Storie di Città

Racconti e Poesie originali e geolocalizzati

  • Home
  • Pubblica e Geolocalizza le tue Opere
    • Regolamento
    • Invia la tua Opera
  • Accedi
  • Registrati
Menu
  • Home
  • Pubblica e Geolocalizza le tue Opere
    • Regolamento
    • Invia la tua Opera
  • Accedi
  • Registrati
  • Sfoglia Categorie
      • 684Poesie
      • 393Racconti
  • Chi siamo
  • Blog
  • Contattaci
Ciò Che C’è Fuori

Ciò Che C’è Fuori

28079 Vespolate (Novara)
Storie Vere Racconti
0 Reviews
Condividi

Condividi:

Condividi:

  • Fai clic per condividere su Facebook (Si apre in una nuova finestra)
  • Fai clic qui per condividere su LinkedIn (Si apre in una nuova finestra)
  • Fai clic qui per condividere su Twitter (Si apre in una nuova finestra)
  • Fai clic per condividere su WhatsApp (Si apre in una nuova finestra)
  • Fai clic per inviare un link a un amico via e-mail (Si apre in una nuova finestra)
Write a Review

Ciò Che C’è Fuori

visita su Google street view  

 
“Guarda fuori dalla finestra, e dimmi cosa vedi”
C’è il cortile di mattoni, dove giocavo a palla con gli amici quando ancora non avevo molti pensieri. C’è il cancello sgangherato, vecchio di chissà quanti anni, che sta chiuso per miracolo. E, oltre quel cancello, la strada principale del paese. L’ho vissuta dal balcone alla strada, ed è una via lastricata di corse in bicicletta; consumata dai passi di bambini con in mano il gelato comprato al baretto poco più in giù, centro nevralgico della birretta serale e di sfide al calcettino. C’è l’odore di brioche fresche proveniente dalla pasticceria vicina a casa mia. Si, esatto, sono ad un passo da un buon cappuccino; il fulcro della vita delle quattro di pomeriggio, quando si ha voglia di una cioccolata d’inverno o di una bibita d’estate. C’è il negozietto di alimentari, tipico di ogni paesino di provincia. C’è il “Sale e Tabacchi”, con ancora la vecchia insegna di quando si andava a comprare le caramelle nei contenitori di plastica. C’è la parrucchiera dove vanno le signore a farsi belle; oppure la vecchia vetrata ormai vuota dove, anni fa, c’era il negozio dove si affittavano dvd e cassette. Ci sono i due incroci all’estremità della strada, ed entrambi portano nella stessa direzione: fuori; sulle strade statali di campagna, da dove si diramano le stradine sterrate; scorciatoie conosciute da contadini e tramandate di generazione in generazione, dove bucarsi la gomma della bicicletta è quasi una prassi o dove gli amanti s’appartano per intimi momenti. C’è l’odore del tempo di semina; e di raccolto, e quello di crescita. Non solo quella del riso, ma quella di ragazzi che passano il tempo esplorando, con quella curiosità da bambini, ciò che c’è fuori; oltre le finestre coperte da tende; oltre il confine delimitato dal cartello di benvenuto ai viandanti di passaggio; oltre ciò che già si conosce.
Il mare a quadretti, lo chiamano.
È un lembo di terra diviso da canali, dove i trattori transitano a smuovere il terreno per seminare il riso. Non fa invidia a nessuno, quel mare di erba. Eppure, poeti e passanti ci scriverebbero un libro, una poesia o una canzone. E chiunque, nato sulla strada asfaltata a ridosso di un fosso, vi potrà dire la bellezza che esiste nel dettaglio di ciò che è vivo. Vi potranno raccontare delle rane che attraversano la strada per poi tuffarsi nel piccolo rigagnolo di un canale; o delle foglie degli alberi che in primavera nascono e crescono verdi splendenti e che in autunno addobbano la strada come un tappeto. Vi potranno dire della bellezza del grano dorato; delle pannocchie che crescono alte fin quasi a coprire la vista della prossima curva. Vi potranno dire dei fiori, che in primavera sbocciano bianchi come stelle nel firmamento e che un occhio attento potrebbe guardare per ore.
È un cumulo di paesi uniti da strade come arterie che portano il sangue; e l’ossigeno che d’estate diventa umido e insopportabile resta comunque un piccolo prezzo da pagare, perché quando si vede in lontananza il campanile o la torre del castello, si sente odore di casa. È  impossibile negarlo; anche da seduti al bar all’angolo; perché la vista di biciclette che vanno e vengono; e tengono sull’attenti la gente che passa e va è un segno di presenza indelebile. C’è movimento, in questo posto che era un borgo, e sotto la bandiera del soldato, in piedi per memoria e ricordo, ci si sente quasi protetti.
E come non parlar del cielo. Lo sguardo mira sempre a livello dell’asfalto, ma basta alzar la testa in un pomeriggio soleggiato di primavera per ritrovarsi davanti ad una tela tutta azzurra o macchiata da nuvole bianche a fare da sfondo alle lunghe corse; ai brevi viaggi; ai rapidi momenti.
È amore e odio quello che permea le strade e si attacca ai muri delle case, alcune molto più vecchie di queste parole; amore di terra quanto mai vissuta; di storia; di ricordi; di memorie; di un tempo talmente distante da sembrare un vecchio libro scritto da un autore sconosciuto. Quell’autore, forse, mi racconterebbe del tempo delle mondine; delle feste nei cascinali; del ritrovo in un circolo per un bicchiere di Barbera. Mi racconterebbe dei vecchi giochi; di come era la strada davanti casa mia quando lui aveva la mia età.
