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Gli altopiani dell’arcobaleno

Gli altopiani dell’arcobaleno

06046 Castelluccio (Norcia)
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Gli altopiani dell’arcobaleno

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Catelluccio di Norcia era la mia goccia di paradiso, il mio piccolo Eden , quello che definivo il paesello dei miei sogni dove avrei voluto trascorrere del tempo a scrivere, meditare , essere serena .
Il mio paesino non esiste più .
È polvere.
È vento.
L’unica cosa che mi rende un po’ meno triste è che possiedo almeno 500 foto di quel ritaglio di cuore e voglio ricordarlo così , con questo reportage che avevo scritto a luglio ritornando da un viaggio fotografico in solitaria sui Monti Sibillini e in Valnerina che non riesco a coniugare con le parole ” inferno e morte ”
Voglio ricordarti così Castelluccio mio , so che questo è un addio ma gli amori emozionali poi diventano scrittura, poesia, arte consolatoria e salvifica.


” Sono di ritorno dal Parco Nazionale dei Monti Sibillini in uno dei miei viaggi fuori rotta dove ogni anno vado a fare cromoterapia tra i milioni di fiori dell’altopiano di Castelluccio di Norcia .
I giorni prima di partire seguo l’andamento dell’evento con trepidazione e la cosa che più mi piace è proprio questo senso di attesa – quando la fioritura si manifesta all’improvviso ( dura pochissimi giorni ! ) quindi appena vedo la web cam del giorno e chiamo un mio contatto in loco che mi dà l’OK, prendo e parto.
Vado a salutare a mezza costa il casaro moldavo ex professore di matematica nel suo paese da 20 anni trasferitosi sull’altopiano, mangio un panino da lui , guardo come fa formaggi e ricotte, bei discorsi profondi e poi proseguo fino ad arrivare a 1450 mt. dove svetta a nido d’aquila il delizioso paese di Castelluccio di Norcia : un panorama a 360 gradi si distende sotto ai miei occhi e le montagne sembrano avvolgermi in un abbraccio meraviglioso e protettivo. Panni stesi al sole accecante e tanto vento in quota completano gli elementi di questa ascensione al borgo che, come una sentinella medievale, controlla la sottostante natura arcobalenata.
Ridiscendendo in basso nella piana multicolor e tra i campi, incontro un contadino produttore di lenticchie che mi fa vedere il fiorellino del legume che – da non credersi ! – è una deliziosa minuscola margherita bianca. Il signor Gianfranco mi racconta un po’ di storie ( anche di personaggi famosi che arrivano in incognita ) fin poi ad inviperirsi di brutto imprecando in dialetto umbro- marchigiano quando si accorge che dei vandali stanno invadendo il suo campo di lenticchie fiorite – anche a me sale una rabbia notevole nel vedere i fidanzatini dementi e ignoranti che si fanno i selfie tra i fiori calpestandoli e facendoli morire.
Oltre a papaveri, fiordalisi, margherite, genzianelle, narcisi, violette, asfodeli, grano , lupinelle e chi più ne ha più ne metta, ci sono le piantine e i fiori di senape ( giallo-senape, appunto )spighe d’orzo, farro e lenticchie ( bianco-gialline) che dopo la breve fioritura vengono raccolte dai contadini per poi venderle come prodotti alimentari e questa è una delle loro precarie forme di sussistenza.
Poi arrivano i cretinetti mano nella mano, i nuovi barbari tre metri sopra il cielo a devastare la bellezza del creato e a mandare in malora il raccolto .
Questo è l’amore ai tempi del social, del romanticismo deficiente e insulso, dell’apparire, del ci sono stato , del selfie da esibire su facebook come stupido trofeo da sfoggiare contro i rosiconi invidiosi, la bandierina sulla cartina geografica che sventola sugli highlights di un’Italia incredibile e bellissima che forse non ci meritiamo .
Noi italiani siamo talmente viziati dallo splendore dei luoghi che ci sembra tutto quasi normale , ordinario , abbiamo talmente tanta bellezza attorno a noi che finiamo per non accorgercene più mentre dovremmo pregare in questo santuario delle meraviglie e ringraziare ogni giorno quell’entità superiore che ci ha regalato così tanta vita. “

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