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Emanuelle e il suo rossetto rosso…

Emanuelle e il suo rossetto rosso…

Via de' Ginori
50123 Firenze
Racconti Erotici Racconti
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Emanuelle e il suo rossetto rosso…

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E’ quasi mezzanotte, la biblioteca sta per chiudere e a me mancano poco più di venti pagine per finire Cent’anni di Solitudine, siamo in pieno inverno e fuori fa un freddo cane.
Indosso il mio maglione storico, calza maglia pesante, stivali, capotto, berretto in testa e mega sciarpa, i guanti che mi ha regalato Gabriella, cinque minuti e sono fuori.
Sono appena stata da Jimmy il cinese che per dieci euro mi ha tagliato i capelli, adoro averli corti mi fa sentire più libera, easy going. Mi metto il rossetto rosso, e fuori al freddo, da qui a casa, camminando a passo deciso ci vorranno almeno quaranta minuti, nel frattempo mi preparo la sigaretta e me la godo per strada.
Mentre cammino penso al mio programma per la settimana, oggi è venerdì ho tutto il fine settimana per rilassarmi, penso che andrò a trovare la Luciola, e godermi una delle sue fantastiche crepe al cioccolato, guardarci un mega film d’autore, tanta maria, e tanta letteratura, in queste giornate d’inverno, questa è la nostra ricetta per rilassare le nostre terminazioni nervose.
Continuo a fantasticare così, quando all’improvviso sento suonare il clacson, lo sento sempre più vicino, mi rendo conto che è una fantastica jaguar coupe, all’improvviso si ferma di fianco a me, mi accorgo che il tipetto al volante è quello che avevo visto quest’estate, quello che si era fermato di fronte alle strisce pedonali; eravamo io e la Luciola con le borse della spesa e mentre attraversavamo sulle strisce si spaccano le borse della spesa, la luce del semaforo diventa pure rossa e noi a raccogliere il tutto, il tipetto sulla jaguar ci guarda male e dice di fare veloci, io e la Luciola riusciamo a raccogliere il tutto e prima di andare via tiriamo fuori il dito medio, tra una suonata e l’altra il tipetto schizza via.
Continuo a guardarlo e tranquillamente gli dico: “ma tu sei quello delle strisce pedonali vero? quello di questa estate?” lui sorride e mi dice di si “se vuoi ti do un passaggio fino a casa, fuori si gela!” Io acconsento, salgo in macchina e il caldo mi avvolge completamente, mi siedo e mi rilasso, lui mi dice: “ma fumi della maria” io gli dico: “si è l’unica cosa che riesce a rilassarmi veramente” mentre glielo dico mi tolgo la sciarpa e il berretto, lui mi guarda intensamente e per un attimo arrossisce.
Mi chiede: “dove abiti che ti ci porto” io gli dico che in macchina ci metteremo meno di dieci minuti, vivo nel quartiere degli studenti universitari.
Lui mi risponde: “ho capito, conosco la zona, manca poco”
mentre cambia marcia mi sfiora con le dita la gamba, sento un brivido corrermi lungo la schiena, ad un certo punto gli chiedo: “come ti chiami?” lui mi risponde “Javier, e te invece” “Emanuelle” continuo a guardarlo e sorrido, mi tranquillizzo e decido di invitarlo a casa.
“Senti è venerdì sera hai qualcosa da fare dopo? Se ti va io e la mia inquilina abbiamo una collezione infinita di film d’autore, e le fantastiche crepe al cioccolato” lui mi guarda e mi dice di si.
Siamo quasi arrivati, mi chiedo come avrà fatto a trovarmi, per rilassarmi decido di preparami un’altra sigaretta, gli dico di accostare siamo praticamente arrivati. Lui mi sembra un tantino nervoso, il primo tiro lo faccio io: “senti fatti qualche tiro anche te”, Javier mi prende la sigaretta dalle mani e mi sfiora le dita, siamo cosi diversi, questa sera poi, lui ha un capotto splendido nero che mette in evidenza il suo fisico atletico, io invece cosi imbottita di lana non si vede niente a parte la faccia ed i capelli.
Javier tira intensamente, mi passa poi la canna, gli ultimi tiri sono per me. Continuo a fumare e lo guardo, il fumo mi fa sempre bene, lo guardo divertita e nel mentre cerco le chiavi nella borsa, mi avvicino alla porta con la canna in bocca, si vede che ha freddo, due secondi e siamo dentro, Javier mi sorride divertito.
Entriamo in casa, il caldo della casa ci avvolge, mi giro e vedo che sta meglio, gli dico: “aspetta prima di toglierti il capotto scaldati un attimo si vede che stai morendo di freddo” e rido.
