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Donne e motori
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Donne e motori

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Donne e motori

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Correva come un pazzo mangiando asfalto e polvere.
I pensieri lo precedevano nella corsa e tentavano di arrivare prima di lui.
La testa era vuota di tutto, l’unico pensiero era lei.
Stridevano le gomme affrontando la curva e il loro rumore martellava le tempie dell’improvvisato pilota.
Correre con l’automobile non era mai stato il suo forte, era sempre stato un tipo tranquillo.
Il detto “donne e motori, gioie e dolori”, per lui era assurdo, così come incredibile era  assimilare la gioia dell’amore per la sua donna a quella di una macchina.
La sua donna era viva, respirava, rideva, amava e lo rendeva felice.
La sua automobile era soltanto un freddo conglomerato di metallo, plastica e gomma, priva di ogni forma di sentimento.
Non riusciva proprio a capire come, molti uomini, potessero mettere sullo stesso piano emotivo donne e motori.
Lui amava la sua donna, non la propria auto.
Ora, però, stava chiedendo alla sua vettura di stupirlo, di portarlo il prima possibile da lei e lo faceva come se stesse chiedendo un favore a un’amica, un favore che lo avrebbe ricondotto verso la felicità.
Era successo tutto troppo in fretta.
Una parola di troppo, uno sguardo mal interpretato ed era accaduto l’inevitabile.
Lei lo aveva guardato con un’aria indecifrabile, mista tra l’odio e il dolore e, senza dare spiegazioni, si era allontanata.
Un po’ per orgoglio, un po’ per vergogna aveva evitato di chiamarla la sera stessa anche se le avrebbe voluto chiedere scusa.
La gelosia lo aveva sopraffatto, non aveva resistito quando quel tipo belloccio le si era avvicinato baciandola troppo vicino alla bocca.
Inutili le sue spiegazioni, le sue rassicurazioni.
Era solo un bacio di un caro amico, di chi c’era da sempre, di colui che la baciava in quel modo fin da quando erano bambini e condividevano lo stesso pianerottolo, lo stesso cortile, il medesimo cibo.
Cresciuti insieme come fratelli, ma lui non ne voleva sapere.
Era troppo orgoglioso, quell’uomo aveva baciato la sua donna
L’acceleratore era premuto al massimo e lui stava chiedendo l’impossibile alla sua automobile: arrivare prima che fosse troppo tardi.
Il messaggio sul cellulare era chiaro e senza speranza.
Sarebbe partita per sempre e non sarebbe più tornata.
Ora, data e stazione erano fissati al centro dello schermo e  dei suoi pensieri.
Mancava poco tempo e lui era ancora  abbastanza lontano dalla stazione.
Da sempre rispettoso delle regole, quella sera le aveva mandate tutte a benedire e aveva infranto ogni codice della strada, rischiando di schiantarsi più volte, non essendo un abile pilota.
Testacoda, doppia fila, sportello aperto, corsa folle a piedi tra la gente che, con il naso per aria, cercava il binario del proprio treno.
Fiato corto, cuore a mille, petto dolorante, non era mai stato un bravo corridore.
In verità non era mai stato bravo in nulla, si era sempre sentito una nullità, fin quando non era arrivata lei che, finalmente, lo aveva fatto sentire un  uomo.
Binario dodici, tre minuti alla partenza, locomotore pronto.
Che stupido, una rosa lo avrebbe aiutato a compensare quelle parole che gli sarebbero di certo mancate.
Le erano sempre piaciute le rose, ma lui non gliene aveva mai regalata neanche una, per vergogna.
Lei era di spalle, seduta sulla fredda panchina sotto la pensilina aspettando fino alla fine che qualcuno facesse in tempo ad arrivare prima del fischio che annunciava la partenza del treno.
Schiena dritta e collo lungo, le gambe accavallate in una posa plastica ed elegante, una mano sulla valigia.
Era arrivato in tempo, la sua donna era ancora lì.
A volte gli attimi possono durare una vita e, in quell’attimo, lui ripercorse tutta la loro esistenza insieme.
Una corsa indietro nel tempo per trovare le parole giuste, per convincerla a tornare da lui.
“Ti amo.” furono le uniche due parole che riusciva a ricordare del loro rapporto e così le pronunciò a voce alta.
Lei si voltò lentamente, senza parlare, gli diede la mano e, con la valigia che sembrava essersi alleggerita, lo seguì fino alla macchina che, in doppia fila, era rimasta ad aspettarli con lo sportello aperto e il fiato sospeso.

I libri dell’autrice
La crescita e l’evoluzione del proprio corpo cambia inevitabilmente il punto di vista del mondo esterno che assume trasformazioni tali da rendere la realtà ingannevole. Il senso di angoscia e le rassicuranti certezze quotidiane, le visioni che si confondono con i sogni e la paura del futuro provocano la tempesta emozionale che accompagna la protagonista nella ricerca del nuovo equilibrio.

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