Storie di Città

Racconti e Poesie originali e geolocalizzati

  • Home
  • Pubblica e Geolocalizza le tue Opere
    • Regolamento
    • Invia la tua Opera
  • Accedi
  • Registrati
Menu
  • Home
  • Pubblica e Geolocalizza le tue Opere
    • Regolamento
    • Invia la tua Opera
  • Accedi
  • Registrati
  • Sfoglia Categorie
      • 686Poesie
      • 393Racconti
  • Chi siamo
  • Blog
  • Contattaci
L’isola

L’isola

28016 Orta San Giulio (NO)
Favole Racconti
6 Reviews
Condividi

Condividi:

Condividi:

  • Fai clic per condividere su Facebook (Si apre in una nuova finestra)
  • Fai clic qui per condividere su LinkedIn (Si apre in una nuova finestra)
  • Fai clic qui per condividere su Twitter (Si apre in una nuova finestra)
  • Fai clic per condividere su WhatsApp (Si apre in una nuova finestra)
  • Fai clic per inviare un link a un amico via e-mail (Si apre in una nuova finestra)
Write a Review

L’isola

visita su Google street view  

Sono nato sull’isola e cresciuto sulla terra ferma, all’ombra dei tigli di piazza Motta.
Seduto su una panchina della piazza osservo l’andirivieni dei battelli che fanno la spola tra il paese di Orta e la sua isola, ma  non mi imbarco.
La vita sull’isola ormai appartiene alla mia infanzia.
Riaffiorano ricordi di tempi spensierati e giocosi passati in compagnia dei miei fratelli e della mamma che tutte le mattine ci portava presso l’imbarcadero ad attendere i traghetti dei visitatori per accompagnarli nel giro turistico dell’isola.
Facevamo loro strada su per gli scalini che portavano al decorato portone della Basilica di San Giulio. La visita alla Basilica durava in media una ventina di minuti e noi li attendevamo fuori, pazienti, seduti sui gradini in sasso. Poi ricominciavamo il giro, dividendoci, io e miei fratelli, i gruppi di turisti, tutti avevano il piacere della nostra compagnia, in fin dei conti eravamo i natii del luogo.
Il giro si snodava per un’unica via, lastricata, tra le vecchie mura di sassi e le antiche case dei canonici e si concludeva all’unico ristorante che poco distava dall’attracco  e dove il proprietario, per un tacito accordo con la mamma , ogni volta che gli portavamo un gruppo di turisti, ci dava qualcosa da mangiare e, d’inverno, un posto caldo vicino al camino.
Ma i bei tempi spensierati stavano per finire, l’isola era piccola e la nostra famiglia sempre più numerosa, non ci sarebbe stato lavoro per tutti ancora per molto tempo.
Io ero il più grande ed il più intraprendente dei miei fratelli, così un giorno decisi di partire per raggiungere la terraferma.
Fu così che mi ritrovai su traghetto ad attraversare il lago.
Quel giorno è rimasto vivido nella mia mente, come una macchia di inchiostro indelebile sulla stoffa del divano, che nonostante i colpi di spugna per lavarla, riemerge quando il tessuto asciuga.
Era una fredda mattina di inizio primavera, l’inverno era stato rigido quell’anno e sembrava non volesse mai finire. Rannicchiato nella calda pelliccia, dono della mamma, scompigliata dall’aria di neve che soffiava dalle montagne, sopraffatto da un senso di smarrimento, guardavo diritto davanti a me la costa che si avvicinava, con gli occhi lucidi, pensando al calore della famiglia che avevo lasciato e a ciò che mi avrebbe riservato il futuro.