Io finalmente mi tolgo il capotto, berretto, sciarpa, guanti, resto con il maglione, e visto che ci sono mi tolgo anche la gonna, rimango solo con il maglione di lana, calze e gli stivali, finalmente a casa e completamente rilassata.
“Javier ti va se ci mangiamo delle mega crepe al cioccolato e ci guardiamo un film d’autore?” gli parlo come se lo conoscessi da una vita, l’atmosfera che si è creata mi diverte e basta.
Javier si avvicina a me, mi stringe le braccia e mi bacia, sento le sue labbra appoggiate alle mie, calde, morbide, la sua lingua si fa strada nella mia bocca, mi bacia intensamente, io lo stringo, le nostre lingue si incontrano, umide, fradice, la saliva ci bagna, sono eccitata e sa che vorrei di più.
Sorrido e gli chiedo: “come hai fatto a trovarmi?” Javier ride e mi dice che un giorno mi ha seguita, e bene o male sa quale sono i giorni che finisco a mezzanotte in biblioteca. Io scoppio a ridere e gli dico che questo si chiama inseguimento, lui ribatte: “sono semplicemente curioso, sei sempre di fretta, te e la tua amica siete due razzi”, per un attimo rimaniamo in silenzio entrambi, io gli dico che ok ci può stare, anche se dentro di me sono un tantino inquieta. Javier ha un viso splendido i lineamenti definiti, capelli biondo cenere mossi, di lui non so niente a parte il fatto che mi ha pedinata e non so da quanto tempo e io non me ne sono neppure accorta.
Vado in cucina, ma prima mi tolgo gli stivali, resto in calza maglia e maglione. Apro lo sportello del frigo tiro fuori le uova e il latte per preparare le crepe e poi il barattolo di nutella. Dietro di me c’è Javier si siede sullo sgabello, ha i pantaloni neri, e una camicia bianca, si vedono le sue braccia splendide e muscolose, mi eccito solo a vederle, le crepe sono quasi pronte, prendo un piatto e comincio a riempirle di nutella, ci sono tre crepe a testa, ci metto sopra anche lo zucchero a velo.
Gli chiedo se vuole del latte caldo e mi dice come sempre di si, fino ad ora non mi ha mai detto di no, sono sorpresa, mi sembra di aver a che fare con qualcuno che è convinto di sapere tutto di me, cosa molto strana, dato che io piuttosto mi definirei, Gianburrasca, o meglio la easy going, niente impegni troppo impegnativi, le relazioni amorose sono delle catastrofi in partenza meglio una scopata; Javier mi ha presa in contropiede, la Luciola direbbe lascialo stare è un tipo strano, malandato, uno che della vita non sa cosa farsene, un perditempo del XXI secolo, tipi cosi, meglio perderli che trovarli, dei malati mentali, dentro di me rido, gli dico che le crepe sono pronte e anche il latte.
Javier si avvicina a me e mi bacia di nuovo, io mi sciolgo, mi chiede dove ci mettiamo io gli indico la porta, è la mia stanza, c’è un letto matrimoniale, con tanti cuscini, la mia stanza è la più grande di tutte, tutta rosa, adoro i peluche, le coperte rosa, ed i cuscini, Javier si distende e si rilassa completamente, io devo cercare il film da guardare, mi ci vorrà un attimo, scelgo la pellicola Cent’anni di Solitudine di Marquez una delle mie preferite, infilo il cd nel lettore e tra pochi minuti potremmo vedere il film.
Sono troppo eccitata, mi avvicino al letto, vedo che Javier sta già mangiando le crepe, gli chiedo come sono le crepe, lui: “ottime, sei un ottima cuoca ti sposerò”, io rido e “so fare di meglio”.
Mangio anch’io e sono contenta del risultato, mentre mangio, le domande sono tante quelle che vorrei fargli, la prima che mi passa per il cervello è: “Javier cosa vuoi da me?” sento che si ferma, e mi risponde: “conoscerti, sono curioso” ecco che nella mia testolina sento pulsare una lampadina: bugia, continuo a mangiare la crepe e a bere il latte caldo.
Entrambi finiamo di mangiare, io lo guardo e gli dico “sei un bugiardo” Javier scoppia a ridere: “sono qui con te a mangiare crepe alla nutella e bere latte caldo sul tuo meraviglioso letto, se ti dicessi che mi sono innamorato di te cosa diresti? Ti ho sempre amata fin dal primo momento che ti ho vista, sei proprio una bestia, calda e sfuggente”.
