniziare ad essere alle spalle e, con la dovuta cautela, il prossimo 8 aprile è prevista la rimozione delle misure di quarantena forzata a Wuhan, l’epicentro da cui è partito il contagio.
Il virus si è diffuso ben presto in tutto il mondo.
In Italia l’emergenza è esplosa venerdì 21 febbraio nella città di Codogno, nel lodigiano in Lombardia. Dal 10 marzo 2020 tutta l’Italia è “zona rossa”, tutti gli abitanti della nazione, circa 60 milioni di individui, sono costretti a rimanere a casa. Si può uscire solo per andare al lavoro (alcuni lavori), per la spesa e la farmacia. Si esce sempre con la mascherina in quanto tale infezione interessa le vie respiratorie, perciò è necessario mantenersi a distanza di sicurezza di almeno un metro. Stiamo vivendo qualcosa che è a metà tra lo spettrale e (paradossalmente) l’incantato perché è vero, là fuori c’è un nemico invisibile e molto astuto che continua a mietere vittime (in Italia sono decedute già 11.000 persone e nel resto del mondo stanno aumentando), ci continua ad insidiare, ma al contempo improvvisamente e congiuntamente, ci stiamo ponendo anche in una prospettiva puramente contemplativa.
Ci stiamo accorgendo che quello che sta accadendo ha davvero una portata non storica, ma ‘ultra’storica. Il mondo intero è in quarantena. Non vedremo mai più (speriamo) città come New York, Londra, Parigi e Roma “completamente ferme e deserte”, intonse, sospese. Nessuno calpesta un marciapiede, nessuno pesta un pedale di un’automobile, è tutto incredibilmente fermo. Così fermo che la natura, sorpresa anche lei, ne approfitta e cerca di riappropriarsi degli spazi che un tempo erano suoi, i delfini e i cigni sguazzano a Venezia, le lepri saltellano nei giardini di Milano, mentre i medici e gli infermieri di tutto il mondo cercano di salvare più vite possibile ed i laboratori di tutto il pianeta alacremente tentano di giungere alla realizzazione di un vaccino.
E la tecnologia ci corre in soccorso, la tanto vituperata tecnologia. Essa sta permettendo alle persone chiuse in casa di lavorare da remoto, alle famiglie di videochiamarsi per sentirsi più vicine ed ai ragazzi di continuare l’anno scolastico in videoconferenza con gli insegnanti. Per quanto riguarda il sottoscritto, mi sto immedesimando su come potesse sentirsi un abitante di Berlino Est (difatti per i nostri spostamenti occorre un’autocertificazione da portare sempre con noi, in caso contrario si rischiano sanzioni amministrative e denunce penali) e provo ad immaginare la immensa sofferenza che possono aver patito le vittime di peste dei secoli scorsi. Qui sta accadendo qualcosa di immensamente tragico, più grande di noi, stanno morendo in Italia più di 700 persone al giorno per questo virus respiratorio.
Stiamo rimanendo in casa per sopravvivere. Il numero dei nuovi contagiati sta iniziando a rallentare, potrebbe essere il primo segno delle misure di contenimento decise dal Governo. Sarà una strada lunga, ma è quella giusta. Nei primi tempi, cambieremo le nostre abitudini, sarà più difficile salutarsi come prima, ma forse il mondo potrà trarre una importante lezione. Sarà fondamentale che i governi lascino un’impronta di una nuova consapevolezza igienica e sanitaria nelle loro leggi. Ora possiamo capire ‘in parte’ (sotto il profilo della assoluta incertezza del domani) come si potessero sentire i nostri nonni e bisnonni in tempo di guerra. Ma qui non ci sono palazzi distrutti (almeno nel mondo occidentale), non ci sono divise militari a darci la caccia per fortuna.
C’è la natura che ci sta avvisando e che si sta vendicando. Ma noi torneremo a commettere i medesimi errori di un tempo perché l’essere umano non vuole rinunciare alle proprie comodità. E per godersi ancora le comodità, deve ricordarsi di “lavarsi le mani”. La natura è pronta a darci nuove lezioni in questo Pianeta sospeso.
lunedì 30 marzo 2020

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    enricoandr80

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