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Un ultimo incontro
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Un ultimo incontro

Via I Settembre
98122 Messina
Gialli e Thriller Racconti
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Un ultimo incontro

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Non se l’aspettava, quello che era successo non se lo sarebbe mai aspettato.
Era scappato, non aveva avuto altra possibilità.
La Sicilia era il suo rifugio; amava quella terra con tutte le sue contraddizioni. Quando era libero dal lavoro, la raggiungeva. L’aveva ormai girata tutta, fino all’angolo più remoto, eppure non se ne stancava mai.
Era sceso in spiaggia appena arrivato.
Il sole era abbacinante, anche se la primavera era iniziata da poco, e le acque tanto cristalline che si vedeva il fondale.
Lui si inginocchiò sulla battigia e immerse le mani nell’acqua fresca. In quel modo forse le avrebbe lavate. Non poteva guardarle, le vedeva ancora sporche di sangue. Se le strofinò a lungo, e le asciugò con la sabbia. Si sedette e si prese la testa fra le mani. Contemplò l’orizzonte, dicendosi che doveva dimenticare. Ma non poteva, temeva non avrebbe potuto mai.

 
Dopo tutti quegli anni… un ricatto. Non poteva sottrarsi, i suoi fan non avrebbero capito, anche era stato soltanto uno stupido errore di gioventù. Lo avrebbero abbandonato, perciò doveva pagare e salvarsi la carriera.
Aveva quindi accettato l’appuntamento. Si sarebbero incontrati dal ricattatore, a casa sua. Non aveva insistito per un terreno neutro, meglio poter parlare in pace e procedere di conseguenza.
Davanti alla porta dell’appartamento, ebbe un attimo di esitazione. Poi si fece coraggio e suonò il campanello. L’uomo che venne ad aprire era raccapricciante, e non perché fosse particolarmente brutto o sgradevole, anzi era alto, bruno e vestito in modo elegante, però era viscido. Lui lo sapeva benissimo; al telefono era stato così insinuante che per poco non aveva troncato la comunicazione. Ma non gli sarebbe convenuto. Infatti ora era lì, da quell’uomo, pronto ad ascoltarlo.
Anche la casa era in ordine, pulita e con ogni oggetto al posto giusto. Non sarebbe stato tanto difficile, si disse.
–  Fa così tanto freddo fuori? – lo canzonò il ricattatore. – Si tolga pure quella roba di dosso.
Claudio gettò il cappello che aveva indossato per celare un po’ il viso su una sedia, ma si tenne la sciarpa.
–  Desidera qualcosa da bere? – gli domandò il padrone di casa dirigendosi al mobile bar.
E no, la farsa no, era troppo.
–  Non ho né tempo, né voglia di rimanere qui un minuto più del necessario. Mi dia quello che deve e me ne vado subito.
–  In televisione è molto più simpatico.
–  In televisione non mi ricatta nessuno.
L’uomo prese un bicchiere e una bottiglia di whisky, fece il giro del banco e andò a sedersi sul divano.
–   Voi persone dello spettacolo siete assurde: fate le cose peggiori, e poi affermate che la colpa è dei paparazzi, non vostra che vi mettete in certe situazioni, con certa gente. Lei poi addirittura incontrarsi con…
–  Lei mi sta ricattando per un abbaglio dei miei vent’anni, oggi non farei una sciocchezza simile.
–  La chiami pure sciocchezza, ma i suoi fan non sarebbero d’accordo.
–  È per loro che sono venuto.
Il ricattatore scoppiò a ridere.
–  Ritiro quello che ho detto: è divertente. È qui per i fan. Che faccia tosta! Si è abbassato a venire da me perché ha paura, e fa bene. Io posso rovinarla e lo farò. Detesto gli ipocriti.
–  E io detesto i ricattatori. E ora la pianti con queste sceneggiate. Mi dia le foto.
L’uomo si alzò lentamente e uscì dalla stanza.
Claudio fremeva però doveva tentare di non perdere la calma, non ci avrebbe guadagnato nulla.
Il ricattatore tornò. Aveva una busta in mano. Gliel’allungò.
–  Ecco, qui dentro c’è tutto: foto, e anche un cd sul quale le avevo salvate.
–  Non ha altro? Perché sono stato chiaro: sarà inutile ogni suo altro tentativo, non avrà più soldi da me.
–   Ma dottore, io ho una parola sola.
–   Ho una parola sola anch’io. E adesso mi mostri il suo computer.
–   Il computer?
–   Mi ritiene stupido? Sicuramente li ha anche nella memoria del pc.
–   Sì, avrei dovuto pensarci, lei non è stupido, per niente. Va bene, la accontento.
Lo accompagnò a una scrivania, dove un portatile color argento luccicava sotto una grossa lampada accesa.
L’uomo premette un tasto, inserì la password e il computer si avviò. In bella mostra sul desktop c’era una cartella con tanto di nome e cognome.
Claudio si infuriò.
–  Ma perché non li pubblicava direttamente su Youtube? Tanto già così chiunque può vederle.
–  Io vivo da solo, e nessuno ha accesso al mio computer; ho una password, come ha notato. Non sono uno sprovveduto, non divido queste informazioni con nessuno, vorrebbe dire dover dividere il guadagno.
–  Io la chiamerei refurtiva.
L’uomo rise.
–  Voglio anche la pendrive.
–  Però, se ne intende. L’avevo sottovalutata. Ma dovrà restituirmela, quella è roba che costa.
Aprì un cassetto della scrivania e la prese. Gliela consegnò. Poi si girò per tornare nel salotto e fece il peggiore sbaglio della sua miserabile vita. Il presentatore guardò una statuetta, un angelo, che si levava alto tra le carte sulla scrivania e che pareva sorridergli. Gli bastò protendersi un po’ e si ritrovò a stringerla. La sollevò e colpì, colpì, tante volte finché il ricattatore non crollò ai suoi piedi.
Gettò l’angelo a terra, poi lo raccolse. Meglio non lasciarlo lì, lo infilò nella tasca del giubbotto dopo averlo avvolto in un fazzoletto.
Afferrò anche il portatile, la penna USB, prelevò tutti i cd. Controllò ogni cassetto: ciarpame vario. Perlustrò la casa, non doveva tralasciare nulla. Esaminò ogni angolo per cercare altro materiale su di lui.
Dopo comprese quello che aveva fatto e dovette sedersi. Tremava. Non poteva credere di essere arrivato a tanto. E allora aveva preso la decisione che riteneva più sensata: aveva organizzato come dileguarsi.
Dopo neppure tre ore era già in volo per la Sicilia.
 
