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Attanasio

Attanasio

Via Alessandro Scarlatti 60
80129 Napoli
Storie Vere Racconti
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Attanasio

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Napoli città’ splendente, solare, oracolare, piena di quartieri dove succedeva di tutto: migliaia fra le razze, suoni ripetuti in continuazione, urla della strada, rumori, uomini che parevano fantasmi, <<il passato incombeva sulla città a l’avvolgeva!>>, nella sua architettura, i quartieri spagnoli erano il residuo dei vecchi accampamenti militari sede di banditi e prostitute nel’600-zona costruita “da Don Pedro di Toledo”, sotto piazza del Plebiscito il tunnel borbonico avrebbe scortato il re e il suo esercito fino al porto, nelle alture collinari del Vomero risiedeva una casa dove c’era scritto a grandi caratteri sui muri della facciata: “Qui rido io”, dove  aveva risieduto Eduardo Scarpetta, che aveva creato una maschera comica che si chiamava <<Don FELICE SCIOSCIAMMOCCA>> e a inizio secolo il pubblico del teatro seguiva i suoi sketch, il cilindro, il bastone del personaggio, l’abito merlettato incarnato da Don Felice “non nel senso figurato”, ma Scarpetta portava abiti stretti per mettere in ridicolo la sua maschera e aveva una naturale faccia clownesca, un viso comico, una vis comica ridente e drammatica che collegava <<popolo e teatro!>>, era questa la formula di Napoli, la sua lingua, il suo esoterismo, <<IL SUO SENSO DELLA VERITÀ’ DELLE COSE!>>, COME PURA RAPPRESENTAZIONE.

Io che mi chiamo Francesco Liberti e sono solo un ascoltatore della mia realtà napoletana, di quanto mi è capitato, abitavo nel “quartiere Vomero”, precisamente in VIA SCARLATTI 60, poco più avanti c’era un parcheggiatore abusivo: basso, smilzo, sanguigno, nevrotico, berretto in stile’900, <<con cadenza parlata nevrotica>>, “ripeteva tre volte la stessa parola era velocissimo e faceva muovere le macchine come fosse un nostromo che si avventura dentro la pancia d’una tempesta e portava un cappotto stretto e lungo, incarnato nell’anima, nello spirito e nella pelle proprio come l’abito che in scena indossava Eduardo Scarpetta, ma lui era l’opposto di Scarpetta, <<aveva tutto un suo mondo in testa!>>, “guadagnava o non guadagnava?”-non l’ho mai visto prendere un soldo.

Eppure doveva campare di qualcosa.

MA LE STORIE GIRANO.

LE NOTIZIE E  I COSTUMI SI DIFFONDONO.

UN PASSAPAROLA VALE PIU’ DELLA FORZA DEI MASS MEDIA.

<<E la classica storia della natura dell’uomo che si scaglia contro l’annichilimento della civiltà>>.

Quest’uomo che pareva Charlot nei suoi momenti migliori e “controcorrente” si chiamava “ATTANASIO”.

Federico Fellini che lavorava a Cinecittà, mandò i suoi inviati a contattarlo, l’intuito di Fellini arrivava ovunque nel mondo <<ma non solo come genio del cinematografo!>>,  <<sviluppo della storia e rappresentazione dell’inconscio collettivo attraverso il cinema d’autore>>.

Federico Fellini venne a sapere di quest’uomo carismatico: basso, strano, caricaturale, che sembrava un assemblaggio dei suoi caratteri di scena e lo volle con sé, <<per farlo recitare in un film!>>.

Eravamo poco più avanti di VIA SCARLATTI 60 e li si ambienta la storia che vi racconto.

Quartiere Vomero della zona collinare, zona di alture e paesi inalterati, coltivamenti di broccoli (da cui la parola “Vomere”), lì tutti gli artisti di strada che crescevano confrontandosi costruivano: “L’etica di una seconda Europa”.

Gli inviati di Fellini raggiunsero presto Attanasio.

<<Era la mossa giusta da fare avendo a che fare con un animale della civiltà?>>.

“Chissà!”-<<cosa sarebbe successo?>>.

Attanasio si muoveva fra le macchine, era lì <<come se fosse sempre un po’ matto, ma più che matto al di fuori della realtà!>>, quando mi avvicinavo a lui mi metteva sempre in soggezione <<con la sua cadenza linguistica non napoletana>>, nel senso che parlava freneticamente senza alcun accento della dolce terra natia.

“Era un clown di strada!”, uomo col piccolo berretto veloce come Buster Keaton quando saliva sui treni nelle comiche, <<attore della strada!>>.

E Fellini già sognava di dirigerlo in una sua opera.

<<Ci pensate?>>.

“Attanasio il parcheggiatore divenuto maschera immortale di Fellini”.

“Chissà come Federico lo venne a sapere?”.

Ma lo contattò, Cinecittà: era una sorgente di caratteri umana, “un teatro metafisico dell’anima”, luogo segreto della memoria, se guardate il documentario intitolato <<I clowns>> di Federico Fellini girato nello studio numero 5 “tra finzione e realtà”, vi renderete conto di due cose: 1)CHE LA TRADIZIONE CIRCENSE ITALIANA CONQUISTO’ LA FRANCIA; 2)CHE LA TRADIZIONE FRANCESE IMITAVA LA SCUOLA ITALIANA.

<<Dov’è Attanasio?>>.

<<Che fine credete che abbia mai fatto?>>.

E se gli gridavi <<Attanasio!>>-lui impassibile con quei baffetti alla Hitler, quella rapida camminata a scatti si sentiva un piccolo borghese qualunque, non aveva idea di cosa rappresentasse il suo carisma, la sua maschera, il suo personaggio-“questo era il suo paradosso!”-<<e la sua commovente storia>>.

Ti gridava: <<CAVALLO VANESIO!>>-che era il nome di una vecchia rivista dell’avanspettacolo italiano degli anni’30.

Ma Fellini che ne ebbe notizia purtroppo non riuscì a raggiungerlo.

I suoi inviati non lo convinsero ad andare a Cinecittà.

<<Questa è una storia vera, non sto inventando nulla!>>-chiedetelo pure in giro in Via Scarlatti 60 ai residenti, <<tanto lo sanno tutti!>>.

Attanasio alla fine non volle andare da Fellini e quando gli chiesi il perché lui mi rispose: “SE LO AVESSI FATTO, NESSUNO MI AVREBBE PIÙ FATTO ENTRARE NEL PALAZZO!”.

Evidentemente si sentiva minacciato dai fantasmi e dalle maschere di Fellini.

<<ATTANASIO CAVALLO VANESIO!>>.

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  1. Luigi
    Originalità

    Coinvolgimento

    Stile

    Ottima proprietà di linguaggio , fantasia e vivacità nella dinamica letteraria , colpo di genio nella citazione” Napoli esoterica “, esattamente come il maestro dell esoterismo tanto caro all autore Liberti , cioè
    …GUSTAVO ROL

    6 anni fa

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