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Mousse al cioccolato sotto i portici

Mousse al cioccolato sotto i portici

Via dell'Indipendenza
Bologna
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Mousse al cioccolato sotto i portici

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E’ la prima neve della stagione, in poche ore la città viene sommersa da un fitto turbinare di fiocchi bianchi. Il traffico è limitato a qualche auto isolata, i rumori sono ovattati e spenti; la luce, diffusa ma senza riflessi, illumina ogni angolo, le ombre sembrano scomparse e il silenzio domina su tutto. Un uomo, sotto l’arcata di un portico, si alza il bavero del cappotto, e guarda lo spettacolo così conosciuto ma sempre tanto suggestivo. Sta aspettando l’amico che tenta di parcheggiare la macchina al­ di là della strada. Alle sue spalle la porta d’ingresso di un piano bar si apre e il suono di una canzone strimpellata al pianoforte lo aggiungere. La riconosce, un poco allegra ma anche languorosa; le note si susseguono dondolanti come la neve che sembra non posarsi mai a terra. Il suono del pianoforte gli ricorda i vecchi organini a manovella di tanti anni prima e lo riporta indietro nel tempo, di quando ascoltò quella musica per la prima volta. Anche allora in una notte con tanta neve e lui che accompa­gnava una giovanissima amica at­traverso Bologna deserta, si­lenziosa e piena di luce.
L’uomo si scuote, turbato da quel momento ma­gico; l’amico, che lo ha appena raggiunto, lo invita ad entrare nel locale dove incon­treranno alcune persone che li stanno aspettando.
Entrano; l’ambiente, un poco fumoso e vecchio stile, è gradevole, ma lui si sente fuori dalla realtà degli altri, inconsapevoli della sua avventura in un tempo che non è il loro.
L’uomo si siede al tavolo con gli amici, ma non riesce ad uscire com­pleta­mente dal proprio ricordo; compie uno sforzo e guarda in viso, tutte le per­sone at­torno a lui. Si sofferma sul volto di una bella donna seduta quasi di fronte. E’ bella, ma so­prattutto é impe­gnata in un fitto dialogo con un vi­cino ed ha un’espressione molto in­tensa. Così occupata a parlare, è ri­masta con un cuc­chiaino in mano a mezz’aria, e lo agita qua e là. Ma poi si gira, soc­chiude gli oc­chi, avvicina con molta cura il cuc­chiaio alle labbra, per acco­gliere, nella bocca vo­gliosa, la sua por­zione di mousse al cioc­colato. Lui la guarda con molta curio­sità: porta un ma­glion­cino nero accol­lato e il viso can­dido ri­splende, incor­niciato dai capelli neri, raccolti casu­almente die­tro la nuca. Quando lei ria­pre gli occhi in­crocia quelli di lui un poco in­cantati, si rende conto del gesto vo­luttuoso di poco prima, e gli sorride compiaciuta. Poi prende dalla coppa sulla tavola un’altra cuc­chiaiata del dolce, lo porta alla bocca, sorri­dente e provocatrice. Lo guarda diritto negli occhi e sussurra con un tono ammiccante: “ E’…buooonaaa…”, quindi si rivolge di nuovo al vicino e ri­co­mincia il dialogo interrotto.
Di lì a poco si accende una piccola discussione tra gli amici della tavolata: vogliono convincere la giovane donna a fare qual­cosa. Vogliono spingerla ad ac­cettare l’invito del pianista che la chiama al pianoforte.
L’uomo si rabbuia un poco, teme che l’incanto della sua serata venga dis­solto. Pensa alla so­lita esibizione di una ra­gazza di buona volontà, ma senza le doti necessarie. Alla fine la convincono e la sospingono al piano che si trova in un angolo lì vicino. Lei si siede, si ferma per un momento con le mani sulla tastiera e molto leggermente con le dita ac­carezza i tasti. Poi comin­cia.
L’uomo, che si era girato per parlare con l’amico al suo fianco, si accorge su­bito, dal suono delle prime note, di qual­che magia che si sta verificando e si volta sorpreso per vedere chi suona. Ma è davvero lei! Il viso le si è trasfigu­rato, le vede gli occhi or­mai lon­tani alla ricerca delle note, che si snodano dolce­mente e propon­gono un tema che lui ha già rico­nosciuto. E’ un Preludio… forse Chopin, ne è certo, ed è anche si­curo che la donna lo sta svol­gendo in modo molto perso­nale. La vede che abbassa un poco di lato la testa, si piega leggermente in avanti e va a raccogliere, con una accurata scelta di toni, un prezioso fluire di note. Le propone a chi ascolta con apparente innocenza, ma suggeri­sce tutto ciò che ciascuno vuole proprio sentire in quel mo­mento. L’uomo ne è ammaliato, quella donna vo­lut­tuosa, che l’aveva pro­vocato con una cucchiaiata di mousse, sta trasfor­mando il pianobar af­fumicato in un luogo di ricercate suggestioni. Nella sala nessuno parla più, an­che gli sprovveduti sono presi nella rete della musica, di­stesa con tanta abilità dalla esecu­trice, che si impadronisce così dei sen­timenti di tutti. Con il suono mo­dulato di alcuni ac­cordi un poco sotto­tono, un vago senso di turbamento, che si in­tui­sce nel tocco esitante, ma voluto, lei raggiuge le intime nostalgie dell’uomo al suo tavolo che, sopraffatto, si lascia prendere totalmente dalla commozione. Poi, con alcuni fraseggi appena sfumati e sospesi, che sembrano al­lontanarsi nel tempo, lei chiude, abbandonando ognuno al pro­prio de­stino, la fonte magica dei suoni.
Dopo un poco si gira len­tamente, con un sor­riso complice e malizioso, volgendosi a lui, che la sta guardando con oc­chi increduli, lucidi e sperduti.

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  1. maria pia gambini
    Originalità

    Coinvolgimento

    Stile

    Grande atmosfera, incontri casuali che rimarranno nel cuore, come istanti sospesi.

    5 anni fa
  2. LA FLAVIA
    Originalità

    Coinvolgimento

    Stile

    Un crescendo.

    3 anni fa

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