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Una giornata in bianco e nero

Una giornata in bianco e nero

Piazza Grande
41121 Modena
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Una giornata in bianco e nero

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I ricordi sono sfocati.
I colori non esistono, tutto quello che ritorna alla coscienza è in bianco e nero.
Quel giovedì 16 marzo del 1978 come sempre presi la corriera per Modena, per andare a scuola all’Istituto Deledda dove frequentavo la seconda superiore.  Alzarsi presto per poter raggiungere la scuola non era una fatica, ma una gioia, perché la voglia di poter stare con le mie anche, fare il filo ai ragazzi e chiacchierare e ridere rendevano queste alzatacce piacevoli.
Quindi come ogni mattina anche quel giovedì presi la corriera, e arrivai puntuale a scuola. Per raggiungerla dalla stazione delle corriere la strada era un po’ lunga : si costeggiava l’istituto Barozzi e in prossimità dello Stadio si entrava nell‘Ippodromo ( ora parco Novi Sad ) per poi attraversare e percorrere una strada di cui non ricordo il nome. La nostra scuola si trovava in viottolo piccolo e stretto lastricato di porfido ed era pieno dell’odore acre di tabacco che emanava la  Manifattura Tabacchi e confinava con il collegio Filippo Neri.
Era obbligatorio tutte le mattine fermarsi al piccolo bar affianco alla scuola, per poi andare ad acquistare al forno una focaccia che era a dir poco succulenta, che al solo ricordo mi viene ancora l’acquolina in bocca.
Ricordo che quella mattina avevo l’interrogazione di storia, mi ero preparata bene ma il professore, metteva paura e soggezione, e pregavo succedesse qualcosa che impedisse di sottopormi a quella tortura!
Non potevo credere alle mie orecchie quando verso le 09.30 il bidello bussò alla porta e ci riferì che dalla dirigenza avevano dato disposizione di mandare tutti a casa e chiudere la scuola perché era successo un fatto molto grave a Roma.
A quei tempi tutte noi eravamo a conoscenza dell’esistenza delle Brigate rosse, ed eravamo coscienti che stavamo vivendo anni bui con il terrorismo, ma la nostra età ci permetteva di prendere anche le cose tragiche con la  leggerezza  tipica dell’adolescenza.
Infatti, felice di essermi schivata l’interrogazione e per la notizia che potevamo uscire da scuola, io e tutte le mie compagne abbiamo vissuto questa notizia come una piccola vacanza fuori programma.
Come sono uscita da scuola, la sensazione che ho provato, è stata di un gran silenzio, Modena sembrava essersi fermata completamente. A parte qualche gruppetto di ragazzi che come noi gironzolava e ridacchiava, altre persone non se ne vedevano. Subito non ci feci caso, ma poi quando arrivammo in Via Emilia, il cuore di Modena, completamente deserta ho pensato che forse era successo davvero qualcosa di grave. Ma cosa ?
Ricordo Piazza Grande completamente vuota e la poca gente presente molta trafelata e frettolosa di prendere l’autobus, o qualche altro in bicicletta ancora imbacuccato, perché eravamo quasi in primavera ma il freddo e la nostra umidità non erano ancora stati riscaldati dal sole. In realtà ricordo un po’ di nebbia e il suo grigiore si rifletteva sulle cose , sui palazzi, sulle vie , rendendo tutto come in sogno: un sogno in bianco e nero.
I negozi silenziosi, alcuni chiusi, con le serrande giù e pochi altri aperti ma con poca gente dentro e davanti piccoli gruppi di persone  che parlavano in modo sommesso come a non voler disturbare, in segno di rispetto ma con un senso di paura.
La poca gente che incontravamo avevano negli occhi la preoccupazione e  lo spavento e dentro di me cominciavo a chiedermi cosa mai fosse successo davvero.
Quando arrivo nel piazzale di S’Agostino vedo piccoli gruppi di uomini e donne con bandiere di ogni colore, di ogni partito e comprendo che si sta organizzando una manifestazione e lì finalmente capisco la gravità della situazione e a quel punto penso a casa, a mia madre e mio fratello e decido di tornare a Carpi. Alla stazione delle corriere stanno arrivando da tutta la provincia pullman pieni di gente con striscioni, cartelli e di nuovo bandiere. In un attimo Modena prende vita e si colora finalmente: rosso, bianco giallo verde e nella gente vedo paura e preoccupazione, ma vedo anche molta rabbia e voglia di urlare il loro dissenso su quanto è accaduto.  Ma cosa è accaduto?
E cosi mi lascio Modena alle spalle e penso che forse dovrei essere anch’io là a manifestare e ma il mio pensiero corre preoccupato verso la mia famiglia.
Arrivo a Carpi e mi trovo davanti una città fantasma….nessuna persona è in quella immensa Piazza Martiri…nessuna macchina parcheggiata, rimango allibita nel percorrere il lungo portico che la costeggia …nessun negozio aperto, nessuna persona a tavolino nei  Bar  della piazza.
Mi guardo intorno e a quel punto ho timore e paura e pedalando il più veloce possibile raggiungo finalmente casa dove trovo mia madre con gli occhi terrorizzati e appena mi vede mi urla ‘’ dove sei stata finora? Ero preoccupatissima! Ma et si ti se è sucess a Moro ?  A Modna aghè la manifestasion!! Anch to fradel al ghè andè!! Sperom ca suceda gninta!”
Perché cosa è successo ? chiedo a mia madre.
E lei agitata e preoccupata mi risponde : “Hanno rapito Moro e hanno ucciso tutti gli uomini della sua scorta! Chissà cosa succederà ? Un’altra guerra! Susi è una cosa gravissima, non te ne rendi conto!”
Si mia madre aveva ragione (come sempre): non me ne rendevo conto!
Ricordi sfocati, ricordi in bianco e nero …
Questo fatto storico ha cambiato profondamente il paese in cui vivo.
Sono passati 35 anni e a volte mi chiedo cosa è rimasto nella  memoria collettiva di questo fatto tragico, sicuramente nella mia memoria è rimasto un ricordo indelebile.

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