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Rufus,  il cinghiale nel cortile

Rufus, il cinghiale nel cortile

12040 Govone (Cuneo)
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Rufus, il cinghiale nel cortile

visita su Google street view  

 

Capitò verso la fine maggio, saranno state le dieci della sera, quasi buio.
Riordinavamo la cucina dopo cena ed io uscii di casa con in mano un’insalatiera, colma di bucce, scarti di verdura e frutta, da buttare nella compostiera dell’orto e … lo vidi.
Un’enorme massa nera e pelosa. Un cinghiale dalle dimensioni davvero impressionanti, evidentemente un maschio adulto, che nella penombra mi parve addirittura vecchio, striato com’era di chiaro pelame grigiolino.
Stava immobile, accucciato in una posizione yoga, fra il garage e il viottolo per il giardino e mi guardava. Anzi. Guardava un po’ me, un po’ l’insalatiera.
Emise un:
-Grooff!- sonnacchioso, senza muovere un sol muscolo.
Vidi che il cancello era rimasto aperto (evidentemente l’ultima arrivata, mia figlia, non l’aveva richiuso) e pensai che il bestione doveva essersi intrufolato per sbaglio o per curiosità.
Era a non più di tre metri da me. Con un balzo solo poteva agguantarmi, scaraventarmi a terra, magari azzannarmi con quei canini che fuoriuscivano dalla parte inferiore bocca, curvi e affilati, un po’ giallognoli, come se non praticasse una buona igiene orale.
Non so per quanto tempo rimasi paralizzato, lì, con la mia insalatiera fra le mani e le gambe rigide come pali da vigna.
Poi mi venne d’improvviso l’ispirazione.
Lentamente, con gesti falsamente tranquilli mi chinai e svuotai in terra tutti i rifiuti. Spostai le scorze di melone, misi in bella evidenza le bucce di patata e sperai gli piacessero anche le parti dure degli asparagi, quelle che non si mangiano volentieri.
Poi in retromarcia rientrai in casa, chiudendo la porta con estrema cautela.
Mia moglie mi vide pallido pallido.
-Che c’è?
-C’è … c’è … un cinghiale nel cortile!!
-Ma va?
-Guarda dalla finestra!!!
Guardammo.
Il cinghiale mangiava . Sembrava aspirare le verdure col grosso nasone, per poi masticarle sommariamente e ingurgitarle con calma, gustandole.
-Mamma mia quant’è grosso! – esclamò mia moglie.
-Sarà un quintale e mezzo! – risposi io.
-Come fai a dire quanto pesa un cinghiale scusa? – replicò lei.
-Mi baso sul fatto che un grosso porco pesa più di un quintale e che quello è grosso grosso, più grosso di un grosso porco … lo chiamerei Rufus … ha la faccia da Rufus …
Le bastò. Tacque. Osservammo ancora le mosse del bestione, che in pratica si riposizionò dov’era precedentemente, nell’identica posa, come aspettasse di veder uscire qualcuno di casa.
-Che si fa? Chiamiamo i carabinieri? – propose mia moglie.
-Figurati! Prima che arrivano, quello se n’è già andato. Piuttosto …lasciamo il cancello aperto, uscirà quando avrà voglia e tornerà nel bosco.
Avvertimmo mia figlia di non uscir di casa e lei dalla finestra del piano di sopra, prese a far foto con lo SmartPhone e a postarle su Fb con la scritta “il nostro nuovo cane da guardia” : lui se ne avvide ed emise un paio di grugniti rassegnati, per poi coricarsi, stando per qualche minuto a pancia in su, per poi  addormentarsi placidamente su un fianco.
Non dormii affatto bene.
Ogni tanto mi svegliavo, con la pila controllavo i movimenti del cinghiale, che ad un certo momento scomparve (saranno state le tre) e solo verso mattina mi addormentai profondamente, perseguitato però da strani sogni in cui alternativamente scoprivo il cortile pullulare di tigri, elefanti, oche dal lungo collo furenti e sibilanti,  leopardi acquattati sul ciliegio, financo un branco di iene che spolpavano completamente gli pneumatici della mia auto sputando brandelli di copertoni ovunque.
Cautamente aprii la porta prima di preparare colazione. Tutto tranquillo. Feci il giro della casa. Del cinghialone nessuna traccia.
Mi venne però un mezzo infarto quando vidi il mio orto.
Era ridotto come un sito archeologico siriano dopo il passaggio di quei bontemponi dell’ISIS.