E adesso, circondato dai profumi della macchia mediterranea, ascoltando il canto degli uccelli, cullato dal panorama del mare infinito, si chiedeva se avrebbe potuto convivere con una simile colpa. Aveva ucciso solo perché era disperato, non era una persona malvagia. Ma aveva superato un limite che lo aveva condannato all’infelicità e al rimorso. Non aveva scampo, lo capiva e non poteva far altro che accettarlo.
Si richiuse in camera e si rilassò sull’ampio letto. Bussarono. Si arrabbiò; aveva ordinato al portiere di non essere disturbato. Si alzò con l’intenzione di mandare al diavolo chiunque ci fosse dietro la porta.
E invece, appena vide di chi si trattava, si bloccò: una bella donna, alta quasi quanto lui che superava il metro e ottanta, rossa e con dei profondi occhi chiari. Rammentò che la sera precedente l’aveva notata al ristorante dell’albergo.
Era sola, e non lo aveva degnato di un’occhiata. Aveva pensato di abbordarla, tuttavia non era dell’umore giusto, non gli andava di fare i soliti giochetti per portarsela a letto. Ma forse lei l’aveva riconosciuto, e voleva approfittare dell’incontro casuale, per questo si era presentata.
La fece accomodare senza chiederle nulla.
La donna avanzò con passo sicuro e si fermò in mezzo alla stanza. Lo fissò.
–  Le firmo subito un autografo. Magari preferisce un invito a cena – le sorrise Claudio.
–  Non mangerei mai in compagnia di un assassino.
Il presentatore trasalì.
–  Cosa dice?
–  Pensava di essere furbo, vero? Ha controllato tutto l’altra sera, però non si è accorto di una cosa essenziale: la videocamera.
Non fiatò, aveva paura di tradirsi.
Lei continuò.
–  Era il mio compagno, capisce? – lo aggredì. – Il mio compagno. E l’ha ammazzato! Io sapevo che era un ricattatore, e finora ne ero rimasta fuori. Ma adesso non posso. Ho visto tutto, ho assistito all’omicidio dell’uomo che amavo.
Claudio non resistette più.
–  Come ha potuto? Non c’era nessuno, sono sicuro, in casa non c’era nessuno.
–  La videocamera. Era nascosta tra le bottiglie di liquore, Antonio l’accendeva ogni volta che riceveva un “cliente”.  Era una garanzia.
–  Sì, la garanzia di poter proseguire con i ricatti.
–  E stavolta è servito per farmi sapere quello che gli è capitato. E soprattutto a incastrarla.
Claudio sbiancò. Aveva sperato che con quell’uomo fosse stato l’ultimo incontro e invece sembrava essere soltanto l’inizio.
–  E dovrei prestare fede alle sue parole? Mi scuserà se…
–  È in borsa. Glielo mostro. Ha un computer?
Claudio annuì e glielo indicò.
Era tutto dannatamente reale, era stato ripreso durante il suo raptus.
–  Bene – replicò duro. – Adesso cosa vuole? Anzi quanto vuole?
–  Ha ragione, sono qui per i soldi – aprì la borsa, gli porse un foglio. – Questo è il numero del mio conto corrente bancario. Ha tempo fino a domani per versarvi cinquantamila euro. Vede, sono ragionevole.
–  Assurdo, ritiene davvero che dopo aver subìto dal suo compagno, sono disposto ad abbassare la testa anche con lei?
–  Se non desidera che il video diventi pubblico. Non ci metto molto a farlo circolare su internet. Se mi darà retta, e la mia banca confermerà il versamento, glielo farò avere qui, in albergo.
–  Ne avrà delle copie.
–   Dovrà fidarsi. Non ci sono altre possibilità, non per lei.
Claudio afferrò il foglio. La donna gli scivolò di lato e dopo un minuto era scomparsa.
Claudio cadde sul pavimento e scoppiò in lacrime.
 
