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Io sono nata lì

Io sono nata lì

05018 Orvieto (TR) loc Fossatello
Luoghi e Paesaggi Racconti
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Io sono nata lì

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Una  collina con una vista spettacolare  a 360 gradi; un  orizzonte ampissimo dal monte Peglia  a nord, colline e campagne fin quasi a Viterbo a sud, i monti di Civitella del Lago ad est  ed infine,  a ovest  campagne e boschi con là, quasi a 15 km, la stupenda Orvieto, ed oltre.
La collina degradante su i due lati formava  un “pianoro” allungato con campi coltivati  leggermente discendenti  verso est ed ovest,  fino ai boschi e,  molto più in basso, fino a due ruscelli,  che noi chiamavamo “fossi“,  ma che in realtà sono piccoli corsi d’acqua naturali di vena  che hanno origine a nord, dalle colline degradanti dal monte Peglia;
I due ruscelli si congiungono  a sud, alla fine del pianoro degradante al  “Trafosso”  (non sarà italiano ma più che azzeccato: tra due fossi nel dirupo!) e sotto alla collina del Caio; insieme scorrono fino  al Tevere nella pianura di Corbara,  dove sfociano a sud del  muraglione della  diga omonima.
Sul pianoro, sulla stessa strada che veniva dal piccolo centro abitato del Fossatello,  tre grandi casali quasi in fila: il primo un poco sulla destra, poi Decugnano2 a sud, ed al centro tra i due  Decugnano1.

DECUGNANO1
Campi coltivati, filari di vigneti, uliveti secolari, noci, ciliegi, fichi, gelsi, querce secolari.
Le stalle per i maiali, e quelle “invernali” per le pecore ed anche le cantine scavate in profondità nella roccia erano giù, ad ovest, a mezza costa; più in basso il ruscello e la fonte per lavare, abbeverare gli animali e per attingere acqua.  

In verità la fonte era stata costruita negli ultimi anni perché prima i panni si lavavano direttamente nel ruscello in pozze che si formavano, più o meno naturalmente, dove si abbeveravano anche gli animali, l’acqua da bere per noi si “spillava” da una piccola vena un poco riparata sotto la vegetazione  e protetta da un piccolo muretto. 

Le brocche per l’acqua da bere erano in ceramica e, una volta riempite, la mia mamma o le zie, per portarle a casa,  le mettevano in testa; così veniva portato anche il bucato, ben strizzato ma ancora bagnato, in ceste di vimini fatte a mano dal babbo o dagli zii. Qualche volta anch’io ho portato la brocca in testa ma, essendo ancora bambina, a me era riservata la brocca con il vino che era, ovviamente, più piccola e quindi più leggera di quella dell’acqua e poi si prendeva in cantina che era nelle grotti a mezza costa.

Sulla strada, giungendo dal Fossatello e avvicinandosi al casale,  sul lato destro una grande quercia, la pozza  scavata nell’argilla per la raccolta dell’acqua piovana, la grande aia  con l’ampio spazio centrale per la trebbiatura del grano e di tutti gli altri cereali, per la battitura dei legumi, o la sfogliatura del mais, ed intorno  i  pagliai  di fieno,  di paglia e  lolla.
L’ovile estivo per le pecore, e la mangiatoia per le vacche , anch’essa estiva, dato che d’inverno erano nelle stalle al piano terra del casale,  erano sotto l’ombra di grandi olmi protettivi, poi  c’era la fossa  per la raccolta dello stabbio degli animali che noi chiamavamo stabbiaia ma che il vocabolario vuole che chiami letamaio; l’orto con i carciofi, le gabbie dei conigli protette da un filare di prugne che  per noi erano “le pornelle”, le cucce dei cani,  il trogolo per nutrire ed abbeverare i maiali, le piante di sambuco, il filare degli alveari con le api, gli alberi dei gelsi per nutrire i bachi da seta, i cardi con i fiori indispensabili per cagliare il latte di pecora per fare formaggio e ricotta. L’ampia piazza che circondava tutto  il casolare.
Il pollaio, il grande forno a legna, il grande capannone per gli attrezzi  e il bucataio,  che non è il lavandaio  come dice il vocabolario ma  una sorta di grande  mastello da bucato ma in muratura dove si mettevano i panni da lavare o sbiancare  con   la cenere ed  acqua caldissima, erano  tutti in muratura ed addossati alla casa.

IL GRANDE CASALE
A piano terra le stalle invernali per le vacche, i vitelli, l’asino e le mucche da latte  e un ingresso per accedere alla grande cucina e alla scalata che portava al piano superiore.
La cucina con un grande focolare per riscaldare e cucinare, due  finestre,  un grande tavolo, la credenza e l’arca dove si metteva il lievito per fare il pane, si impastava e poi, dopo averlo cotto nel grande forno all’esterno della casa, si conservava il pane.
Le scale interne portavano al piano superiore  e attraverso  un lungo corridoio con due ampie finestre si arrivava ad   un’altra scalata esterna.
Sul corridoio si aprivano 2 porte che portavano a 4 grandi camere da letto e ad un magazzino  ben areato  per  la conservazione, lontano dall’umidità, di cereali, legumi, olio, formaggi.  Dalla descrizione appare ovvio  che il grande magazzino dispensa e due camere da letto erano di “passaggio” cioè si attraversava una camera per accedere ad un’altra perciò  io, mio fratello e i miei genitori, per andare in camera  da letto dovevamo passare nella camera degli zii.
In quella camera, oltrepassata la camera di zio Gioacchino e Marietta (che erano moglie e marito e non padre e figlia come vorrebbe la tradizione cristiana) con la finestra aperta ad ovest  sulla  vista della bella campagna umbra, tramonti spettacolari,  e la stupenda Orvieto in lontananza, sono nata io!
Manco da Decugnano e  dal Fossatello  mi sembra dal 1962  ma ancora oggi, a 70 anni inoltrati, quando il mio maestro di Yoga ci invita ad immaginare un luogo rasserenante, un paesaggio  fantastico e rilassante  io mi ritrovo lì, distesa sul tappetino in palestra nella realtà, ma adagiata su un morbido prato fiorito o in un campo di grano verdeggiante, sotto l’ombra di una grande quercia, di un noce o di un grande ciliegio fiorito, con il cinguettio degli uccelli, su un “poggetto”, tra gli ulivi o i vigneti ma sempre lì a Decugnano1, il casale al centro!
Ora  a Decugnano non abitano più i contadini, è diventato Decugnano dei Barbi, una tenuta che produce vini e spumanti pregiati, si organizzano feste, matrimoni, eventi e soggiorni rilassanti.
I casali sono stati ristrutturati e sicuramente abbelliti, le cantine saranno state ampliate o costruite di nuovo, ci sono più vigneti e meno campi coltivati, allora non c’erano i cipressi che vedo sulle foto pubblicitarie dell’agriturismo ma vedo ancora qualche quercia e il panorama è rimasto mozzafiato.

Forse anch’io sono rimasta un po’ lì o, meglio QUI.

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  1. vxelia
    Originalità

    Coinvolgimento

    Stile

    Racconto dal quale traspare il vivido ricordo di un infanzia serena, di una vita bucolica, in un luogo bellissimo. . . e la nostalgia della bambina rende tutto fantastico.

    7 anni fa

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