Tra muri vecchi e marciapiedi, v’è la piazza. Vissuta da lontano quando ancora mi era proibito allontanarmi, essa è stata per anni desiderio di diventare grandi; di poterci giocare sopra. E quando il tempo ha dato il permesso, a circumnavigarne la circonferenza si faceva quasi a gara. A nascondersi tra le macchine parcheggiate dei clienti della pizzeria del paese, ormai divenuta un’istituzione. E quella piazza faceva venir voglia d’estate e della luce delle giostre. L’arrivo degli autoscontri e assistere, eccitati, al loro montaggio. Era una festa; una festa che, per me, iniziava dal fondo della via in cui vivevo; diversa dalla strada principale che ora osservo dalla finestra.
Le stagioni, qui, sono precedute dai colori.
D’inverno, è il grigio a farla da padrone. Sembra portar una tristezza millenaria; con il gelo e la nebbia ad impedire, talvolta, ogni passo fuori dal tepore di casa. Ma l’inverno non è diverso che altrove. Anche qui, la neve a volte accarezza le strade. Anche qui, la brina si attacca ai cofani delle auto facendole sembrare dei piccoli cubetti di ghiaccio con le ruote.
È solo un preludio a ciò di cui ho già raccontato; dello sbocciare del paese nei tempi primaverili ed estivi, con un occhio di riguardo all’autunno, segno che un altro anno sta passando e che si ricomincerà da zero dopo la prossima festa.
Come spiegare, a chi non lo sa, di questi momenti? Il comparir di bancarelle mentre, tutt’intorno, si riempie di quella gente che par di non veder da anni. Il tendone sotto al quale ci si aggrega per una cena tra amici mentre, nella piazzetta poco più in giù, la musica vive sopra un palco montato per l’occasione. E lì vicino, la vecchia sala banda.
Ho avuto la fortuna di vivere una mia passione in mezzo alle cose che, un tempo, erano state curate con attenzione: vecchi strumenti che chissà quanto avevan suonato; divise impolverate che sembravano costumi teatrali. E poi fogli, spartiti scritti a mano e quella foto di giovani musicisti di paese che mi assomigliavano, in quei giorni. Non erano poi tanto diversi da me.
Uno sguardo un po’ più in là dopo l’incrocio e ancora mi sembra di vedere quel grosso cane affacciato dalla finestra sopra la farmacia, che osservava la gente passare sotto di lui. Da piccolo, mi sembrava un cartone animato. E basta andar ancora più in là per giungere al passaggio a livello; e seguire i binari fino alla stazione.
La piccola stazione dove, per tutti gli anni delle scuole, ci si ritrovava per prendere il treno, ed il piacere di riunirsi nel solito angolino per sdrammatizzare su quell’ennesima giornata di verifiche e compiti a casa.
Sembra difficile, per chi ci vive, vedere ciò che vedo io.
Ormai abituati al lamento, la brava gente ha perso la capacità di vedere il bello delle cose. Per questo, ne scrivo. Per questo, provo a raccontare i dettagli del posto in cui sono cresciuto. È successo anche a me di dimenticarmene; di pensare che la bellezza si trova solo al di fuori dei confini, ma ho provato a mettermi nei panni di un modesto artista, obbligato per definizione a notar le cose che risplendono, anche quando sembra impossibile che esistano.
Ed è questo, ciò che ho visto: casa mia. Con i suoi difetti e le sue paure, ma qual cosa bella non ne ha? La bellezza, dimentichiamo, non sta nelle cose, ma negli occhi di chi le guarda; nei nostri, forse troppo abituati a notar i difetti, in tempi così incerti.
Metto quindi ordine a ciò che vedo oltre il vetro, e utilizzo ciò che ho vissuto come monito a me stesso. C’è sempre aria di cambiamento imminente. Lo so, sembra impossibile, ma vi giuro che c’è: basta far attenzione, concentrarsi sui muri, le case, i monumenti, le persone, l’energia, il continuo movimento delle prime ore del mattino. È Vita ciò che vedo io. Non è qualcosa da cui estraniarsi. Non è qualcosa di così piccolo da non esser notato.
È questo ciò che è. E la noia, che arriva anche nelle metropoli, non resta come un qualcosa di negativo: spinge a un movimento, continuo. Esiste una parte non vista di questo luogo che cerca, con forza, di uscire fuori. E si manifesta nelle giornate di folla; nei carnevali con i carri che sfilano; nelle gare ciclistiche a cui a volte ci si affaccia sulla strada per vederle; nei tempi in cui si potevano vedere giovani atleti giocare a pallavolo nel campo montato per l’occasione al centro della piazza.
Come posso chiamare tutto questo se non “bello”? Quali parole posso cercare ed utilizzare per spiegarmi meglio? Purtroppo, non ne esistono.
Mi piacerebbe dirvi di più; farvi mettere nei miei panni mentre scrivo queste parole. Prendetele come un racconto che parte da voi. Una storia raccontata tra le mura di una piccola stanza. Un qualcosa che ha valore anche se non esistesse. È già nell’aria. Basta voler vedere.
E, per farlo meglio, apro la porta di casa ed esco.