Risolse tutto con un paio di telefonate l’indomani mattina. Non poteva correre rischi, meglio ubbidire per il momento. Ma non si sarebbe arreso, avrebbe trovato quella donna e le avrebbe impedito di nuocergli, in qualsiasi modo. L’aveva fatto la prima volta, se fosse stato necessario avrebbe scovato il coraggio di farlo una seconda.
Per rilassarsi, accese il computer. Voleva chiacchierare un po’ su un social network con i suoi adoranti fan. Guardò la bacheca per leggere i post. E rimase a bocca aperta.
Il video era lì, davanti a lui, con tanto di didascalia. Quella donna aveva messo tutto sul suo profilo; non mirava ai soldi, voleva rovinargli la carriera, vendicarsi.
I commenti riempivano la pagina. Non vi si soffermò. Chiuse con una manata il coperchio del portatile.
Avrebbe dovuto sospettarlo, invece era stato stupido, molto stupido, troppo stupido.
E ora? Di nuovo valigie e fuga?
No, non c’era più tempo. Poteva solamente aspettare: sarebbero presto venuti a prenderlo.


Franca Marsala nasce a Messina nel 1970. All’amore per la scrittura abbina quello per la pittura e la passione per il cinema e il teatro. Ha partecipato a vari concorsi letterari, arrivando non di rado tra i finalisti. Nel 2015 un suo testo è stato utilizzato all’interno di uno spettacolo teatrale, allestito a Milano. Nel dicembre dello stesso anno un suo soggetto è diventato una storia del famoso Diabolik. Intanto, nel 2012 il suo primo romanzo, intitolato La Tempesta, è stato pubblicato in eBook.

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