Non c’era più nulla di integro. Il dannato aveva scavato col suo nasone una decina di lunghi solchi che si intersecavano in buon reticolo di trincee, profonde almeno trenta centimetri: nulla era rimasto a posto. Perfino i pali dei pomodori stavano tutti a terra e quel che rimaneva delle giovani piantine di sedani, melanzane e insalate erano sparute foglioline mosce, o radichette dimenticate. I piselli stavano ancora aggrappati alla loro rete, ma dissepolti e ormai finiti.
Un solo isolato cavolo estivo mi guardava sconsolato da un angolino rimasto miracolosamente intonso.
Tornai a riferire in casa.
-Rufus ci ha distrutto l’orto …- dissi avvilito.
-Bastava chiamassi i carabinieri.- disse mia moglie – l’importante è che se ne sia andato.
Proprio in quell’istante sentimmo un potente:
-Grooff! e sbirciando dalla finestra vedemmo Rufus placidamente accoccolato sotto il fico in giardino, ai margini del nostro prato.
Rabbrividimmo.
-Allora chiamiamo i carabinieri adesso?
-Ma perché mai ! – mi opposi – magari sta bene qui da noi e non è pericoloso. Ieri sera in fondo non mi ha affatto attaccato … provo ad uscire, vediamo che fa.
-Sei scemo? Torna …
Non sentii nessun altra lamentela perché ero già fuori e attraversavo il cortile in direzione del giardino.
Rufus alzò appena una palpebra.
Ci divideva la staccionata di legno che lui aveva evidentemente scavalcato. Mi avvicinai e gli dissi:
-Brutto coglione! Mi hai devastato l’orto! Sai quanto lavoro ci vorrà per rimetterlo in sesto?
-Grooff …
Girò il testone dall’altra parte.
-Ah sì ? Non mi guardi? Sei vergognoso allora! – quasi urlavo, la rabbia mi stava prendendo.
Sentii mia figlia cicalare dal balcone.
-Ma che fa? Parla al cinghiale?
La risposta di mia moglie aveva un che di caustico:
-Forse si capiscono …
-Adesso che intenzioni hai? Ti vuoi stabilire qui nel prato? Vuoi scavare col tuo brutto muso alla ricerca di radici o tartufi? Non ne vengono qui! Devi andare nelle Langhe! Ora puoi accomodarti fuori e tornare da dove sei venuto!
-Grooff!
Non si accomodò. Restò lì tutto il giorno, stravaccato e pacioso e fu un giorno caldo, di primavera quasi estiva e Rufus dormì (almeno crediamo abbia dormito) tutto il giorno e ce lo ritrovammo in cortile solo all’imbrunire, accucciato al solito posto, in attesa.
Gli portai gli avanzi di cena, come si porta la sbobba ad un cane.
Lui seguì i miei movimenti col suo sguardo obliquo ed io pensai che se lo strabismo di Venere è una qualità femminile molto apprezzata, i cinghiali ce l’hanno e conferisce loro una certa qual aria simpatica.
Rufus mangiò di gusto, agitando il suo codino ritorto. Il cancello era rimasto aperto tutto il giorno, ma lui non era uscito, se n’era rimasto lì o forse dal cancelletto in fondo al prato, facilmente scavalcabile, aveva fatto un giro nel bosco e poi era tornato: difficile dirlo, noi eravamo andati tutti in città, a lavorare.
-La casa è molto sicura con Rufus in cortile a far la guardia – sentenziò durante la cena mia figlia – possiamo perfino non inserire l’antifurto: chi vuoi che entri con lui lì davanti alla porta?
-Hai ragione -convenni io – non ci avevo pensato. Comunque mi spiacerebbe scoprisse il campo delle patate. Sono appena germogliate e …
-Io continuo a dire che bisogna chiamare i carabinieri! – intervenne mia moglie – voi due siete scriteriati! E se viene qualcuno a trovarci? E se passa il postino o quello dei surgelati?
-Non credo sia pericoloso … è vecchio! – obiettai.
-Papi ha ragione. Quando sono arrivata era sotto il fico e mi ha … come salutata … ha fatto un “Grooff” amichevole insomma …
-Siete due pazzi …-
Mia moglie si rassegnò all’evidenza. Rufus rimase da noi tutta l’estate.
Scoprì il campo di patate e lo distrusse. Mangiò patate e germogli, ma a dire il vero non mi dispiacque neanche tanto.
-Capitano stagioni improduttive … – mi dissi.
D’altro canto Rufus era molto affettuoso e di compagnia. Cominciammo a non badarci più di tanto e a cenare tranquillamente in giardino nelle lunghe sere di giugno, con la sua mole poderosa acciambellata a pochi passi.
Aveva dei grossi piedoni zoccolosi e un grosso torace da baritono: nell’insieme sembrava un po’ a Bud Spencer.
