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Terra Incognita

Terra Incognita

Piazza San Michele 1
52010 Chiusi della Verna (AR)
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Terra Incognita

Piazza San Michele 1 Chiusi della Verna (Arezzo)

Blu. Infinito.
Blu nobile di sangue più che oltremare, blu lapislazzulo da vessillo e miniatura.
“Estate” significava questo blu. Perentorio, intoccabile e gravido di luce, ricolmo del bianco oro del giorno e delle possibilità. La libertà delle mattine lontane da una scuola che odiavo, da umiliazioni e rabbia, offese e ferite, per fuggire nelle lunghe pigre ore abbacinate dal dopopranzo, o nell’oro dell’erba secca al margine del bosco. Vivevo in città, sul mare, ma puntualmente tornavo in montagna, al paese di mio padre. Erba e pascoli, trapuntati di pietre grigie e boschi di pini e latifoglie. Estate significa ancora infinito e definitivo. Ciò che si gode senza interruzione e con un fervente bruciore sulla pelle, impigliato nei capelli, impastato nello sporco dei piedi in sandali e ciabatte. Da bambino molto di più.
Estate è godere ore passate dietro a un muro, immaginando, oltre il bianco gessoso dell’intonaco non le consuete vie, ma i porti stracariche di vele, cocche, alberature e torri. Bianche alte torri a picco sul mare: empori traboccanti di tesori e pericoli, uomini pronti a tutto, marinai usciti dai racconti di Sindbad, avventurieri bretoni lanciati lungo le spiagge del Mediterraneo, Re Riccardo che calpesta vessilli e si guadagna odio e vendetta. Ivano o Galvano che attraversano la foresta di Broceliande, maculati come leopardi sotto l’ombra delle foglie, luce, buio, luce. Lunghi tratti in cui le lance sbattono sui rami e i cavalli inciampano. Il mio elmo – fustino di detersivo ricoperto di carta-oro – una spada e uno scudo di legno, un amico e la cugina di mio padre che ride: “Siete l’armata Brancaleone!”, ma andiamo avanti, perché anche le rocce cantano incantesimi e ci aspettano bambine dai capelli di sole e dallo sguardo segreto e terribile. Il mio castello sul borgo, pietre flagellate dal vento e dal ricordo degli ultimi scontri con giganti coperti di piombo. La pizza per i vincitori, il Juke-box che menestrella mentre beviamo CocaCola dai corni degli Ircocervi, e la bella amica in maglietta e top ci racconta che c’è una sfida di coraggio a correre sotto al cimitero. Giacchetta perché la notte appenninica punge. Rumore di sala giochi e aghi di pino sul parco sopra il Comune. Le risate delle ragazze. Dame e piscina. In città, lunghi pomeriggi all’Oratorio: pallone e sacrestia, incenso e odore di gomma scaldata. L’asfalto solitario dell’agosto. Ma più spesso, sempre la montagna. I libri letti in solitudine mentre il sole inclina sul sagrato di una cappellina petrosa, il bestiario che non vedi dietro il crinale, quei sentieri di cui hai riempito angoli e svolte con località ardite, temerarie: incantesimi e cabale, segni di gesso sul muro, enneagrammi per scongiurare il rientro a Settembre, cicale in notturna, le musicassette e l’impossibilità di dormire. I lunghi giochi da tavolo e i dadi. Le colazioni al fresco, aspettando il sodale per tornare alla cerca del Graal: marmellata e miele. I galli che continuano a cantare dietro il cortile, le gite nel bosco profondo, i borghi avvolti da una foschia uscita dai panorami su tavola del Quattrocento.
Val Tiberina e Valdarno Terra Incognita.
Ho un piccolo Crociato in cuore che d’estate non si fermava mai.

 

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  1. Linda Lercari
    Originalità

    Coinvolgimento

    Stile

    Toccante

    5 anni fa

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    furiodetti

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