Storie di Città

Racconti e Poesie originali e geolocalizzati

  • Home
  • Pubblica e Geolocalizza le tue Opere
    • Regolamento
    • Invia la tua Opera
  • Accedi
  • Registrati
Menu
  • Home
  • Pubblica e Geolocalizza le tue Opere
    • Regolamento
    • Invia la tua Opera
  • Accedi
  • Registrati
  • Sfoglia Categorie
      • 683Poesie
      • 393Racconti
  • Chi siamo
  • Blog
  • Contattaci
Incandescente a Favola

Incandescente a Favola

00054 Fregene (RM)
Poesie Poesie
0 Reviews
Condividi

Condividi:

Condividi:

  • Fai clic per condividere su Facebook (Si apre in una nuova finestra)
  • Fai clic qui per condividere su LinkedIn (Si apre in una nuova finestra)
  • Fai clic qui per condividere su Twitter (Si apre in una nuova finestra)
  • Fai clic per condividere su WhatsApp (Si apre in una nuova finestra)
  • Fai clic per inviare un link a un amico via e-mail (Si apre in una nuova finestra)
Write a Review

Incandescente a Favola

visita su Google street view  

 

Sul ciglio della mia rosa,
incandescente va’ il sentir nostro adagio.
Oppur se bene questo è malvagio,
sentir lacrima mi desta lo sguardo.
Ove incontrai, cotanta illustre maschera,
che sorseggia vin Brulé al calar del sole;
mi annega nei pensieri ubriacature distorte
quasi a far sentir nostro dolore più audace.
 
Nuova carta alla terra bruna,
cuori alle stelle, sentimenti audaci di un pensiero di nostalgia.
Animatamente sorseggiar raffigurazione
al pastore errante di se stessi.
Così ragionevole una benevola rosa
si posa su foglie d’albero d’autunno,
all’inaspettar l’inverno arriva malvagio.
Ma, rosa sempreviva desta il pensier.
 
Lume di stanza piena di vita
illumina il cuore trafitto, massi d’oceano;
luce non canta, odor di vuoto.
Vetro sfregiato da paure passate,
sangue inciso di nomi,
parole inesprimibili.
Al cantar di rugiada,
a presso mille voglie.
Pensar all’albero maestro e al mar vespro
dormo sotto le stelle in mar.
 
Bivacco d’un tempo
mai più splendore.
 
Pian piano, come la terra,
le stelle e i moti a nostro agio.
In tempi quasi lontani e metà vicini.
Un pescatore è seduto al di là del lago,
protettore di sua sazietà.
Canta a clarinetto versi acuti che comprender natura mostra il tempo suo.
Potente bacio non avente scordato,
tempi di solitudine e mar che a lui incanta
conosce mondi e monti di gloria
fra papaveri immensi,
arida scossa che trema lo sguardo,
occhi di pesce, cuore glaciale.
 
Apprendere il canto puro sul palco della vita,
il sipario si apre, il personaggio cresce,
un faro viene acceso sul lato spento del cuore
e tornava a cantare storie di ordinata follia.
 
Il tuo sguardo,
qualcosa che non comprendo
e sentimenti inesprimibili ci collegano
e plasmano il nostro cuore.
Lucciole indaffarate
illuminano il cammino delle vene,
il buio tornò ma lì trovo solo un messere.
 
Ti amo vorrei poterti dire,
tu ci sei,
sei vicino a me
fino all’ultimo tocco di mano della nostra vita.
 
Amo e amerò solo te come mai ho amato qualunque essere.
Complice nei sguardi d’occhi natura primordiale
e puro di quel tanto bel cuor tuo
che sempre viva tiene coscienza mia
che senza natura io perdo
affannato in lacrime di nostalgia
e amore ancora più grande
che sempre più mi affascina.
 
All’imbrunir del sole,
salii in cielo
e mi ricordai che serve ancora solo un po’ di tempo
per vivere il tempo che sarà.
 
L’unica salvezza è tenersi vicini.
Sei solo tu di grande aspetto in miei confronti,
più dolci di chiunque abbia mai voluto darti bene.
Sento che mi chiami nei tuoi pensieri
e vorresti solo star ubriaco d’amore,
puro.
Dove maschere d’un carnevale affiatato di paura,
incanta noi stessi facendo perder tempo al tempo
che quasi mai potersi dire “sospesi”
ci affiata la vita.
 