Quando sbarcai in piazza in Motta mi resi conto che la vita sulla terraferma non si discostava poi tanto da quella dell’isola. Mi accolse una piazza affollata di turisti, forse un po’ chiassosa, per com’ero abituato, ed un lastrico di beole grigie, come quelle dell’imbarcadero che avevo appena lasciato, una serie di verdi aiuole e di alti tigli che profumavano di miele.
Piazza Motta è un salotto, coronato su tre lati da portici, all’ombra dei quali prosperano negozietti mentre le terrazze dei caffè si spingono con i tavolini fin a lambire l’acqua del lago.
E come in un salotto mi accomodai.
Ero giovane, bello e sfrontato e non ci misi molto a farmi notare.
I barcaioli furono i primi ad accorgersi della mia presenza costante forse perché, come loro, passavo tutto il giorno in piazza in attesa dei turisti, da accompagnare in un caffè o per le strette viuzze del paese.
“ Ciao Alex! Già in giro stamattina?” Il Lucio che mi saluta, dandomi una pacca amichevole sulla testa.
“Mattiniero il piccoletto! Hai dormito in piazza?” è la volta del Sandro che mi dà il buongiorno.
Tutte le mattine passavo dal Venus, il bar sulla riva del lago, a fare colazione con i barcaioli, dove venivo coccolato dalle cameriere, ed in particolare dalla Monica che si era presa una cotta per me, che mi facevano trovare una tazza di latte tiepido da sorseggiare in riva al lago.
Gustavo il latte, ma ancora di più la calma dell’alba, quando ancora la piazza si stava svegliando e tutto era a portata di mano, il cielo terso, il lago tranquillo, i motori dei motoscafi spenti.
Era il rumore della saracinesca del negozio di souvenir a dare il via alla giornata, se apriva il negozio significava che erano già le nove, i barcaioli si alzavano dai tavolini e andavano ad accendere i motori, la piazza riprendeva vita, con i movimenti, i suoni, i colori delle vetrine e dei cartelloni pubblicitari dei gelati.
L’estate era folle, con fiumane di persone che si riversavano in piazza ed il via vai dei traghetti che si faceva frenetico. I dehors dei caffè all’aperto brulicavano di persone, capaci anche di aspettare in piedi per delle mezz’ore in attesa che si liberasse un tavolino, ma per me un invito ad unirmi ad una compagnia ai tavoli non mancava mai.
L’autunno strisciava la coda dell’estate, il brulichio di persone si trasformava in un lento scemare e la piazza risuonava di idiomi stranieri. I turisti autunnali, come quelli primaverili, erano rappresentati per lo più da tedeschi ed olandesi ma per me questo non rappresentava un problema, essendo abbastanza internazionale da capire tutti e, cosa più importante, da farmi capire da tutti.
L’inverno arrivava all’improvviso, con le sue gelide folate di vento a spingere le foglie secche dei tigli nel lago. I turisti riducevano i ranghi fino a poche decine al giorno e la vita della piazza diventava più intima. Barcaioli, baristi, negozianti e cameriere si radunavano nell’uno o nell’altro locale a mangiare, a bere e a chiacchierare, come se fossero una grande famiglia, o meglio, ci radunavamo nell’uno o nell’altro locale come se fossimo una grande famiglia, perché adesso, di questa famiglia, facevo parte anch’io.
Tutte le incertezze, le perplessità e le paure da cui ero stato assalito la prima volta che mi ero imbarcato sul battello per lasciare la mia casa d’origine si erano diradate col passare dei giorni, delle stagioni, fino a dissolversi come il pane lanciato alle papere nell’acqua del lago.
 
