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Notturno a Milano

Notturno a Milano

Via Larga
20122 Milano
Storie d'Amore Racconti
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Notturno a Milano

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Piove. Ci mancava anche questa. È come se anche il tempo volesse dirmi: calmati, fermati, ragiona, dove stai andando? Cosa ti è saltato in mente?
Ho atteso per giorni questo momento e ora vorrei che non fosse mai arrivato. Mille dubbi affollano la mente mentre il mio sguardo si perde tra le gocce di pioggia che si posano sul vetro.
Suona il citofono: il taxi. Potrei mandarlo via. Guardo il biglietto del treno. Guardo il trolley preparato ieri sera con tanta eccitazione. No, non posso rinunciare. Non voglio!
Trascino fuori dalla porta il trolley ormai convinta di non voler più tornare indietro.
– Alla stazione presto, sono in ritardo, ho il treno che parte tra poco.
Non è vero, manca più di un’ora, ma come sempre mi prende l’ansia di non riuscire ad arrivare in tempo.
È la stessa sensazione di quando, da piccola, ai grandi magazzini con la mamma e la nonna, sentivo, all’ora di chiusura, quella voce monocorde che ripeteva “sono le 8, il magazzino chiude”. Cominciavo allora a tirare per il cappotto la mamma, terrorizzata dall’idea di non fare in tempo ad uscire. La paura di non farcela. Ma soprattutto la paura di non saper gestire l’imprevisto, di dover stravolgere il mio ordine mentale.
Una insicurezza di fondo che mi porto dietro da allora ma che ormai maschero molto bene. E difatti il tassista corre spedito per obbedire alla signora dal tono deciso e perentorio.
Come previsto sono in netto anticipo. Meglio così. Mi siedo su una panchina e mi guardo in giro. Mi ha sempre affascinato la stazione: mi diverte osservare chi arriva, chi parte, chi aspetta, chi corre, chi si attarda. E poi quella voce che enumera località di arrivo o di partenza, vicine o lontane, note o sconosciute. Un modo come un altro per farti trasportare nella dimensione del viaggio.
Quante estati passate sui treni! Quante notti passate nelle sale d’aspetto dormendo anche per terra! Quanti viaggi interminabili con lo zaino in spalla senza una meta precisa!
Ma ora è diverso. Ho cinquant’anni, un trolley al posto dello zaino, un biglietto di prima classe da Napoli a Milano in alta velocità e una camera prenotata in un grande albergo vicino al Duomo.
Non piove più. Un timido sole riflette i suoi raggi sul mio treno che sta entrando in stazione.
Mi fa un certo effetto salire su un treno per Milano, la città dove sono nati e hanno vissuto i miei nonni prima di trasferirsi a Napoli.
Ho sangue milanese nelle vene eppure non ci sono mai stata.
Mi abbandono sulla poltrona ormai cosciente di non poter e non voler tornare indietro. I dubbi di prima sono spariti, cancellati dalla curiosità e dall’attesa di passare un weekend a Milano con un uomo.
Lui, Andrea, viene da Lugano. È un giornalista, ha scritto dei libri e tante poesie. Ha qualche anno meno di me, ma non è questo che lo rende attraente ai miei occhi.
In realtà non l’ho mai incontrato di persona. Lo conosco attraverso le sue parole e i suoi scritti, complice un forum in internet dove condividiamo le stesse passioni.
È stato il caso che ci ha fatto incontrare. Nessuno dei due era in cerca di avventure.
Cominciò una sera con uno scambio di messaggi. Il giorno dopo un saluto, poi ancora un altro e un altro ancora, fino ad accorgermi che sera dopo sera lo aspettavo.
E anche lui mi aspettava.
Quando mi raccontavano di storie nate in chat scoppiavo a ridere. Come fai ad innamorarti di una persona che non conosci, che non puoi toccare, non puoi vedere, non puoi guardare negli occhi, di cui non puoi sentire l’odore?
E invece è successo. A me.
Avevamo scoperto tante passioni comuni: De Andrè e Guccini, i Pink Floyd e i Rolling Stones, Cent’anni di solitudine e Il giovane Holden, Il barbiere di Siviglia e La Traviata.
Io gli inviavo i miei scatti e gli parlavo della mia adorata città. Lui mi leggeva i suoi articoli e mi raccontava delle scorribande in moto per le montagne ticinesi.
Ci separavano mille chilometri ma era come se stessimo seduti su un divano uno accanto all’altra.