Odore di te;
Odore di oro,
Odore di terra,
Odore di me,
Oltre il confine,
del nostro vergine inconsapevole amore.
 
Come un contadino sente la vita tra le mani
e ritornare a rifugio,
d’immenso cammino.
Frutti non maturi e una candela accesa,
piuma d’inchiostro incidono bufera tra le righe nascoste da quel bianco mistero.
 
Illustre vita
Dai a me la tua parola
Che se non fosse già arrivata
e dire che non ti scordassi più
Del mio angelo mortale
Sua maestà incoscienza.
 
Adoro passeggiare tra il fieno dei verdi colli bruni e scoloriti.
Nebbia che di passaggio scende
Sempre il sole si vede
Tra la luce delle ombre.
 
Immagino toccarci e rinnegarci
come in una poesia dove non ci si fa domande.
Solo pensieri di un qual si voglia pensiero,
ritorna alla luce come un incidente diplomatico
che ascolta la vita e agisce morendo.
 
mi è possibile
mi guardi impassibile.
 
Dolori fuori la grotta del cuore,
in cerca di un personaggio
che non abbia mai avuto un autore.
 
Fatiscenza dell’essere contrasta col gesto del poi,
tu mi baci
Io fingo di non volerti bene.
Quanto adoro l’odore del legno appena tagliato.
Una forza nuova genera quel taglio così netto,
che separa due semplici cuori
in cerca solamente di comprensione.
 
Pernicioso guasto a nostra illustre vita
che quasi scordar di mente,
vorrei sbocciasse un fiore.
Che il nettare faccia di lui una svolta
a quell’irreparabile sentimento che duole.
 
Ah, il quanto dolor fu così desto
da innamorarmi dell’amore funesto.
Alfieri in cerca di scacchi
su cui innamorarsi anche essendo nemici.
 
Affido al caso della vita ogni mia preoccupazione
che ne faccia buon uso
oppur a condannar la morte,
non sarò mai me stesso.
Lucciole che illuminano quella carcassa nel bosco vespro,
spinge natura a dar possesso.
 
Affanno cercando anime, gravità, amore,
Calpestare mezzo petalo corrisponde a sporcar velo tanto colorato
che orma rigetta suo cospetto.
 
Sterco nostalgico,
natale di un capriccio corporeo,
lacrima grottesca.
Priorità del mio stesso autosostentamento,
l’opprimo con così tanta vergogna di me stesso
a tal punto da desiderare la non – non vita.
Non mi farò mai vedere da lui,
in quanto lui non potrà mai vedermi
dall’abisso suo smarrito,
inesorabile destino,
è forse questa empatia?
Mi dispero, natura.
 
Malavita che mi porta a scoprire vite
di altri illustri personaggi di un mondo scaltro
la cui speranza sfregiata dal sentir nullo amore in aria,
a terra e sotto il contrario delle stelle.
Vivo a cantar speranza, non sono come loro oppur se
 
Sotto il contrario delle stelle
a scoprir vita
come lo sbarco di un marinaio
di notte, che la burrasca portò  a presso mille voglie.
 
Rigido come il ferro
davanti a sbarchi d’amore nuovo
o forse basta solo fondermi un po’.
In questo caldo d’amore
mi sento esterrefatto da nuove emozioni.
Come a scordar il primo essere
che sempre sarà all’altezza di tutti gli altri
che mai hanno saputo amare.
 
Cosa amare di più grande se non l’amore,
così pieno di filamenti e pura tragica miseria buona
che ad ogni nostro pensiero ricorda
e cadono due lacrime sulla pelle delle cosce mentre pensi,
nudo solo a voler qualcosa di più amabile
del sapersi vestire.
 
Ogni qual volta amo te
non amo nessun altro al mondo.
Sapore di labbra,
 
L’odore dei tuoi capelli,
Il tuo avvistare così docile
Che occhio umano non sa guardare.
Ma tu, in quegli scorci francesi
Davi alla tua anima cosi tanto bel vedere
Che sembravi tu una terra nuova, elegante
come a sentir se stessi in altri posti.
 
Chi ha capito la maggior parte delle cose racconta la normalità della vita.
 
Natura tragica del tuo esser.
 
