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Tra il passato e il futuro

Tra il passato e il futuro

Via San Martino 15
00015 Monterotondo (RM)
Fantasia e Fantascienza Racconti
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Tra il passato e il futuro

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Erano già tre ore che ero in macchina e da quando ero partito da Genova non mi ero ancora fermato per una sosta. I miei tre compagni di viaggio dormivano beatamente, e pensare che mi dovevano essere di compagnia. Uno di quelli che era sul sedile posteriore aveva appoggiato la guancia sul finestrino e dormiva con la bocca mezza aperta. Singolare modo di dormire pensai tra me e me. Erano le sette di sera di una giornata di Febbraio e mancava poco più di un’ora per arrivare a casa, erano tre mesi che ero lontano da Monterotondo e sinceramente non vedevo l’ora di rivedere i miei amici, i miei luoghi. Certo il mio lavoro mi portava a stare lontano per parecchio tempo ma per i soldi che mi davano non mi potevo certo lamentare.
In tre mesi avevo guadagnato sessantamila euro ed il mio patrimonio personale stava per raggiungere i sei zeri.  Già gustavo le serate al pub di fronte a una pinta di birra rossa insieme a Giovanni il mio collega che in questo momento dormiva sul sedile accanto a me. Gli diedi un colpo con la mano sulla gamba per svegliarlo.
–          Oh Giova’ e svegliati –
–          Eh, siamo arrivati? – disse aprendo gli occhi assonnati
–          Ma che, manca ancora un’ora. Dai fammi compagnia sono tre ore che guido. –
–          Fai una cosa va, fermati alla prossima area di servizio che ho voglia di caffè e devo pure fumare. –
Giovanni era il mio compagno di avventure. Era come me un ex militare dei Reparti Speciali e ora gestivamo una agenzia di sicurezza che si occupava del servizio di sicurezza a bordo delle navi mercantili e da crociera.
Era alto e robusto con un passato da nuotatore professionista, amante dei libri e del buon cibo.
All’area di servizio mancavano ancora sei chilometri e aumentai un po’ la velocità.
Giovanni si girò a guardare gli altri due colleghi che dormivano di dietro.
–          Scusa ma ‘sti due non li svegliamo? –
–          No lasciali stare, ora ci andiamo a prendere il caffè e li lasciamo pure in macchina – dissi ridendo.
–          Tanto mica se ne accorgono – disse Giovanni
Restammo in silenzio e Giovanni cominciò a prepararsi la sigaretta con il tabacco e le cartine.
–          Giova fammi un po’ sentire l’odore di questo tabacco? – dissi.
–          Senti, è un tabacco prodotto a Berlino che sarebbe meglio però fumarlo con la pipa – disse porgendomi il sacchetto con il tabacco.
–          Buonissimo, senti che odore dolce. Ma scusa, perché non fumi la pipa? –
–          Si, stavo pensando di comprarmela. Sai che fumare la pipa mentre si gusta un buon whisky è il massimo. –
–          Fra un chilometro c’è l’area di servizio, e vai !! –
Imboccai all’interno del parcheggio e trovai posto proprio davanti all’ingresso del bar.
Scendemmo dall’auto e ci sgranchimmo le ossa.
–          Mamma mia sto a pezzi – dissi
–          Dai va, ‘sti due lasciamoli dormire – disse Giovanni
L’aria era molto fredda e questo ci aiutò ad uscire un po’ dal torpore del viaggio.
Andammo prima in bagno. I locali igienici si trovavano nel piano seminterrato e bisognava scendere delle scale. Giovanni entrò nei bagni prima di me ed ignorò la signora che sedeva con il banchetto all’ingresso.
Era una donna molto anziana e vestiva con degli abiti strani, direi quasi fuori dal tempo. Misi una mano in tasca alla ricerca di una moneta e le lasciai due euro nel piattino pieno di spiccioli che era sul suo banchetto.
Per un attimo incrociai il suo sguardo e notai che aveva degli occhi azzurri molto belli, degli occhi giovani che contrastavano con il suo viso rugoso. Mi accennò un sorriso di ringraziamento ma essa non proferì parola.
Entrai nei bagni e rimasi stupito dal fatto che non c’era nessuno, completamente deserto.
Eppure Giovanni era entrato prima di me, ne ero sicurissimo, ed era impossibile che fosse già uscito.
Feci alcuni passi e curiosamente man mano che avanzavo il pavimento diventava sempre più morbido, sembrava di camminare sulla gomma.
