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Uno spettacolo della natura

Uno spettacolo della natura

Vomero
80121 Napoli
Racconti Erotici Racconti
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Uno spettacolo della natura
(Racconto VM18)

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Sono nella sala d’aspetto della mia agenzia a Milano. Sembra che ci sia un lavoro per me. E’ il mio turno, entro e mi siedo. Sandro è, come sempre, gentilissimo ed estremamente sintetico. Mi dice che mi hanno scelto per un servizio di moda mentre prova a riaccendere il suo mozzicone di sigaro perennemente spento. Credo che lo faccia per risparmiare, oppure fa parte del club, esclusivo e precluso alle donne, dei fumatori di sigaro spento. “Quale testata?” chiedo, col labbro inferiore che mi trema. Lui è evasivo: “Una nuova testata” “Dove?” chiedo io, con anche il labbro superiore che mi trema per la tensione cognitiva che mi provoca ogni volta questa sorta di figura mitologica, metà uomo e metà sibilla, che risponde al nome di Sandro. “Vicino” termina lui, e mi mette sotto il naso il contratto. Lo leggo correndo alla fine dove di solito c’è il compenso. La cifra è buonissima e la location è il Teatro San Carlo a Napoli. Firmo senza leggere altro, sono 6 anni che lavoro con Sandro e ormai mi fido. “Parti insieme a Loredana domani mattina alle otto da Malpensa” mi dice, alzandosi per accompagnarmi alla porta. “Domani mattina? Ma come faccio!?” Protesto io, lui accenna appena il suo famoso baciamano con inchino che sa tanto di presa in giro, e mi mette fuori della porta. Non ti dà il tempo di pensare, il bastardo.
Loredana è una mia collega che conosco appena. Ci diamo appuntamento direttamente al gate d’imbarco. Quando la vedo arrivare stento a riconoscerla, è più bella di come la ricordavo: capelli neri, lisci e corti alla Valentina di Crepax, occhi scuri e grandi, naso greco e bocca disegnata e colorata da Manara. La sua andatura è leggiadra e il suo corpo sinuoso. Non so perché, quando mi si è avvicinata mi è venuta l’acquolina in bocca e non sono riuscita a spiccicare parola. Ho annuito e sorriso come fossi muta. Sandro ci ha prenotato due posti vicini, riponiamo i bagagli a mano e nel farlo le nostre mani, i nostri corpi si incontrano, si toccano. Ha un profumo quasi impercettibile di lavanda e delle mani lunghe e affusolate, da pianista. Spicchiamo il volo. Con la coda dell’occhio destro vedo il suo profilo stagliarsi contro la luce del finestrino. Man mano che saliamo la luce cambia inclinazione e il suo profilo scolpito a mano ne esce sempre più bello.
Napoli ci accoglie con la sua chiassosa e proverbiale cordialità, e mi ritrovo, come al solito, a pensare che sia una delle città invisibili descritte da Calvino. E’ troppo uguale a se stessa, ogni volta, per essere vera.
Il nostro albergo è al Vomero e il tassista ha tutto il tempo per fare l’istrione con le sue belle passeggere. La metà di quello che dice non lo capiamo, ma è divertente. Quando arriviamo a destinazione ci lancia l’esca: “Questo è il mio numero, se volete stasera vi porto nel privè del locale più alla moda di Napoli dove sarete ospiti full credit!” Ci dice, allungandoci un biglietto da visita a testa. Lo ringraziamo ed entriamo in albergo. Non è bellissimo ma è vicino al San Carlo. Sandro ci ha prenotato una doppia. Ci speravo.