Alla parola bestia strabuzzo gli occhi, con la mano destra gli sfioro il viso e tocco il suo naso, rimango sempre del parere che sei un bugiardo e lo bacio, il caldo delle sue labbra mi eccita moltissimo, mi prende con entrambe le braccia e finisco sopra di lui, mi sfila il maglione di lana, rimango con la t-shirt bianca aderente, mi stringe i seni con entrambe le mani, sento sotto di me il suo sesso ingrossarsi, siamo entrambi eccitati, la voglia di fare sesso è veramente tanta, mi avvicino alle sue labbra e lo bacio nuovamente, nel mentre che lo faccio mi toglie la t-shirt, sento le sue mani sfiorarmi i seni, toccarmi la schiena, lui sotto di me è bellissimo, sento il suo respiro, mi distendo completamente su di lui, mi sfila le calze, resto con gli slip, il suo corpo sotto di me è caldo, gli tolgo la camicia, rimane nudo, i pantaloni glieli sfilo con delicatezza, mentre lo faccio una sensazione piacevole di averlo tutto quanto per me, rimaniamo entrambi nudi, resto sopra di lui e lo sento tremare. Lo bacio ancora, lui mi solleva sopra il suo sesso, sento la penetrazione, il suo cazzo lo sento dentro muoversi, le sue mani sopra i miei seni, mi accarezza, mentre io mi muovo, il piacere di sentire la penetrazione e muovermi sopra di lui, mi sente ansimare, si solleva, siamo uno di fronte all’altro, con entrambe le mani, preme contro le mie natiche, sento ancor di più il suo cazzo dentro.
Mi prende il viso tra le mani, siamo entrambi sudati, mi bacia e dice di volermi, restiamo così, sento la sua eccitazione, mi distende sul letto, sento il suo cazzo che fa avanti e indietro, è grosso e duro, Javier è sopra di me eccitato, mi mette a pancia in giù, con una mano si prende il cazzo bagnato e umido, mi accarezza le natiche, le sue mani le passa in mezzo al mio culo, ne sento l’umidità, mi infila un dito nel culo, ci scivola dentro come niente, da uno diventano due dita, fa avanti e indietro, me lo dilata il culo, il liquido fuoriesce, si avvicina con la bocca e ci infila dentro la lingua, me lo lecca, succhia, il piacere che provo è unico, ci infila dentro il cazzo, la penetrazione è più intensa, con il suo corpo fa avanti e indietro, lo sento penetrarmi e godere, il suo respiro si fa sempre più intenso.
Sono sotto di lui e godo come un animale, Javier continua a penetrarmi e mentre lo fa io mi sollevo leggermente sulle mie braccia e comincio a masturbarmi, la sensazione che provo è unica, la penetrazione mentre mi masturbo, l’orgasmo lo sento arrivare e mentre vengo anche Javier mi sbora dentro, entrambi veniamo e godiamo. Sento il suo corpo sopra di me, le sue braccia lungo il mio corpo, il suo viso contro il mio, rimaniamo stretti, entrambi sentiamo il nostro respiro, Javier si distende sul letto e con un braccio mi accarezza la schiena, io lo guardo mentre lo fa e penso all’intensità dell’orgasmo, si avvicina a me e mi bacia.
Mi chiede, quando ci rivedremo, io penso e rispondo la prossima settimana, è Javier che mi guarda e sorride, sento un tremore nella sua voce, quando gli dico la prossima settimana si calma, conosce la fama di noi studentesse universitarie una scopata e via. Mi avvicino a lui e lo bacio intensamente, appoggio poi la mia testa sul suo petto, resto così, rilassata e gli dico: “ci vediamo la prossima settimana mi passi a prendere in biblioteca”.
Javier mi accarezza la testa e mi dice di si, sento un tremore nella sua voce, gli dico:
“vieni a prendermi alle dieci di sera, c’è una pizzeria li vicino, possiamo andare a mangiare, hanno anche una sala per i film d’autore”
Javier continua ad accarezzarmi, sollevo la testa dal suo petto e gli dico: “va bene?” Lui mi sorride e dice “ok ci può stare, adesso sono io a farti una domanda, cosa vuoi da me?”
So cosa rispondere, niente, so che il prossimo anno mi laureo e poi Cuba per il master in letteratura Moderna, e chi si è visto si è visto. Sei proprio un perditempo del XXI secolo, Javier si tranquillizza e mi bacia intensamente, io non sono proprio cambiata, il sex è il mio pezzo forte. Javier è unico, sincero, un animale perfetto, ho ancora del tempo per pensare. Rimaniamo stretti così in un lungo abbraccio, sento il suo cuore pulsare, ora è più regolare, il fine settimana promette bene, ci addormentiamo entrambi, credo che questo fine settimana lo passerò con lui, la Luciola la prossima volta.

 

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