Mi fermai perché la cosa mi sembrava impossibile. Che senso aveva fare un pavimento di gomma, eppure era proprio gomma.
Una delle porte dei bagni era fatta in legno intarsiato molto bella e anche questo mi incuriosì, ma dove ero capitato? Mi chiesi.
Entrai da quella porta e con mia grande meraviglia mi ritrovai all’interno di una casa.
C’era un camino acceso e una vecchia stava vicino al fuoco. Alzò lo sguardo verso di me.
–          Finalmente sei arrivato, è da tanto che non ci vieni a trovare –
Rimasi confuso. Chi era quella donna? Diedi uno sguardo alla stanza buia illuminata solo dal bagliore del camino. Al centro della stanza c’era un tavolo di legno con quattro sedie di paglia e sopra una candela accesa ormai quasi del tutto consumata. Non riuscivo proprio a capire dove mi trovavo.
–          Cosa ti succede? Non riconosci più la tua casa? – disse la vecchia signora
–           Veramente no – dissi
–          E lui lo riconosci? – disse indicando con la mano rugosa verso l’altra parte della stanza alle mie spalle.
Mi girai e dietro di me comparve un vecchio con i baffi bianchi che mi sorrideva.
–          Come stai, dove sei finito per tutto questo tempo? – disse il vecchio.
–          Guardate che vi state sbagliando – dissi – non vi conosco, non conosco questa casa.
Il vecchio si mise a ridere.
–          Hai sentito? Ha detto che non ci conosce – disse
La vecchia signora si mise a ridere e con un attizzatoio smosse la brace nel camino e la fiamma si ravvivò.
–          Vieni con me – mi disse il vecchio e lo seguì all’interno di un’altra stanza che era completamente vuota.
Ero senza parole sempre più convinto di essere finito in una casa di pazzi.
Il viso del vecchio cambiò espressione e divenne serio. Alzò la mano verso la parete davanti a noi e un lampo di luce mi accecò. Mi ritrovai a volare su Monterotondo ed era una sensazione bellissima, sentivo il vento gelido sulla mia faccia ma non capivo quella strana sensazione di angoscia che sentivo dentro di me.
Con le braccia cercavo di equilibrare il volo e man mano presi confidenza con questa nuova emozione.
Decisi di scendere in via San Martino. Percorsi una cinquantina di metri e mi fermai. C’era una palazzina di quattro piani con il tetto spiovente che attirò la mia attenzione. Aveva qualcosa di strano ma non capivo cosa. Imboccai la via laterale che conduceva all’ingresso della palazzina. Mi fermai davanti al cancello in ferro di colore grigio chiaro. Mi avvicinai per leggere i cognomi sul citofono e con mio grande stupore vidi che  erano tutti uguali. In tutte le targhette c’era scritto GUIDI G.nni.
Al piano terra dell’edificio c’era un rigoglioso giardino ma l’intero edificio sembrava disabitato.
Ripensai che non avevo ancora incontrato nessuno, nessuna anima viva.
Suonai un campanello a caso e dopo qualche secondo le ante del cancello cominciarono lentamente ad aprirsi. Attraversai il cancello e dopo qualche metro mi si presentò davanti un enorme cane nero con gli occhi rossi fiammeggianti. Rimasi paralizzato dalla paura, avrei voluto scappare ma ero come immobilizzato sulle gambe.
–          Non avere paura, io sono colui che veglia sui luoghi della Terra. Seguimi. –
Non riuscivo nemmeno a parlare e mi accorsi che le gambe non erano più bloccate.
Seguii quel cane nero lungo un viottolo in discesa e man mano che camminavo sentivo una musica in lontananza. Era musica classica.
Il cane nero camminava sempre davanti a me e notai che nel frattempo si era rimpicciolito. Ora aveva le dimensioni di un gatto e osservandolo meglio mi accorsi che in effetti era un gatto, ma con la coda di un cane. Ormai volevo capire fino a che punto sarebbe arrivata questa farsa perché ero sicuro di non essere impazzito all’improvviso. Erano già venti minuti che camminavo dietro a questo gatto ma il paesaggio intorno a me non cambiava. A destra avevo un muro in cemento grigio e a sinistra una ringhiera dello stesso colore del cancello d’ingresso. Solo la pendenza cambiava. A tratti era salita per poi diventare discesa all’improvviso. Finalmente il gatto si fermò.
–          Ecco siamo arrivati. Questo è il tuo luogo. Qui è custodito il tuo futuro – disse.