Il moto dei tuoi passi  dolci,
il mare il burrasca,
una difesa dalle forze contrarie
Combatte la tua mente,
a sentimento mio
cadono stelle che vedi cadere in mar.
 
Gli aneddoti del cuore
che rispecchiano il tuo essere,
menti vive e scaltre giocano felici in prati verdi
come guru naturali e fievoli farfalle
incantano quel loro sentimento così audace di libertà,
la luce scalfirà il tuo cuore togliendo d’inchiostro
le più bramose paure.
 
Luce mirabile che mi fa vivere e capire,
illumina la mia ombra su uno specchio rotto.
Che vedo se non distorte vie che non fa capir chi son davvero,
ma che mai capirò per mistero
di quella vita che mi spetta ancora,
io uomo errante vivo.
 
Paura mia audace che solo trafitto mi rende il pensier.
Ancor più vita cerco e ancor più dramma trovo
Forse è questa la giusta via per far sentir me stesso vero
O mai uomo io sia, solo nelle parole a mente
Vicino a cuor di chi ascolta la sua voce e legge.
 
Amor tutto crea e amore uccide a pensier fisso.
Come un anima ti aspetto  sul ciglio di quella strada,
non ti vedo e rimango a sbatter piedi sconsolato.
L’ora non sapevo,
solo lacrime vedevo.
Il pensier di te mi annega  la vista.
Speranza a me che sempreviva,
Me ne andai senza un tuo sguardo ormai annegato  in vista
e pensieri di nostalgia.
Ma semprevivo resta il mio amore per te.
 
Esce qualcosa di  dorato dalla mia testa,
un soprammobile mi guarda
e io
Sento in lui
il dolore dello stare immobile.
Dipingo d’oro quell’oggetto
per vederci l’infinito.
 
Come un servo
ti amo sconfinatamente
senza giudicar o ristrettezza alcuna,
anche sentendo dolore.
 
Sono in cerca della linfa della naturalezza,
quella che trovi in un fiore e perdi nel mondo,
ma io il fiore perfetto non l’ho mai trovato.
Il mio sole che risplende sempre,
accudirlo mi è dovuto e rispettarlo mi è dovere,
i raggi che rispecchiano quello che sono,
scottano e fanno male al cuore,
ti accecano,
perché la luce della tua droga d’amore è sempreviva.
 
Mi trovi nel riflesso dei tuoi dolci richiami.
Su una sedia aspetto il tuo essere,
divento marcio nel tempo
e sempre meno da offrire ho per quando sarai qui.
Ma la tua forza mi farà tornare indietro.
 
Un uccello beccheggia,
uomini di terra parlano,
io ti guardo,
come quella collina che tempo fu mi piacque,
libertà d’essere di un sentimento altruista
d’amor che in condizione crea.
 
Rifugio aspro della morte
che quasi dolce fu il tuo sguardo,
prendere il nulla che sempre mai fu
quella dolce amara terra che mi sussurrava.
 
Caos ordinato nell’aria arida della mia esistenza
volgeva sguardo su mari burrascosi,
una rosa nasce dal mare
e a quel punto tutto era così perfetto
che era solo un sogno amaro.
 
Intera notte a soffrir per compagni andati,
una congestione prese la mia mente.
Lacrime sulle mie mani,
stesso sale con cui mi tolsi quasi la vita.
Io che ancora vivo continuo a soffrire,
ah quanto è bello soffrir ma ancora vivere,
che la morte desta a pensieri di nostalgia
come a non voler più un vissuto.
E così vivo.
 
La mia voce,
paralizzata e ammutolita a sentir odor di terra,
vedendo oro come te,
così brillante e dolce sentire in  un fiume che scorre.
Orchidea di pura sorte che nasce su acqua che scorre,
l’ironia ha ingannato perché a vivente  così magnifico e saputo
si può solo piangere e amare.
Saper nascere da un acqua che scorre rende liberi.
Io, sterpaglia di cui nutrie si nutrono,
trascino la mia erba da quel fiume
per cercare di arrivare da te,
destando la corrente che vive creando forza che lotto,
incessantemente.
 
Nelle conchiglie di tutti i mari
sento il tuo respiro e vivo.
 
Era perché sentivo l’odor di terra così vicino alla tua galassia
Che mi perdevo  fra le stelle e cantavo,
Per distrarmi un po’.
 