Andrea è apparso sulla mia strada quando, da tempo oramai, avevo blindato il mio cuore ferito da una brutta storia di infedeltà. È riuscito a dare nuova luce al mio io calpestato e fatto a pezzi. Quell’io che si era chiuso in una corazza per proteggersi da ogni sentimento.
È strano come certe volte le cose ti appaiono improvvise, ti lambiscono, ti sfiorano, ti toccano e pian piano si insinuano in te con discrezione, silenti, evanescenti. E tu ti senti sollevato, rinfrancato, ti senti come avvolto da una fresca brezza marina in un caldo pomeriggio d’estate al sole del Sud. E non te ne rendi conto. È già tardi quando cominci a cercarle, a desiderarle, a non poterne più fare a meno. È già tardi perché ormai le senti parte di te.
Mi sono innamorata delle sue parole, delle sue poesie che trovavo nella mail ogni mattina al mio risveglio. Mi sono innamorata della sua voce nelle notti passate a raccontarci le nostre vite, le passioni, i desideri, le delusioni.
La notte è stata l’inconsapevole complice di questa storia.
Ho sempre amato la notte. Amo il suo silenzio, amo il buio che avvolge tutto. La mia notte è elegante e discreta. La mia notte è “sentire”, è guardare non con gli occhi ma con la mente, è immaginare.
E una notte abbiamo immaginato di incontrarci.
Ora sono qui, sul treno che divora velocemente la distanza che mi separa da lui.
L’attesa. È questo il momento più magico. Un turbinio di emozioni coinvolgono tutto il mio essere.
Sorrido, sono felice. Mi lascio cullare dal treno immaginando l’attimo in cui si materializzerà davanti a me. In quell’attimo vorrei fermare il tempo perché segnerà la fine della magia dell’attesa.
Dopo sarà tutto diverso. Ciò che provo adesso lascerà spazio ad altre emozioni, ad altre magie o forse a nulla, ma non importa. Quel che conta ora è questa sensazione di benessere che mi avvolge, è il sentirmi viva e desiderata, è sapere che tra poco lo incontrerò.
Il treno rallenta. Ci siamo. Milano. E’ ormai sera e mentre la radio rimanda le note di un Notturno di Chopin, dal taxi osservo la città, le strade, i palazzi, le persone. Una città in bianco e nero, un’elegante signora notevolmente diversa dalla mia sguaiata eppur amatissima Napoli.
E il mio pensiero corre a mia nonna. Era una persona speciale, elegante, anticonformista, una donna di una classe innata. So di avere la sua approvazione. E forse è stata proprio lei a guidarmi qui, per vedermi felice nella sua Milano.
Sono sola. Sola in una stanza di albergo con il cuore che palpita.
Manca ancora poco. Voglio godermi questo momento. Mi siedo in poltrona di fronte alla porta. Accendo una sigaretta e aspetto. Nella penombra osservo il fumo mentre il ticchettio di un orologio segna il tempo che passa.
Ad un tratto sento bussare. Il mio cuore è impazzito. Lentamente copro quei pochi passi che mi separano dalla porta.
Mi fermo. Ho un attimo di esitazione. Apro. Davanti a me c’è un uomo alto, magro, che sorride. Ha un borsone nella mano sinistra e un pacchetto nella mano destra.
Ci guardiamo con un po’ di imbarazzo, poi lui mi porge il pacchetto.
– Ciao, questo è per te.
Lo apro. È un libro.
Nella prima pagina c’è una dedica. “Alla lady della notte, all’interprete della luce, alla donna, da un cavaliere innamorato”
È lui, ed è proprio come lo immaginavo.
E quell’imbarazzo iniziale svanisce in un abbraccio intenso e desiderato.

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  1. Luisa
    Originalità

    Coinvolgimento

    Stile

    Bella e coinvolgente..
    Si snoda molto bene negli angoli di due diverse città..
    Nei meandri della mente e del cuore.

    6 anni fa
  2. Paola Petrilli
    Originalità

    Coinvolgimento

    Stile

    Mi ha molto incuriosita…lo stile veloce senza frinzoli, originale e dev’essere una bella storia dove passato e presente corrono su binari paralleli…

    6 anni fa
  3. Luisella
    Originalità

    Coinvolgimento

    Stile

    Bello ed essenziale, una fotografia di realtà che scorre davanti agli occhi, uno stralcio di vita che chiunque potrebbe avere vissuto, semplice e scorrevole.

    6 anni fa

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