Mi girai intorno ma c’erano solo ulivi, la casa era sparita. Anche la musica era cessata ed ora c’era solo un silenzio surreale.
All’improvviso mi sentii sollevare da terra. Mi alzai di circa venti metri e sotto a di me gli ulivi erano spariti. Ora c’era il mare ed in cielo c’era una fantastica luna piena che illuminava la notte. All’orizzonte si vedevano le luci di una nave e il mio corpo cominciò a muoversi in quella direzione. Man mano che mi avvicinavo si sentiva di nuovo quella musica classica e sembrava proprio provenire dalla nave. Rivolsi lo sguardo verso la luna e notai che aveva le sembianze del viso sorridente del mio amico Giovanni.
Il mio corpo atterrò sul ponte di questa nave tutta arrugginita.
Volsi di nuovo lo sguardo verso la luna ed il viso di Giovanni era sparito.
–          Sono qua – disse una voce proveniente dalle mie spalle.
Mi voltai e vidi una figura umana molto alta avvolta in un mantello.
Non riuscivo a distinguere il suo volto ma i suoi occhi li avevo già visti. Erano gli stessi occhi della signora dell’area di servizio.
–          Che vuoi? Chi sei? – dissi
–          Io sono il tuo futuro e non puoi conoscermi. Hai incontrato il tuo passato e il tuo presente ed ora sei davanti a me. –
–          Perché, che significa? –
–          I due vecchi che hai incontrato sono il tuo passato, che ormai fai fatica a ricordare, ma che custodisci in una casa semplice e accogliente, come eri tu una volta. La candela rappresenta ciò che ti è rimasto da ricordare perché giorno dopo giorno il tuo cuore diventa sempre più arido.
Rimasi perplesso dopo queste parole perché continuavo a non capire.
–          Il tuo presente è la casa che ti ha aperto il cancello. Una casa con tredici appartamenti come le volte che sei sfuggito alla morte ed il nome che hai trovato su tutti i pulsanti è quello di colui che tutte le volte ti ha salvato la vita.
Constatai che era vero quello che stava dicendo quella figura, ma stavo realizzando l’idea di essere finito in un incubo.
–          Gli animali che hai incontrato rappresentato la morte che è sempre in agguato ma che grazie alla tua esperienza sei riuscito a rendere meno feroce, gli ulivi, simbolo di pace, rappresentano i tuoi affetti. Ma ora questo è il tuo futuro. – disse indicando il mare calmo e nero come l’inchiostro.
–          E cosa dovrei fare? Non capisco cosa c’è che non va. –
–          Non capisci? La tua aridità di cuore ti ha portato a dimenticare le tue umili origini, ha fatto allontanare i tuoi affetti e ti aspetta il buio, il nulla. –
–          Dimmi che devo fare? – urlai
–          Lascia stare il denaro, pensa ad arricchire il tuo cuore e troverai un giardino rigoglioso anziché il nulla. Devi prometterlo a me ed io metterò su di te il segno della felicità.
–          Si, lo prometto. –  dissi
La figura alzò la mano dalla quale uscì un lampo di luce chiarissima che mi colpì il petto. Caddi all’indietro e quando mi rialzai la figura era sparita, come tutto il resto. Sul petto avevo tatuata una figura formata da due triangoli. Di nuovo mi ritrovavo davanti al cancello della casa che questa volta sembrava abitata, tutto ora sembrava animato. Guardai i nomi sul citofono e questa volta erano tutti diversi. Percorsi il tratto di strada che portava su Via San Martino. C’era tanta gente che camminava ed io mi confusi tra loro. Inciampai e caddi a faccia avanti ma nel momento in cui il mio viso stava per toccare l’asfalto, un getto di acqua fredda mi colpì.
Aprii gli occhi e mi trovai sul sedile della macchina di Giovanni che stava guidando.
–          Sveglia che tra poco siamo arrivati – disse
Rimasi venti secondi intontito ripensando a quello che avevo vissuto.
–          Giova’ ho fatto un sogno assurdo, se te lo racconto mi prendi per pazzo. –
Giovanni si girò verso di me. Notai che al collo aveva un ciondolo a forma di triangolo che non gli avevo mai visto prima.
–          E chi te lo dice che hai sognato? – disse ed emise una risata fragorosa
 

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  1. Giovanni visone
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    Una sola parola… Bellissimo.

    7 anni fa

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