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Il sospetto

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Il Sospetto

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“Laura! Sei troppo ingenua! “
“Semmai sono fiduciosa! Sai che ripongo la massima fiducia in Andrea. Senza la fiducia reciproca sarebbe assurdo sposarsi!” e dopo queste prime battute, il predicozzo materno, come Laura lo definiva, continuò ancora.
Ventinovenne, bibliotecaria presso la cara vecchia DeA fondata da Marino Cassini, che lei aveva conosciuto da ragazzina e che ricordava con simpatia per la sua storia del topo Edmondo, Laura si sentiva sufficientemente matura per decidere cosa fare della sua vita. La madre, forse a causa dei numerosi tradimenti del marito, le instillava quotidianamente il tarlo del dubbio su Andrea. Spesso Laura si chiedeva se le storie su suo padre fossero vere o solo il frutto della gelosia della madre. Comunque a lei dava fastidio ascoltare quelle confidenze: secondo lei una madre aveva il dovere di parlare sempre bene del marito ai propri figli. Beh! Almeno fin quando non volavano schiaffi.
Il ragazzo di Laura era uno dei tanti pendolari che alle sei del mattino prendevano il treno per Novi e tornavano alle sei di sera. In quelle dodici ore lavorava sodo in azienda. Voleva anche laurearsi e migliorare la sua posizione per offrire a Laura una vita dignitosa.
“E’ stanco, ha mille altri pensieri, altro che guardare ragazze! E poi dove? Sul treno?!” Laura rimbeccò la madre mentre infilzava con la forchetta le verdure mollicce e troppo cotte che la madre le preparava per cena. ”Predicozzo con contorno di verdure al vapore” mugugnò Laura. ”Che barba!”
“Per quello non sono mai stanchi! Guarda tuo padre! Io mi fidavo ed invece quella volta …” ribatté la madre.
Laura finì per inventare una scusa per non ascoltare la solita tiritera.
Poi un giorno, uscendo dalla biblioteca, a Laura sembrò di vedere Andrea con una ragazza. Lui aveva persino la sciarpa di lana grossa che lei gli aveva fatto ai ferri poco tempo prima. Abbracciava la ragazza, una brunetta con lunghi riccioli sciolti sulle spalle, infilata chissà come dentro jeans aderentissimi e giacca di pelle, in bilico su tacchi alti che slanciavano ulteriormente la sua figura longilinea. Proprio il tipo di abbigliamento che Laura odiava e proprio il tipo di ragazza che lei non era. Che ci faceva Andrea con una così? Incredula ma anche arrabbiata,aveva seguito la coppia da Piazza Caricamento su fino in Piazza Banchi e poi ancora in via San Luca ma là, nello stretto caruggio affollato, li aveva persi.
Alla sera, tornata a casa, aveva indagato cautamente ma Andrea aveva risposto allegramente che sarebbe stato felice di far due passi in centro a quell’ora ma era in ufficio a più di cinquanta chilometri. Probabilmente aveva visto male, pensò Laura, magari per colpa del suo occhio ambliope. Per qualche giorno riuscì a non pensarci più. La settimana successiva, in uno dei loro frettolosi incontri al bar, Andrea le comunicò che si era iscritto ad un corso di spagnolo in una qualificata scuola in via Roma.
“Questo corso mi serve per rispolverare il mio spagnolo. Sai che ho un esame di questa lingua e vorrei mantenere la media del trenta. “
“Certo, capisco. Ma ci vediamo già così poco, non avremo più tempo neppure per far quattro chiacchiere.”
“Mi dispiace. Lo faccio solo per il nostro futuro! Se riesco a laurearmi in tempo, fra un anno o un anno e mezzo potrò migliorare…”
“Oh lo so, lo so! Maledetti soldi! Sono sempre troppo pochi! “ Lo interruppe lei. ” Vorrei solo stare più tempo con te, ecco !” Lei gli accarezzò il dorso della mano da un capo all’altro del tavolino ingombro di bicchieri e ciotoline di salatini.
“Cara, cercherò di organizzarmi al meglio così potremo prenderci un weekend tutto per noi .” Le promise Andrea.
“Sì! Quando?”
“Appena possibile. Non essere impaziente! Adesso non so dirti, ma presto. Amore” guardò l’orologio ed una piccola ruga gli si disegnò sulla fronte.” Devo scappare! Ti chiamo!”
Andrea schizzò via, la sciarpa di lana grossa svolazzante e l’immancabile valigetta con il laptop. Laura rimase lì, al tavolino, a finire il suo aperitivo, rodendosi per la delusione.
Intorno a lei, nell’affollato bar in centro,sembrava vi fossero solo coppie. Uscì velocemente per ritrovarsi nella folla del tardo pomeriggio. ” Ma davvero farà un corso di spagnolo? Se fosse una scusa? Se avesse un’altra?”
Il dubbio prese vita nella sua testa e più i giorni passavano più cresceva, facendole immaginare scene da film hard nelle quali lei non era la protagonista femminile. Le telefonate sempre più brevi, qualche appuntamento annullato e le serate solitarie sul divano a leggere libri di ricette che mai avrebbe cucinato o a guardare qualche insulso programma tv, portarono Laura alla certezza: Andrea aveva un’altra ragazza. Andrea la tradiva. Il colpo di grazia glielo diede la madre che, vedendola in casa un sabato sera, aveva commentato che era assolutamente incredibile che un uomo innamorato (calcò pure la voce su questa parola!) non cercasse di vederla e stare un po’ con lei.
