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Eremo solitario

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90030 Mezzojuso (Pa)
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Eremo solitario

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Guardati, sembri un eremo solitario,

una natura morta ispirata dai Balcani.
Intorno a Te stanno come Roma e Bisanzio
Ficuzza e Busambra, coi loro abiti regali.
Le Serre di Rullo si sdraiano supine
a fotografare il cielo color zafferano,
mentre ti affacci della Brigna sulle rive,
e le leggende del Marabito invecchiano il tuo pastrano.

Che retaggio o mia Gerico che sei!
Non la grezza, ma l’agreste diamante dei mandriani.
Or che vivo nell’antico feudo dei Lanza, i Pirenei
ci separano, e tu stai alla mercé dei Filistei.
Tu che adorna di gemme di terebinto,
di querceti di zaffiro, di castagneti di diaspro,
e di immense felci come colonne di Corinto,
tinto è il tuo volto del candor del Vespro.

Oh mio triste cuore, quale onta ti recò Fitalia?
Fin dal grembo vi amaste, mia volpe ferita.
Le sue caduche fondamenta son per Voi anticaglia,
ricercate la pace, voi stirpe impazzita!
I vostri ruderi si sfaldano sotto i freddi inverni.
I vostri cieli si colorano di seppia, e i disegni
dei vostri vecchi si dipingono di nostalgia.
Gli aggraziati fanciulli fuggono dall’avaria.

Or cessate la guerra, e danzate
il frenetico giambo della Tubiana.
E Voi, Mastro di Campo, voi che amate e lottate,
o Conte di Modica per la bianca dama,
bevete all’inno della pace col buon vino,
che stilla dalla fonte di Piazza Corvino.
E brindate ai caduti, ai riti greco e latino,
a Ficuzza, alla terra che esplorai da bambino.

Un’asceta fui in quest’eremo solitario.

Tanto ti ho odiato che tanto mi ispiri;
Mezzojuso.

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