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La casa di via Morosini

La casa di via Morosini

Via Emilio Morosini
00015 Monterotondo
Storie Vere Racconti
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La Casa di Via Morosini

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Ricordo che era d’estate, l’estate del 1973. Ci trasferimmo in quella nuova casa di Via Emilio Morosini e per me e mio fratello fu una festa. Era ancora vuota ma già la immaginavamo arredata con il tavolo della cucina, la credenza, lo specchio nel corridoio d’ingresso ma soprattutto la nostra cameretta con l’armadio le mensole rosse e bianche e i letti con le spalliere in ferro. Invece i miei genitori non erano proprio contenti. Mio padre pensava a come caricare tutti i mobili sulla modesta cinquecento, a quanti viaggi ci sarebbero voluti e a quanta fatica per portare tutto fino al secondo piano; mia madre pensava a come fare per pulire tutto l’appartamento che ancora era sporco di tinteggiatura sui pavimenti e sui vetri delle finestre.
Ci affacciammo al balcone e rimanemmo stupiti dal fatto che potevamo vedere la strada dall’alto, vedere chi passava senza essere visti e, la cosa che più ci divertiva, vedere all’interno delle finestre del palazzo difronte. Rimanemmo solo delusi dal fatto che il nostro balcone confinava con quello del nostro vicino.
Guardando di sotto pensai a come poteva essere bello saper volare, spiccare il volo e atterrare direttamente sulla strada senza bisogno di scendere le scale.
Mio fratello invece mi parlava di come sarebbe stato bello giocare a pallone sulla strada o andare a caccia di lucertole in quel piccolo prato che si vedeva tra i due palazzi in costruzione poco più avanti di noi.
Gli risposi che potevamo anche fare gare di velocità in bicicletta partendo dall’inizio della via che ha un bel tratto in discesa.
Si, eravamo proprio felici di questo nuovo posto ma non conoscevamo nessuno.
Mentre fantasticavamo mia madre ci chiamò. Entrammo in casa e vedemmo che insieme ai miei genitori c’era una signora bionda con un bambino che avrà avuto più o meno la mia età.
Era la signora dell’appartamento difronte, quello con il balcone accanto al nostro ed il bambino era suo figlio.
La signora aveva visto movimento e subito incuriosita era venuta a conoscere i nuovi vicini.
Era molto cordiale e rimasi particolarmente contento quando ci disse che suo figlio si chiamava come me.
Immediatamente diventammo amici e lui invitò me e mio fratello a casa sua per giocare.
Ci portò nella sua cameretta e rimanemmo a bocca aperta per i giocattoli che aveva. Macchinine di ogni tipo e modello anche telecomandate, ma la cosa che ci meravigliò erano le radioline ricetrasmittenti, non avevamo mai visto un giocattolo del genere. Mio fratello si era letteralmente tuffato dentro uno scatolone pieno di macchinine e non sapeva quali prendere. Io armeggiavo con le radioline ma il nostro nuovo amico mi disse che non c’erano le batterie. Prese una macchina telecomandata e tolse la batteria a 9 volts e la mise in una delle due radioline. Mi fece vedere dove si accendeva e mi spiegò come funzionava. Dalla radiolina usciva solo un forte fruscio e mi disse che occorreva anche l’altra radiolina ma non aveva un’altra batteria. Con una certa delusione posai le radioline e cominciai anche io come mio fratello a rovistare nello scatolone delle macchinine. Questo nostro nuovo amico era figlio unico ed i genitori lo riempivano di giocattoli e guardando quella cameretta mi domandai perché io non ne avevo una così.
Di nuovo la voce di mia madre che ci chiamava e questa volta dovevamo andare via.
Mio fratello si era infilato in tasca un paio di macchinine e con una certa sfrontatezza chiese a mia madre se poteva portarle a casa con la promessa che le avrebbe restituite.
Il bambino con un grande gesto di generosità disse che poteva tenerle, erano un suo regalo simbolo di amicizia.
Mio fratello lanciò un  urlo di gioia e sul viso di mia madre apparve un certo imbarazzo.
Dentro di me speravo di avere anche io un piccolo dono, magari proprio le radioline, ma rimasi deluso.
Andammo via felici per ritornare la settimana successiva ma questa volta la nostra casa era arredata.
Passai in quella casa la mia infanzia, la mia adolescenza e la mia giovinezza ed è ancora lì a guardare la gente che passa lungo la via, incurante del tempo che passa.

 

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  1. Giovanni
    Originalità

    Coinvolgimento

    Stile

    Storia molto carina e particolare, complimenti.

    7 anni fa

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