“Tuo padre..”
“Basta, mamma! Lasciami in pace e smettila di raccontarmi storie su papà. Qui si tratta di Andrea: sono due persone diversissime fra loro!”
“Credi? Ne sei sicura?”
Con un “uffa” Laura afferrò la sacca e se ne andò sbattendo la porta. Una nuotata nella piscina di quartiere l’avrebbe di certo rilassata. Bracciata dopo bracciata, invece, le ritornava in mente quella folta chioma scura e riccioluta, quel corpicino da modella inguainato in abiti appariscenti che avrebbero colpito la fantasia di qualunque uomo. Anche di Andrea?! Ricordò brandelli di conversazione scambiata con lui davanti a qualche vetrina di via xx Settembre che proponeva l’ultima moda in fatto di abbigliamento ed accessori. Lui le aveva indicato qualche camicetta sexy, pantaloni aderenti e minigonne carine ma lei aveva subito ribattuto che no! proprio non erano nel suo stile. Ora, ripensandoci, quei pochi accenni potevano essere un modo per farle intendere che lui desiderava qualche cambiamento? Si era forse stancato di lei così seria e posata? Si sedette sul bordo vasca, lo sguardo perso in quell’azzurro che quel giorno proprio non l’aiutava a rasserenarsi.
Tormentata dal sospetto, prese una decisione: doveva controllare personalmente, avere le prove della colpevolezza o dell’innocenza di Andrea. Fu angosciante attendere il martedì pomeriggio per il quale aveva chiesto l’uscita anticipata dalla biblioteca, per mettere in pratica il suo piano. Finalmente il giorno della verità arrivò. Si vestì con cura, con uno dei suoi soliti abiti comodi, il cappotto più anonimo che aveva, una vecchia sciarpa di seta che non metteva mai e non dimenticò il cappello, quello con le falde flosce per nasconderle il viso. In borsa aggiunse un sacchetto di semi di cardamomo da masticare dopo il pranzo che sicuramente le sarebbe rimasto sullo stomaco. Il lavoro quel giorno le parve noioso ed interminabile. Stranamente quel martedì ci fu un minor afflusso di visitatori così Laura ebbe tutto il tempo per torturarsi con il dubbio. Infine poté uscire. Prese l’autobus, scese in piazza De Ferrari e a passo svelto percorse via Roma in direzione di Piazza Corvetto. Lui avrebbe dovuto arrivare dalla direzione opposta per cui il luogo migliore per appostarsi sarebbe stata la fermata dell’autobus, proprio di fronte al palazzo, sede della prestigiosa scuola di lingue. Si mise sotto la pensilina, fra le persone in attesa. Tirò fuori dalla borsa il cellulare, tenendolo pronto a scattare foto incriminanti. Lui arrivò correndo poco dopo, la sciarpa svolazzante intorno al collo, la valigetta con il laptop ed un libro sotto il braccio. S’infilò nel portone, pigiò un tasto sotto una grande targa sulla quale spiccava una serie di bandiere coloratissime. Non c’era dubbio, era il logo della scuola. Nell’aprire la porta, gli cadde il libro. “Ma vafff…” il labiale fu inequivocabile. Raccolse il libro mentre la lunga pesante sciarpa spazzò il gradino. Entrò e la sciarpa gli fu di nuovo d’impaccio rimanendo chiusa fra i battenti. Laura rimase là, sotto la pensilina dell’autobus, fra le persone in attesa. Il cuore le batteva forte, le guance in fiamme parzialmente nascoste dalle falde flosce del cappello. Chiuse gli occhi e sospirò di sollievo. Ogni suo sospetto svanì. Ora sapeva. Si intenerì al ricordo di lui che poco prima quasi inciampava nella lunga sciarpa che lei gli aveva fatto. Sorrise fra sé, saltò sul primo autobus diretta a casa.
“In anticipo stasera?” le chiese la madre.
“Sì! Ho intenzione di fare una sorpresa ad Andrea “
“Oh! Finalmente ti sei decisa a fargli un’improvvisata per vedere come stanno le cose!”
“No, mamma! Ho detto sorpresa. Questa sera tornerà tardi dal suo corso e non voglio che debba accontentarsi di una cena scongelata al microonde.” Prese fiato per dare enfasi alle sue parole. “Dov’è il Cucchiaio d’argento? Questa sera cucino io, personalmente!”

 

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  1. Csrlo
    Originalità

    Coinvolgimento

    Stile

    Piacevole

    4 anni fa
  2. R. L..
    Originalità

    Coinvolgimento

    Stile

    Un sospetto intrigante che potrebbe insinuarsi nelle menti di chiunque. Una scrittura coinvolgente ed efficace che garantisce una suspense che avrei voluto che continuasse. Ma forse l’autrice ha voluto lasciare al lettore la libertà di decidere un finale diverso. Un racconto piacevole.

    2 anni fa

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