Cerca altre Storie nella tua Città


Benvenuto

Ora invia una Recensione

Annulla risposta

Altre Storie in Zona

    Ciò Che C’è Fuori

    Davide Petrillo

    Profilo dell'Autore

    Visualizzazioni

    730

    Sei un Autore?

    Autore

    Unisciti al nostro Progetto!

    Registrati su Storie di Città. Potrai pubblicare e geolocalizzare le tue opere, lasciarle impresse in un luogo, farle leggere a migliaia di lettori e potrai promuovere gratuitamente i tuoi libri!

    Registrati Ora

    STORIEDICITTA.IT

    "Dedicato a tutti coloro che conoscono l'arte dello scrivere, a chi ama viaggiare, ma soprattutto a tutti quelli che hanno sete di leggere!"

    Il Team di Storiedicitta.it

    www.storiedicitta.it

    Storie di Città

    • Condizioni d’uso
    • F.A.Q.
    • Privacy Policy
    • Pubblicità
    • Contattaci

    Link interessanti

    • Bookabook
    • Eppela
    • Amazon Libri
    • Scuola Holden
    • Salute Privata
    Copyright Storie di Città - storiedicitta.it © 2019 Tutti i Diritti Riservati
    • facebook
    • twitter
    • google
    Copy Protected by Chetan's WP-Copyprotect.

    Login

    Register |  Lost your password?