Stessi passi in tempi diversi.
Ci pensavamo a vicenda lungo quella roccia,
che di neve era piena.
Magma di roccia e neve ghiacciata
in contrasto e in continua lotta del nostro amore.
 
La fiammella di noi stessi vive quell’amor che mai si spegnerà.
Fino a quando cuore non dimentica mai.
 
E quando la vidi cader,
l’universo morì per aver dato vita a una stella che cade.
Quel pensiero fievole di soave poesia che incanta e uccide il mio cuore,
si alza verso il cielo
cercando l’occhio di chi vede quella stella.
 
Gusto che piace all’anima brucia forte
e amaro scende in bocca come un dolce respiro.
 
Sei il foglio della mia vita dipinto di fiori e sentimenti,
insieme mi imbratto di colori
per vederti meglio respirare.
 
Sei come quel paesaggio cosi umano e vivo
che le curve rocciose scalfiscono e gli arbusti dipingono,
infinito come il blu e il verde dei tuoi occhi
che mai potrò vedere la profondità di quel cielo
spezzato da vallate infinite,
ma ti vedo da lontano e mi innamoro.
 
La rosa in una guerra che guarda la vita.
Sangue di volti sparso su petali,
odore di nomi segnati.
Parole non dette.
Vita non vissuta.
Vedo i miei granelli di cuore riflessi dai petali di quella madre rosa
che copriva la mia anima dalle ingiustizie del mondo.
 
L’altura dei miei pensieri fuggiaschi dalla guerra della civiltà.
Corrono lungo sentieri colorati di sangue pesto.
Quel sangue che circola nelle mie vene è lo stesso.
 
Ormai a tempo scorrere,
io ti amo ancora.
Dove sei?
Cosa stai facendo in questo momento?
Io provo a vivere anche se senza di te nulla ha quel mistero così audace di un vita che non ho scordato mai. Sei stata la chiave per capire chi sono e poi te ne sei andato,
come l’estate e quel sentir freddo
e prematuro di un inverno infinito.
 
Vivere tante vite con ogni persona diversa
ti fa sentire uomo ma viverla senza aver vissuto un amore
mi fa sentire un custode di un isola abbandonata che non fa più frutti.
 
Una vita confusa a rincorrere il nulla
per poi trovare l’amore nell’angolo più remoto della città.
 
Una torre si schianta sulla mia schiena,
sento il peso di un intera città,
incubi volavano nella mia mente sopra quel cielo triste di una vita amara.
 
Quale nostro fuggiasco sentimento potrà mai annebbiare quel che noi siamo, veramente. Come quando sboccia un seme, come quando viene data vita per consolar nostra natura. Perché mai saremo persi e sempre quasi saremo uniti, inconsapevolmente. Animabilmente, insieme.
 
Quale mente più viva di un essere che ama. Così fiorente e puro nei miei spiriti dell’oscurità.

Cerca altre Storie nella tua Città


Benvenuto

Ora invia una Recensione

Annulla risposta

Altre Storie in Zona

    Incandescente a Favola

    valeriovanzani

    Profilo dell'Autore

    Visualizzazioni

    59

    Sei un Autore?

    Autore

    Unisciti al nostro Progetto!

    Registrati su Storie di Città. Potrai pubblicare e geolocalizzare le tue opere, lasciarle impresse in un luogo, farle leggere a migliaia di lettori e potrai promuovere gratuitamente i tuoi libri!

    Registrati Ora

    STORIEDICITTA.IT

    "Dedicato a tutti coloro che conoscono l'arte dello scrivere, a chi ama viaggiare, ma soprattutto a tutti quelli che hanno sete di leggere!"

    Il Team di Storiedicitta.it

    www.storiedicitta.it

    Storie di Città

    • Condizioni d’uso
    • F.A.Q.
    • Privacy Policy
    • Pubblicità
    • Contattaci

    Link interessanti

    • Bookabook
    • Eppela
    • Amazon Libri
    • Scuola Holden
    • Salute Privata
    Copyright Storie di Città - storiedicitta.it © 2019 Tutti i Diritti Riservati
    • facebook
    • twitter
    • google
    Copy Protected by Chetan's WP-Copyprotect.

    Login

    Register |  Lost your password?

     

    Caricamento commenti...