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Sul bus 36b per Piazza delle Medaglie d’Oro

Sul bus 36b per Piazza delle Medaglie d’Oro

40121 Bologna Centro
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Sul bus 36b per Piazza delle Medaglie d’Oro

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Volevo andare alla stazione centrale dei treni, e ho preso il bus 36/b. Il primo sedile libero è uno dei due contrapposti, faccia a faccia, subito dietro l’autista. Mi siedo con cautela per non urtare le ginocchia della si­gnora seduta di fronte. E’ una bella donna, rilassata e con uno sguardo inte­ressato; non finge di guardare qua e là come si fa di solito, mi sta quasi fis­sando, segue tutte le mie manovre e con un dito si accarezza l’anello della mano sinistra. Ha due belle gambe, scoperte fin sopra al ginocchio, tiene i piedi un poco scostati l’uno dall’altro; non è rigidamente composta. Non posso rinunciare a osservarla. Sotto la giacca, aperta, ha una maglietta con la scollatura molto larga, circo­lare, e con un pic­colo ricamo che scende al centro, fra i seni; il corpo appare morbido nonostante la ri­gidità dei sedili, con un viso ovale e poco truccato.
Ha girato la testa, ma con gli oc­chi mi sta ancora guardando, ne sono sicuro. La guardo anch’io, in viso, la voglio mettere in difficoltà, mi pare troppo sicura di sè. Se ne è accorta e ora anche lei mi guarda diret­tamente negli occhi. Io li di­stolgo quasi subito, devo pensare a cosa fare. Rimane immobile, con la bocca socchiusa. Non ha le labbra truccate, tuttavia sono lucenti e un poco imbronciate; lo sguardo non è sfuggente: lo posa lentamente sulle persone fermandosi un mo­mento per poi girarlo su qualcosa d’altro. Non perdo un solo gesto: ho notato la sua mano appoggiata sulla gamba, vicino all’inguine. La gonna di stoffa leggera, le si stampa sulle forme rotonde del corpo, e le dita della mano sono immerse in una piega della stoffa che si insinua fra le cosce. Non mi toglie più gli occhi di dosso, cosa faccio? Continuo a guardarla anch’io, cercando di resistere alla tentazione di abbassare lo sguardo: lei è molto sicura, inclina un poco la testa e mi scruta disinvolta, forse è abituata agli uomini che la guar­dano sottomessi. Io voglio es­sere diverso, perciò insisto quasi ag­gressivo e la guardo come per dire “E allora? Cosa vuole?”. Forse la sorprendo un poco: se c’è uno che vuole qualcosa, dei due, quello sono io… Mi faccio forza e molto lentamente scendo con gli occhi alla sua mano accostata all’inguine; mi fermo per un poco e, quando vedo che muove le dita, rialzo all’improvviso gli occhi, e scopro che anche lei li aveva abbas­sati: mi stava seguendo con lo sguardo, e si è accorta della posizione am­bigua della mano, ma non la toglie. E’ troppo espli­cita, mi sento più forte e mi sposto leggermente in avanti col busto per fis­sarla più da vicino e con intenzione. Lei non si sottrae e aspetta; forse pensa che le dirò qualcosa, ma io taccio e continuo a fissarle gli occhi che ormai tiene quasi spalancati per lo sforzo.
Mi sono appoggiato meglio allo schienale e cerco di rilassarmi con­tinuando a pensare al suo corpo. La spoglio con lo sguardo, mi inumidisco le labbra e con­tinuo a guardarla con molta determina­zione. Lei si volta come per cercare la porta dell’uscita. Ma non si muove; vo­lutamente allungo di qualche centimetro la posizione del mio piede e lo porto a fianco del suo, verso l’esterno; se vuole passare lo dovrà superare o chie­dermi di spostarlo. Si muove per alzarsi e mi guarda come per chiedere di spostare il piede, io la precedo e mi alzo subito, fermandomi a fianco del suo sedile. C’è un po’ di ressa e quando lei deve passare si ritrova molto vicino a me, ma non si gira dandomi le spalle, solleva invece gli occhi e me li incolla in faccia, fermandosi per un mo­mento quando ci troviamo pressati l’uno all’altra. Io non mi muovo e sento il calore e la morbidezza delle sue forme. Non sorride, ma non è sco­stante, sembra sfidarmi; mi piace molto, ma non le dico nulla. Lei si gira e se ne va. C’è gente, lei si è avvicinata alla porta di uscita, poco più avanti. L’ho raggiunta e mi sono fermato alle sue spalle, molto vi­cino, ma senza toccarla. Come ci si sente osservati da qualcuno che non vediamo, ma sappiamo che c’è, così lei deve aver percepito la mia presenza e si è girata lentamente, con la testa, per guardare. Alla prima brusca frenata dell’autobus, che ci ha sbilanciati… con un braccio l’ho sorretta, prendendola leggermente per la vita, lei mi ha guardato un momento e ha sussurrato “Grazie”. Poi mi ha girato di nuovo le spalle.
Quando è scesa l’ho seguita. In silenzio ci siamo avviati lungo un viale alberato, con molte foglie ingiallite a terra, l’aria tiepida e, all’orizzonte, un tramonto suggestivo.
Dovevo scendere in Piazza delle Medaglie D’oro­­, alla stazione dei treni… sarà per un’altra volta.

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  1. Doran Ashling
    Originalità

    Coinvolgimento

    Stile

    Intrigante, coinvolgente! Incipit davvero ben fatto, ma ora deve pubblicare il seguito!
    Non vedo l’ora di leggere cosa accadde dopo…

    6 anni fa
  2. Cinzia
    Originalità

    Coinvolgimento

    Stile

    …. e prendo anche il 36!??

    6 anni fa

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