Passati alcuni giorni, mia figlia riuscì ad avvicinarglisi e ad accarezzarlo e dopo poche settimane Rufus aspettava ansioso ogni nostro ritorno e tendeva a piazzarsi ostinato dietro le auto ogniqualvolta dovevamo partire, facendoci perdere tempo.
-Spostati Rufus che stamane ho fretta!! – e lui pareva emettere un cachinno malizioso, con i suoi occhietti astigmatici sbeffeggianti, senza spostarsi di un millimetro.
Allora si ricorreva alle ghiande (ne comprai un bel sacco), lanciandogliene una manciata lontano e quelle erano troppo per lui, lo tentavano irrimediabilmente e lo si fregava solo così.
Comunque anche con gli estranei Rufus si comportò sempre correttamente.
Il postino si spaventò non poco la prima volte e cadde dal motorino. Poi con una certa circospezione, entrava,  depositava, spariva e mai lo vide agitarsi.
Anche perché Rufus passava tutto il giorno o sotto il ciliegio o sotto l’ombra più fresca del fico e solo la sera prendeva vita. Lo vidi di tanto in tanto uscire dal cancelletto del prato e sparire nel bosco, per ritornare qualche ora dopo e stravaccarsi in cortile in attesa della colazione, che consisteva in ghiande, bucce d’arancia o di mela e altra frutta di stagione.
Correttamente Rufus non sporcava in cortile. Pensammo che durante i suoi giretti nel bosco si preoccupasse di svuotarsi e apprezzammo molto anche la sua cifra stilistica nel manifestare con un “Grooff” insolitamente aggressivo ogni  passaggio di motociclette da cross o quad  dirette verso il bosco.
-Quando passano le mountain-bike non ci fa nemmeno caso – ci dicemmo – ma se passa un motorino sembra s’incazzi.
L’estate andò alla fine.
Noi andammo in vacanza al mare una quindicina di giorni e incaricammo un vicino di monitorare la situazione col binocolo (era a tiro di vista) e di comunicarci eventuali problemi.
Rufus rimase pazientemente in attesa di colazione e cena  e del nostro ritorno, senza dar segni d’impazienza. Gli avevamo lasciato un’abbondante razione di ghiande e due bacinelle di acqua  e lui parve capire e quando ci vide caricare l’auto di valigie e materassini se ne fece subito una ragione lasciandoci partire serenamente.
Venne appunto l’autunno.
-Quando comincia la caccia che si fa? – si domandò mia moglie una sera.
-Perché?
-Perché in città si verrà a sapere che abbiamo un cinghiale da 150 chili in giardino …
-E’ vecchio! E’ un vecchio cinghiale rincoglionito e stanco! Vuoi che interessi ai cacciatori una preda così? Che gusto avrebbero nello sparargli attraverso la recinzione da due metri?
-Mi sa che non conosci abbastanza i cacciatori … credo dovremmo chiamare i carabinieri!
-Ma lo sanno già i carabinieri che abbiamo …
-Ma non per dirgli che abbiamo un cinghiale nel cortile, per dirgli che vietino ai cacciatori di ammazzarcelo!
Le diedi finalmente retta.
Vennero i carabinieri e vennero insieme ai guardia caccia. Quasi volevano multarmi. Fu difficilissimo spiegar loro come stavano le cose, parevano non capacitarsene.
-Come mai trattiene un cinghiale nel cortile?
-Veramente è lui che se ne sta nel mio cortile, di sua spontanea volontà, da mesi … ma le assicuro … non è un problema, è buono … piuttosto abbiamo paura che qualche scriteriato cacciatore, adesso che viene il periodo …
-i cacciatori non sono scriteriati! E’ lei lo scriteriato!!Lo sa che è pericoloso? La strada davanti a casa sua è pubblica, chiunque può passarci anche un bambino …
-Infatti sono mesi che …
– … ed il cinghiale può attaccare all’improvviso … sarà almeno 120 kg …
-Di più di più !!- intervenne mia moglie – mio marito lo stima di 150 kg almeno!!!
-Perché non ha chiamato subito le guardie zoologiche? – intervenne uno dei carabinieri.
-Le guardie ecologiche – puntualizzò l’altro …
-Le guardie forestali piuttosto … o noi! – li interruppe il guardiacaccia più grosso, quello che sembrava il capo.
Beh! …Perché a parte avermi distrutto l’orto, Rufus non ci ha causato nessun danno e noi … noi ci siamo affezionati … è come avere un cane, capisce?
Veniva sera e Rufus si alzò da sotto il ciliegio ed emise un “Grooff” malinconico.
