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Rainbow
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Rainbow

33090 Tramonti di Sopra (Pn)
Sociale Racconti
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Rainbow

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Di questo luogo, ad investirmi per primo è stato un abbraccio di nome Matilde. Matilde che viene da Parigi e che quando mi ha stretto a sé per ringraziarmi ha permesso che i nostri respiri si incontrassero nel suo ventre. La stretta durava da un tempo interminabile, ben oltre la formale convenzione, quando, incurante del mio imbarazzo, mi ha lasciato un momento solo per guardarmi a fondo negli occhi con il viso contorto dall’emozione, per poi stringermi ancora come se non ci fossimo abbracciati appena un istante prima, ma vent’anni fa.
Di lei non conoscevo altro all’infuori delle poche cose che mi aveva raccontato e di quel ventre che sa accogliere due respiri insieme senza pensare a domani. Ci eravamo conosciuti mezz’ora prima, sul sentiero ripido e scivoloso che stavamo risalendo per arrivare al Rainbow. Cinque ore di camminata estenuante per raggiungere l’arcobaleno sono un prezzo molto basso. Lei era partita da Parigi giorni prima e se l’era fatta in autostop fino al paesello di montagna dal quale tutto avrebbe avuto inizio. Anche questo sembra un prezzo molto basso, a chi non ha dimenticato cosa vuol dire sognare.
Quel tratto di percorso scalava una roccia molto ripida, io camminavo veloce respirando a casaccio boccate d’aria che sembravano disperdersi prima di raggiungere i polmoni. Dovevo apparire come uno sul punto di annegare, ma non avevo in mente di cedere e non cedevo.
Lo sguardo si è alzato a cercare un cielo alla fine di quella terribile salita; al suo posto c’era una gonna colorata che sosteneva uno zaino enorme, un braccio femminile che tratteneva una chitarra, poi una treccia di capelli e qualche altro oggetto appeso a quell’entità barcollante e sfinita. La fatica avvolgeva quella visione come un’aura di piombo ma la voglia di arcobaleno gridava forte e sembrava davvero di udirla. La raggiunsi in mezzo minuto e le sorrisi per farle capire che stavo per dire qualcosa, ma che sarebbe passato molto tempo prima che il mio corpo accettasse di sprecare ossigeno per emettere suoni. Quando finalmente riuscii a spiegare, con il mio inglese maldestro, che ero disposto ad aiutarla a portare un bagaglio, lei dissentì in modo talmente affermativo ed esausto che prima di poter insistere trovai la sua chitarra appesa al mio zaino. Appena sentito il peso di quell’oggetto, mi domandai come avesse fatto lei a giungere fino a dove ci trovavamo. Pensando a questo, la udivo che mi ringraziava e che si preoccupava di non rallentare troppo il mio passo. Ma già il respiro si era calmato, iniziavo a sentire i piedi che premevano sul terreno, il profumo del bosco e l’incantevole rumore dell’acqua che si tuffa nell’acqua. Realizzai che avevo costeggiato un torrente magnifico per ore senza quasi rendermene conto. Allora cercai le parole per ringraziarla, parole che pronunciate con il mio inglese sarebbero state fraintese. Quindi la guardai negli occhi un momento affinché capisse ciò che stavo per dirle. Poi lo dissi: “Grazie di aver rallentato il mio passo.” Non ci fu bisogno di aggiungere altro, aveva capito perfettamente; era stato come spiegare la magia a un bambino.
 
 

Si fece attendere, l’arcobaleno.
Si fece attendere, sudare, sognare, ma era là ad aspettarci e noi ci stavamo andando. Quando la salita interminabile smise finalmente di salire, il bosco fitto e stupendo si aprì nella vallata. Lo sguardo iniziò a vagare incredulo tra la foschia che sbiadiva le tende piantate ovunque fino a scomparire, per poi levarsi oltre le vette rocciose che ritagliavano un cielo di carta colorata.
Per il tempo di un minuto e di una vita, ci fu silenzio. C’erano rumori: voci, tamburi, bambini, uccelli, vento, acqua. Ma la commozione che ci invase circondò tutto di un silenzio che sembrava provenire da dentro l’anima.
Alcune persone si trovavano a pochi metri da noi, erano sorrisi nudi che si lavavano nel torrente. Sorrisi che ci guardarono amichevolmente e dissero tutti la stessa cosa: ≪Welcome Home!≫
Benvenuti a casa.
Era un benvenuto rivolto a tutte le persone del mondo. A tutte le persone del mondo che avessero voglia di disegnare, con le proprie dita e con il proprio cuore, un bellissimo arcobaleno che inizia in una vallata remota tra le montagne e finisce in un luogo che ancora non c’è, e che non ci sarà mai se non iniziamo a immaginarlo.
 
Poco lontano, alcune persone alzarono le braccia verso di noi: erano gli amici che aspettavano Matilde. Si abbracciarono e ci abbracciammo: erano i miei fratelli e ci stavamo incontrando per la prima volta. Eravamo stremati e i nostri piedi non avrebbero percorso un altro metro per nessuna ragione, quindi ci sedemmo sulle pietre che in tempi lontani furono il letto di un fiume e che ora formavano il pavimento della nostra grande casa. Una casa con il tetto di cielo e le pareti di bosco. Una casa senza porte e dove le finestre sono gli occhi e i sogni di chi la abita. Artisti, poeti, musicisti, giocolieri, filosofi, anarchici, vagabondi, sciamani, sognatori, santi, atei e persone che prima di arrivare qui si sarebbero definite normali, ma che ora pensando alla cosiddetta normalità sorridono come sorride chi vede un matto.
 
Restavano pochi minuti di luce per scegliere un luogo adatto e montare la tenda. In meno di mezz’ora la notte avrebbe invaso tutto e i tamburi stavano già invocando la luna.
Dovevo andare.
Matilde mi chiese di passare la serata con loro e io risposi che ci saremmo certamente rivisti più tardi. Tutti capirono che intendevo dire addio, e penso che capissero anche il perché. Non ero salito fin lassù per formare una famiglia di cinque persone: avevo fatto tale fatica perché l’unica famiglia che concepisco è composta da tutti gli esseri viventi del Pianeta, e per una volta c’era la possibilità di provare.
 
Fu allora che Matilde mi abbracciò in quel modo che forse non dimenticherò mai, perché fu la volta in cui imparai come si abbraccia veramente una persona.

Il libro dell’autore: Anam Cara è una raccolta di racconti che, in realtà, narrano un’unica storia che lentamente si dispiega. E’ un viaggio alla ricerca dell’Amore e del significato della vita, iniziato dopo l’improvvisa ricomparsa di un amore adolescenziale mai dimenticato. Proprio quando la vita sembrava ormai decisa e immutabile, priva di vera gioia e di ogni senso, è accaduto l’inimmaginabile. Fin qui, tutto normale. Il fatto anomalo è che, in seguito, è accaduto ancora l’inimmaginabile, e non ha più smesso di accadere…

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