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Il tram n.4

Il tram n.4

Via Giovanni Pacini
Milano
Diari e Memorie Racconti
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Il tram n.4

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IL TRAM N. 4
Ho sempre adorato prendere il tram, mi fa tenerezza, con quel suo aspetto emaciato, così fuori moda, in confronto il bus sembra una vecchia matrona ingorda. Preferisco il tram anche perché mi ricorda i miei 16 anni, quando pendolavo tra Via Pacini e Piazza Cavour, dove lavoravo, a Milano.
Prendendo questo mezzo sempre alla stessa ora, avevo imparato a conoscere i miei temporanei coinquilini, mi accorgevo se avevano un vestito nuovo o se erano arrabbiati; conoscevo anche i loro gusti osservando i libri che avevano con sé.
Eravamo una piccola famiglia, anche se non ci parlavamo mai.
Mi ero anche innamorata su quel tram n.4 di un ragazzo non alto, sempre elegante, con due incredibili occhi azzurri.
Gran cretino, non mi degnò mai di un’occhiata! Ieri, mentre mi recavo in centro, ripensavo a quando c’era il bigliettaio, che per 30 lire ti dava il bigliettino rosa o giallo; non ho mai capito se c’era una differenza di merito. A quei tempi anche il giornale costava 30 lire, come il caffé al bar.
Ricordo ancora una signora, seduta accanto a me, che con sguardo assente cominciò a baciare il manico della borsetta che teneva in grembo; quello che mi colpì non fu tanto la stranezza della cosa, quanto che quei baci non avevano nulla di romantico, erano piuttosto un gesto di disperazione: erano un addio! Sono passati tanti anni, ma quella scena non me la posso scordare.
Da allora mi è rimasta l’abitudine di osservare chi è con me; la gente, credendo di essere sola con i propri pensieri, si lascia andare, e le espressioni diventano libri aperti che chiunque può leggere.
Anche i vestiti mi incuriosiscono; raccontano i personaggi meglio di qualunque didascalia. Raccontano vite, pensieri, illusioni. Dio, come adoro la gente, mia inconsapevole e temporanea parente!
Non potendo andare alle sfilate d’Armani, mi accontento, infatti, di quelle sui tram!
Ma ieri, no! Non né stato per niente bello.
Sarebbe stato meglio rimanere a casa. Sul tram osservavo come il solito gli attori del mio personale teatrino, quando l’occhio mi si è fermato sulla signora accanto a me; anziana, capelli bianchi ben pettinati, un poco di rossetto, orecchini d’oro, scarpe senza tacco. Un insieme molto signorile, tranquillo, da insegnante in pensione.
Ammiravo la sua deliziosa camicetta di seta bianca, quando un movimento del braccio ha fatto risalire la manica, e lì quasi fosforescente è apparso, tra una vena azzurra e un’altra, un numero tatuato di 5-6 cifre.
Un brivido di ghiaccio mi è schizzato nelle vene!
Ecco qua, seduta accanto a me, la Storia!
Quella Storia che mi ha sempre fatto tanto inorridire, quella che è la vergogna del genere umano!
In quel momento la signora si è girata verso di me e i nostri occhi si sono incontrati.
Le mie mute domande però, dovevano essere così assordanti, che lei, dopo una breve esitazione, con voce serena mi ha detto: “Si, sono sopravvissuta a Dachau” e poi, quasi sprofondando dentro  sé stessa, con pudore, ha aggiunto ”Ma non so come ho fatto a sopravvivere ai ricordi!”.
Lo ha detto così, semplicemente, con poche parole.
A me, una sconosciuta, ha confidato la pena di una vita: essere stata “semplicemente” condannata a sopravvivere!
Non sapevo cosa dire e ho scelto il silenzio, sentendomi colpevole d’averle fatto ricordare una volta ancora tutto il suo dramma.
Poi è scesa dal tram, ma è stato come se la sua ombra fosse rimasta accanto a me.
Ero persa nei miei pensieri, quando un’altra voce gentile mi ha riportato dov’ero.
“Signora, si sente bene?”
“Oh, sì…sì…grazie…sa in questa stagione…l’allergia…mi fa lacrimare gli occhi…non è nulla…grazie…”.
Sono scesa.
Per strada tutto sembrava   stranamente normale.
Era l’ora, che solitamente io adoro, in cui non è più giorno, ma non è ancora sera.
Ho comprato delle caramelle; sentivo il bisogno di qualcosa di dolce, antica consolazione di bambina.

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  1. PAOLO BARILLI
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    I ricordi. Mi dico sempre che io ho ricordi soprattutto negativi. Se tento di ricordare qualcosa di buono … è evanescente, senza senso, o comunque sempre incompleto! E allora? di cosa mi lamento? Praticamente di nulla, perchè a confronto di molti miei simili… io non ho subito… niente di niente! Sì, è questo che mi hai ricordato nihil: sono stato fortunato! Anche se non me lo ricordo più.

    6 anni fa

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