Guardò quegli uomini in divisa con curiosità. Mosse il suo codino ritorto e si avvicinò
I due guardia caccia si precipitarono sulla Jeep, i carabinieri si limitarono a trincerarsi dietro la Uno con i lampeggianti accesi.
-Non preoccupatevi è l’ora dello spuntino … lui adesso va laggiù vicino alla fontanella e si mangia un po’ di ghiande, poi beve e torna a dormire.
Rufus mi lanciò uno sguardo interrogativo e fece esattamente così.
I guardia caccia riemersero dalla Jeep.
-Lei non può tenere un animale del genere nel suo cortile. Segnaleremo la situazione a chi di dovere!
-Le ripeto che io non trattengo proprio nessuno è lui che … chi di dovere “chi”, mi scusi?
Ci fu un conflitto di competenze. I guardia caccia segnalarono alla forza pubblica (i carabinieri) l’anomala e pericolosa situazione venutasi a creare sotto la loro circoscrizione e altrettanto fecero i carabinieri, segnalando all’apposito ufficio caccia e pesca , che un animale tipicamente selvaggio (porcus ….) stazionava da mesi nel mio cortile e poteva creare qualche imbarazzo (con mia meraviglia scrissero davvero così) qualora un cacciatore, nell’esplicare la sua attività, si fosse imbattuto in preda “sì facilmente abbattibile”.
Si scambiarono le mail mettendomi sempre in CC ed io compresi al volo che nulla sarebbe potuto accadere, essendoci un conflitto burocratico insanabile.
Passarono comunque la palla, via mail in CC,  al veterinario competente di zona, il quale si rifiutò categoricamente di visitare Rufus (mia figlia sosteneva che non sembrava star tanto bene)  e di stimarne il peso (dettaglio che assillava mia moglie ossessivamente).
Si aprì così la caccia una domenica mattina e verso le sei del mattino, sotto il ciliegio brinato vedemmo Rufus lungo disteso e immobile. Intorno a lui un nugolo di cacciatori armati come guerriglieri curdi.
Uscii in pigiama, senza rendermene conto. Ero furente.
Mia moglie mi seguì , armata di scopa, mia figlia brandì lo Smartphone mettendolo in modalità video.
-Via da lì! Questa è proprietà privata, andatevene! Non avevate nessun diritto a sparargli.
Si voltarono tutti, ridicoli più di me, nei loro giubbotti da incidente stradale. Erano una mezza dozzina, avevano facce più addormentate della mia.
-Nessuno ha sparato! Quell’animale ha emesso un grosso “Grooff” e poi si è stravaccato da solo … siamo solo venuti  a vedere cos’era, non avevamo capito nemmeno che era un cinghiale, sembrava un orso.
Ci chetammo.
Rufus giaceva di lato irrigidito, con l’occhio ancora aperto. Pareva mi vedesse ancora, morituro astigmatico. La coda si era raddrizzata, il pelo pareva quello di un riccio spaventato.
-Te l’avevo detto che non stava bene ultimamente! – sussurrò mia figlia.
-E’ vostro ? – domandò uno dei cacciatori.
-Vive qui. Sì … è nostro.
-Volete che smaltiamo noi la carcassa?
Li guardai con ferocia.
-Non smaltirete alcunché, ce ne occuperemo noi … ora per favore … fuori dal mio prato …
Se ne andarono in silenzio.
Quando rinchiusero il cancellino in fondo (si sentì il clic del cricchetto) avvenne quel che non ci potevamo aspettare: Rufus riarrotolò la coda.
-Caspita! – disse mia moglie – si è arrotolata la coda!
-E’ uno spasmo muscolare !Capita quando … – replicai convinto.
Ma mi interruppi a metà.
L’occhio di Rufus si chiuse, poi si riaprì, poi si richiuse.
-Sta facendo l’occhiolino! – strillò mia figlia!
-Sstt- che quelli tornano … Rufus è vivo! – la zittimmo.
Ed era così.
Imperturbabile, con un mezzo sorrisetto disegnato sul musone, Rufus si rialzò goffamente, si scrollò energicamente dalla brina e sculettando si avviò verso il sacco delle ghiande.
Noi rimanemmo lì nel prato in pigiama ad osservarlo. Poi tornammo a letto perplessi.
E quando ci risvegliammo quella domenica, Rufus non c’era più.

 
Silvano Bertaina 24/11/2016

 

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  1. Patrizia Romoli
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    Il racconto Rufus è semplice ed empatico, ben scritto e scorrevole. Davvero una piacevole lettura!
    Grazie Silvano

    3 anni fa

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