La mia casa adesso è la Piazza, la mia famiglia è la Monica, con il suo profumo di gelsomino che inebria i miei sensi quando mi stringe fra le braccia, il Lucio con i suoi consigli da nonno premuroso, il Sandro, con i suoi scherzi da ragazzino.
La Giovanna del negozio di souvenir, che dipinge lei stessa i sassi con i colori del lago, del cielo e della piazza per poi venderli ai turisti.
Il Fabio della vineria, che prepara stuzzichini per tutti dopo la chiusura e dal quale ci fermiamo a bere vino fino a tarda sera. Provarono a far bere vino anche a me una volta, ma solo l’odore mi fece stare così male che anche loro si persuasero che se ero astemio un motivo ci doveva pur essere e così il Fabio adesso tiene in frigo una bottiglia di latte solo per me!
Il Mario prestinaio, che ogni mattina scalda l’aria con il profumo del pane fresco e del cioccolato delle brioches appena sfornate.
E la Mara, il Claudio, Giorgio il pescatore.
Ed i turisti che come satelliti intorno ad un pianeta gravitano intorno alle nostre vite, portando bel tempo o tempesta, a seconda dell’umore del momento.
La nostra casa è la Piazza perché è qui che torniamo ogni giorno, è qui che condividiamo le nostre gioie, i nostri dolori, è qui che mi hanno accolto e che mi hanno accettato per quello che sono.
Qui sto bene, ma non ho dimenticato  chi sono e da dove vengo: mi basta volgere lo sguardo sopra la riva per vedere l’isola che nelle giornate limpide e soleggiate sembra così vicina da poterla toccare, ed osservando l’attracco mi sembra di vedere mia madre attendere i turisti.
Ormai troppo vecchia per accompagnarli nel giro si accontenta di stare sdraiata al sole, col pelo arruffato, ad aspettare una carezza.
Mi chiamo Alex, e sono un gatto.

Cerca altre Storie nella tua Città


Benvenuto

Ora invia una Recensione

Ordina Per

  1. EMANUELA
    Originalità

    Coinvolgimento

    Stile

    tornare per un attimo bambina e sognare il lago della mia infanzia…. Bello!!

    6 anni fa
  2. Daniela
    Originalità

    Coinvolgimento

    Stile

    Delicata storia dal finale inaspettato.

    6 anni fa
  3. Maurizio
    Originalità

    Coinvolgimento

    Stile

    Bella storia …. poi cmq il posto è in cui è ambientata la storia è stupendo….

    6 anni fa
  4. Luisa Belluzzi
    Originalità

    Coinvolgimento

    Stile

    Bella storia……….a sorpresa!

    6 anni fa
  5. Gabriele
    Originalità

    Coinvolgimento

    Stile

    Un modo di scrivere sicuramente coinvolgente, evocativo. Riesce a trasmettere le dovute emozioni, si percepiscono i colori, gli odori. Mi è piaciuto molto, e il finale….. Colpo di genio!

    5 anni fa
  6. Gio
    Originalità

    Coinvolgimento

    Stile

    Bellissima! … realmente così la vita Ortese…

    3 anni fa

Annulla risposta

Altre Storie in Zona

    L’isola

    smilla72

    Profilo dell'Autore

    Visualizzazioni

    1.058

    Sei un Autore?

    Autore

    Unisciti al nostro Progetto!

    Registrati su Storie di Città. Potrai pubblicare e geolocalizzare le tue opere, lasciarle impresse in un luogo, farle leggere a migliaia di lettori e potrai promuovere gratuitamente i tuoi libri!

    Registrati Ora

    STORIEDICITTA.IT

    "Dedicato a tutti coloro che conoscono l'arte dello scrivere, a chi ama viaggiare, ma soprattutto a tutti quelli che hanno sete di leggere!"

    Il Team di Storiedicitta.it

    www.storiedicitta.it

    Storie di Città

    • Condizioni d’uso
    • F.A.Q.
    • Privacy Policy
    • Pubblicità
    • Contattaci

    Link interessanti

    • Bookabook
    • Eppela
    • Amazon Libri
    • Scuola Holden
    • Salute Privata
    Copyright Storie di Città - storiedicitta.it © 2019 Tutti i Diritti Riservati
    • facebook
    • twitter
    • google
    Copy Protected by Chetan's WP-Copyprotect.

    Login

    Register |  Lost your password?