In ascensore si accende la prima miccia. Anche lei è contenta della sistemazione e me lo fa capire appena rimaniamo sole: mi accarezza i capelli e ridendo mi chiede se sono una rossa naturale. Le rispondo che sono depilata e che non lo saprà mai. Ridiamo insieme e scopro che ha una dentatura leggermente irregolare che rende il suo sorriso unico e magnetico. Ci spogliamo in fretta, una di fronte all’altra e ci infiliamo sotto la doccia insieme. Lei vuole verificare e si accuccia per insaponarmi e guardarmi meglio. La lascio fare, da quelle parti non c’è traccia di peli. Lei, testarda, vuole la verifica orale. Mi lecca prima l’interno delle cosce, provocandomi un brivido caldo, e poi passa al piatto forte. La sua lingua è lunga e fina, vitale come un rettile, entra dentro di me con grande facilità, sembra casa sua, la sua tana. Mi appoggio con le spalle alla parete maiolicata della doccia per non perdere l’equilibrio e allargo le gambe per farmi penetrare meglio da quella lingua che mi sta praticamente scopando. La sento spingersi sempre più dentro di me, fino a toccare il fondo. Sembra veramente un serpente la sua lingua, non è normale. Sento che sta scoprendo posti dentro di me che non conosco. Ha appoggiato una mano sulla parete della doccia e con l’altra mi accarezza il retro del ginocchio, poi sale assaporando la curva della coscia insaponata, si arrampica sulla mia natica e infine si lancia nel dolce crepaccio. Le sue dita belle sono insaponate ed entrano facilmente nel mio orifizio posteriore, che le aspettava da un po’. La sua tecnica è sopraffina, sento le sue dita toccare, attraverso la parete vaginale, la sua lingua disumana. Improvvisamente sento lo stimolo urinario pervadermi completamente. Lei lo capisce, alza la testa e mi dice “Siii Manu, pisciami in faccia, innaffiami della tua pioggia dorata!” Vabbè che siamo nella città dove D’annunzio ha dato il meglio di se in tutti i sensi, ma non me lo aspettavo. Mi ha fatto un incantesimo o ha manipolato i miei organi interni? So solo che sto urinando sul suo viso di alabastro, sul suo naso perfetto, sulla sua bocca aperta e su la sua lingua prodigiosa protesa fuori. Non ne vuole perdere una goccia, la vuole tutta per se. Il piacere dell’evacuazione si mescola a quello della penetrazione anale che lei non smette di regalarmi con le sue lunghe dita da pianista. Vengo, e il mio umore si mischia all’urina e al sapone, colandomi tra le cosce come una dolce e silenziosa cascatella di montagna. Lei mi guarda da sotto e intanto si tocca. Ha la mano libera infilata in mezzo alle sue cosce lunghe e snelle, vedo le sue nocche bianche muoversi e il piacere salirle al cervello attraverso i polmoni e il cuore generando sussulti incontrollati. Sta per godere anche lei. Mi accuccio e la guardo mentre gode, con i capelli appiccicati sulla fronte e i suoi occhioni drammatici ridotti a una fessura. Adesso siamo entrambe sedute sul piatto della doccia e riprendiamo fiato guardandoci negli occhi con reciproca riconoscenza. Ci rifacciamo la doccia e ci asciughiamo l’un l’altra con sommo divertimento e piacere. Sono le 12 e tra mezz’ora ci aspettano per il pranzo. Decidiamo di stenderci un po’ sul letto per riposarci dieci minuti. Dopo dieci minuti decidiamo che scenderemo struccate al ristorante e ci rimettiamo a sonnecchiare pomiciando appena un po’. Alle 12,30 stiamo ancora tra le lenzuola stropicciate, nude e attaccate l’una all’altra. Alzo il telefono e chiedo due pasti completi in camera. Alle 12,40 il telefono squilla, è il nostro uomo a Napoli che mi chiede di scendere insieme a Lory per il pranzo. Gli dico con un filo di voce che siamo stanche per il viaggio e che preferiamo restare in camera. Lui prova ad insistere ma ho già messo giù. Mi giro e vedo Lory a pancia sotto: è uno spettacolo della natura come il golfo in cui siamo.

Se ti è piacuto questo racconto acquista i libri dell’autriceLe avventure sessuali di una giovane fotomodella raccontate in prima persona. Incontri saffici, sesso di gruppo, bondage in pubblico, feticismo dei piedi e chi più ne ha più ne metta. Ogni racconto è una nuova scoperta, una nuova città, una diversa situazione erotica che sfocia in sesso senza ipocrisie. La leggerezza della protagonista è contagiosa e la scrittura è fluida e essenziale. Esclusivamente per un pubblico adulto.

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