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Sapori Ritrovati

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Sapori Ritrovati

visita su Google street view  

 

La ciminiera bianca e rossa della centrale ci inseguiva curiosa, sbirciando dall’alto i nostri movimenti. Quel giorno incontravo la città per la prima volta, tutto era da scoprire. Parcheggiata l’auto vicino al porto, le palme ci davano il benvenuto e tratteggiavano il cammino tra le luci. Il mare era affollato da barche e yacht dalle dimensioni importanti; a terra strutture moderne e grandi vetrate lasciavano intravvedere cene di lusso. Il ponte bianco ci proietta nel centro storico, dove gli edifici diventano palazzoni anni ’30, con il rigore del regime ed il sapore un po’ decadente. Un giardino con piante e fiori, un paio di statue. Il vialetto tutto buche e sassi attenta alle caviglie delle ragazze che sfidano coraggiose i suoli più impervi con tacchi vertiginosi. Il cuore della città è raccolto nelle tre strade principali, per lo più parallele e perpendicolari, come voleva roma antica. L’arsenale sorveglia il caotico passaggio di auto e bus sullo stradone principale, la zona pedonale riservata ad una manciata di metri. Qualche porticato e palazzoni alti, intervallati da strade che si arrampicano in scalinate irrealmente ripide. Negozi e boutique, cedono il passo a vetrine e ristoranti etnici che accompagnano verso la stazione centrale dei treni. Nella freddezza e chiusura di una città sospesa tra onde e cantieri, anche gli abitanti delle regioni vicine sono stranieri. Focaccia, farinata, pesto, limoni e pesce. Le montagne influenzano più del previsto, trasformando un popolo di mare in volti serrati ed inaccessibili. Vivere nella prima periferia significa declinare l’arte dell’arrangiarsi e del camminare. -Scusi, il bus per il centro?- , -Non mi chieda nulla, non parlo italiano- risponde il vicino di casa, ligure da generazioni, diventando quasi una barzelletta. La comunità è blindata: squadrano, schedano ed evitano. Dopo mesi di coda alle poste mi ero guadagnata il saluto del dipendente comunale e, ogni tanto, perfino quello della cassiera del discount. A volte si passava dal porto, uno sguardo alla passeggiata che era stata il primo contatto con la città. Là le persone tornavano ad essere umane, con il sorriso. Si potevano scambiare due parole ed i vecchi pescatori scherzavano mentre sistemavano le reti. Lontano dal respiro blu la gente si chiudeva. E poi, quasi per caso, un volto amico che accoglie a prescindere da tutto. Tra le vetrine, le ceramiche dipinte a mano e le griffe di moda, si scoprono anche le eccezioni di chi infrange le consuetudini. Musica e impasti appena sfornati, un piccolo spazio diventato porto di anime. Non importa il colore della pigmentazione, l’orientamento sessuale o il lavoro che si svolge. Finalmente è bello poter chiacchierare in tutte le lingue del mondo, assaporare i gusti di questo paese così ostico e sentirsi benvoluti, anche se è solo per poco. Quando si vive all’estero lo si capisce subito: sono i posti come questo che fanno la differenza. Per quanti soldi si possano avere, nonostante la rispettabilità e posizione sociale, è solo l’umanità che rende un luogo più o meno vivibile. Intelligenza e apertura mentale spesso vanno a braccetto con semplicità ed umiltà. Così, nell’era del super moderno progresso futurista può capitare anche questo… e si riscopre quanto è buono e democratico il sapore del pane.

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  1. la vale
    Originalità

    Coinvolgimento

    Stile

    Brava

    7 anni fa
  2. Komir
    Originalità

    Coinvolgimento

    Stile

    Se chiudiamo gli occhi, respiriamo piano…sicuramente sentiamo il profumo del mare!! Molto brava! !

    7 anni fa
  3. Fulvio
    Originalità

    Coinvolgimento

    Stile

    Questo racconto mi fa amare il mare ancora di più!

    7 anni fa
  4. Nazha
    Originalità

    Coinvolgimento

    Stile

    Bravissima veramente …complimenti.

    6 anni fa

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    LaLara

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