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In coda

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Una mattinata in coda alla Soris è un’immersione profonda nelle svariate sfaccettature dell’animo umano.
La sala, stracolma di persone di ogni età, riecheggia di discorsi sul fine mese, le imposte, le tasse, la povertà che avanza di giorno in giorno.
Squillano le suonerie, abbaiano i cani, le persone s’insultano – “faccia star zitto sto’ cane, gli metta almeno la museruola!” – sbraita uno – ” ma se la metta lei la museruola, e si vergogni!” – risponde l’altro; e si creano subito due gruppi: chi difende il cane e chi no, mentre tutti gli altri cercano di non farsi distrarre troppo e stanno con gli occhi appiccicati a quel tabellone su cui compaiono numeri annunciati da un campanello.
Restiamo li’ tutti ammucchiati e come ipnotizzati da quel tabellone luminoso e quasi sembriamo quegli allampanati raggruppati nei bar che guardano tutt’altri numeri con un’insana speranza negli occhi.
Passano le ore e c’è chi mangia, chi fa le parole incrociate, chi sonnecchia russando appena.
Infine chiamano anche il mio numero e corro come se avessi vinto qualcosa.
Giungo allo sportello e il ragazzo che sta dietro al vetro è al suo primo giorno di lavoro e tante cose non le sa, così si fa aiutare da alcune sue colleghe.
Lui è molto a disagio e mentre la collega gli spiega la procedura da seguire diventa rosso e si vergogna un pò. Cerco di tranquillizzarlo, e anche le colleghe sono molto collaborative. D’altronde sono quasi le 14,30 e l’orario di chiusura è già passato da tempo ma c’è ancora molta gente che aspetta di passare e tutti non vedono l’ora di tornare a casa.
Con la mia pratica finita me ne esco e acchiappo il primo pullman che passa e che mi porta verso la Stazione Porta Nuova, dove passo accanto a mucchi di coperte in cui, credo, ci siano arrotolate delle persone.
Alcuni si son trovati un posto dove nel pomeriggio batte un po’ di sole al cui calore cercano di scaldarsi.
Li guardo, e nonostante la giornata passata a fare una coda assurda, mi sento fortunata di poter ancora tornare a casa mia.
Se la prossima volta non mi riuscisse di rateizzare quel che non riesco a pagare rischierei forse anch’io di trovarmi avvoltolata nei cartoni in qualche angolo al sole?
Non e’ poi cosi’ difficile ritrovarsi, di colpo, dall’altra parte della barricata.


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